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20/09/2014 06:00:00

Marsala. Processo "sesso e ricatti". La difesa: "Nessuna minaccia"

"Non vi fu minaccia. Dunque, nessun tentativo di estorsione’’. E’ quanto ha affermato, in sintesi, l’avvocato Giada Traina, difensore del 30enne bagherese Gaspare Richichi, nel corso della sua arringa nel processo per i presunti ricatti ai vip che sarebbero citati nella bozza del libro autobiografico della sexystar Lea Di Leo (vero nome Sonia Faccio). Lo scorso 1 luglio, la condanna a due anni di carcere ciascuno è stata invocata dal pm Giulia D’Alessandro per il 38enne marsalese Giuseppe Aleci, presidente e direttore commerciale della ‘’Imart Edizioni’’, e per Richichi, direttore editoriale della stessa casa editrice. Entrambi sono imputati, davanti al giudice monocratico Roberto Riggio, con l’accusa di tentata estorsione. Aleci e Richichi sono accusati di aver tentato di estorcere denaro ad alcuni personaggi famosi del mondo dello sport e dello spettacolo che sarebbero stati clienti o conoscenti della Di Leo. A costoro sarebbero state chieste somme di denaro (da 10 a 40 mila euro) per depennare i loro nomi e gli imbarazzanti particolari dei rapporti sessuali dal libro autobiografico scritto dalla Di Leo che la ‘’Imart’’ avrebbe dovuto stampare. Input per l’inchiesta, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura di Marsala, fu un servizio del programma televisivo di Italia1 ‘’Le Iene’’. Parti lese individuate dagli inquirenti sono state l’attore Matteo Branciamore, noto per il telefilm ‘’I Cesaroni’’, l’unico a costituirsi parte civile e il cui legale ha chiesto un risarcimento danni provvisionale di 20 mila euro, l’autore-regista di ‘’Mediaset’’ Giorgio John Squarcia (‘’Scherzi a parte’’), il rugbista Denis Dallan (Isola dei Famosi) e i calciatori Reginaldo, Fabio Galante e Francesco Battaglia. Nel corso del processo, Lea Di Leo ha confermato che tra le personalità citate nella bozza del suo libro, mai pubblicato, figurava anche l’ex vice ministro dell’Economia Mario Baldassarre. Alla prossima udienza, il 30 settembre, terrà la sua arringa l’avvocato Alessandro Casano, difensore di Aleci. Poi, potrebbe essere emessa la sentenza.

Crollo ponteggio Vincenzo Florio. Il perito: "Non era sicuro"
"Il ponteggio non era ben puntellato. Era ancorato solo in quattro punti, anziché dieci. Il piano di sicurezza diceva di vietare l’avvicinamento di persone, ma questo non è stato riscontrato’’. E’ quanto ha dichiarato Francesco Vallone, tecnico per la sicurezza dell’Asp, nel processo, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, per disastro colposo e lesioni personali gravissime e permanenti, vede imputati Marcello Lombardo, di 31 anni, responsabile di cantiere su incarico dell’impresa ‘’Gam Costruzioni’’, e Giuseppe Maurizio Angileri, di 39, dipendente della ‘’Duca di Salaparuta’’, coordinatore della sicurezza del cantiere. Il procedimento è quello avviato a seguito del crollo addosso a uno scooterista in transito di una parte del muro di cinta dello stabilimento vinicolo Florio e dell’impalcatura metallica che vi era stata installata. Sotto le macerie, la mattina del 15 luglio 2010, rimase il 58enne Vincenzo Pipitone, insegnante tecnico-pratico dell’Itc ‘’Garibaldi’’. L’uomo riuscì a sopravvivere, ma è rimasto sulla sedia a rotelle. Nell’ultima udienza è stato ascoltato anche l’appuntato scelto dei carabinieri Vincenzo Di Girolamo. ‘’Abbiamo effettuato i rilievi – ha detto il teste - come se fosse un sinistro stradale. Abbiamo appurato che era caduto un muro forse per le vibrazioni. Sotto le macerie c’era ancora il signor Vincenzo Pipitone. Era tra lo scooter e i detriti. Ho identificato i soggetti, con rilievi tecnici, fotografici e le generalità degli operai. Abbiamo rilevato l’impalcatura a terra, i segnali di pericolo, la larghezza della strada. Il muro crollato si trovava al primo piano, sopra il muro di cinta, a circa tre metri. Sul posto c’era anche una squadra dei vigili del fuoco’’. Il vigile urbano Antonino Mortillaro ha, invece, spiegato che il dissequestro dell’area del cantiere avvenne il 16 ottobre 2010. In fase di udienza preliminare, decise di patteggiare la pena (condanna a un anno e due mesi di reclusione con pena sospesa), il 42enne Stefano Gioacchino Catalano, sub-appaltante e manovratore della pala meccanica con cui si stava procedendo alla demolizione di parti interne attigue al muro crollato sulla strada. Intanto, sul piano economico, a pagare per quanto accaduto potrebbe essere anche la ‘’Duca di Salaparuta’’, che su richiesta del legale della vittima è stata dichiarata ‘’responsabile civile’’ dal gup Annalisa Amato. La prossima udienza del processo a Lombardo e Angileri si terrà il 12 gennaio.