Continuano le ricerche di Daniele e Pietro Di Marco, i due fratelli dispersi nel naufragio del 23 settembre scorso al largo di Petrosino.
Del dispositivo di ricerca attuato dalla Direzione Marittima di Palermo, e poi dalla Capitaneria di porto di Mazara del Vallo, a cui sono state delegate in un secondo momento le funzioni di coordinamento delle attività, è stata informata la Prefettura di Trapani. Notizia è stata data anche alla Procura della Repubblica di Marsala, sotto la cui direzione si stanno svolgendo le verifiche al fine di meglio comprendere le cause che hanno portato al naufragio della barca “Tre Fratelli”. Contestualmente alle indagini giudiziarie, l’Ufficio Circondariale Marittimo di Marsala, sta conducendo l’ inchiesta tecnico-amministrativa (la cosiddetta “inchiesta sommaria” prevista dal Codice della Navigazione). Negli scorsi giorni sono state allertate dalla Capitaneria di porto di Mazara del Vallo le locali confederazioni armatoriali della pesca e le associazioni diportistiche affinché a bordo delle unità dei propri associati, in navigazione nello Stretto di Sicilia, sia predisposto un adeguato servizio di vedetta al fine di individuare l’eventuale presenza dei corpi dei due naufraghi. In ogni caso, nei compiti assegnati quotidianamente alle motovedette in servizio SAR e polizia marittima, rientra sempre e comunque con carattere di priorità la ricerca dei corpi dei due dispersi.
La tragedia ha fortemente scosso la comunità di Mazara Del Vallo. A oltre ai due fratelli c'erano due amici, gli unici sopravvissuti, e il padre, Vito Di Marco. Solo il suo corpo è stato recuperato e i funerali, pagati dall'Amministrazione Comunale, si sono tenuti pochi giorni dopo la tragedia.
I Di Marco non erano pescatori professionisti ed è stata, forse, proprio la loro inesperienza a causare il naufragio. Erano giunti sul banco di pesca, denominato “Giardinello” di buon ora e attendevano che giungesse l’ora migliore (le 2:00) per dare di inizio alla battuta di pesca, quando Daniele, il più giovane non stava bene, accusava mal di mare. Suo fratello nel tentativo di aiutarlo voleva girare la barca e tira su “l’angamedru” (una sorta di rastrello con rete che serve a dragare il fondale per prendere i ricci, gamberetti o piccoli pesci), che impiegavano come una sorta di ancora per restare fermi. L’attrezzo non viene su, il verricello fa inclinare la barca su di un fianco. Vito Di Marco impugna un coltello e cerca di tagliare la corda, ma inciampa e finisce in acqua. I due fratelli Pietro e Daniele si sporgono dallo stesso lato per recuperarlo; la barca di inclina di più e il verricello fa il resto. Si capovolge e affonda subito.