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24/11/2014 12:45:00

E' un lavapiatti di Valderice l'autore dell'omicidio di Bose Uwadia,la prostituta Jennifer

Una madre di due figlie, uccisa per cinquanta euro.  Ad un anno di distanza, sembra essere stato risolto il caso dell'omocidio della prostituta nigeriana, strangolata lo scorso Natale. All’alba di oggi  i Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani hanno tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Trapani su richiesta della Procura della Repubblica, Alessandro Bulgarella , 37enne, lavapiatti incensurato di Valderice, con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio di Bose Uwadia.

La trentottenne cittadina nigeriana, che viveva stabilmente a Palermo con il compagno ed era madre di due gemelli di 4 anni, di giorno svolgeva l’attività di parrucchiera nel capoluogo, mentre, da alcuni mesi, la sera raggiungeva Trapani con i mezzi pubblici e si prostituiva, fino all’alba, in Piazza Ciaccio Montalto nei pressi della stazione ferroviaria.

La mattina del 24 dicembre scorso la donna è stata rinvenuta cadavere nei pressi del cimitero di Custonaci, nella parte retrostante ad un chiosco di fiori, dai titolari della piccola attività commerciale. I rilievi eseguiti dai Carabinieri, unitamente al medico legale, hanno evidenziato come la donna sia stata prima colpita violentemente alla tempia e poi strangolata.

E’ iniziata allora un’incessante e complessa analisi sulle abitudini della Jennifer (questo il nome con cui era conosciuta a Trapani dai suoi clienti e dalle altre prostitute), ma soprattutto nei confronti dei clienti abituali e occasionali.

I Carabinieri hanno concentrato le indagini proprio sul mondo della prostituzione, convocando centinaia di persone, analizzando tabulati telefonici, svolgendo servizi di osservazione e pedinamento, fino a quando l’attenzione degli investigatori si è concentrata su BULGARELLA. Il giovane, seppur incensurato, è stato spesso controllato da Carabinieri in compagnia di prostitute o in luoghi da esse frequentati. Un altro dato ha attirato l’attenzione degli inquirenti: i tabulati hanno registrato un’unica conversazione telefonica tra Bose e il BULGARELLA risalente ai primi di dicembre del 2013. Seppur minimo, il dato è risultato importante poiché ha dimostrato una conoscenza diretta tra lui e la donna.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate nei confronti di BULGARELLA hanno poi confermato i sospetti dei Carabinieri. Convocato per essere sentito in qualità di persona informata sui fatti, avendo ricevuto indicazioni sui motivi dell’invito in caserma, ha manifestato subito un’enorme preoccupazione, registrata dalla microspie degli investigatori. Ha intuito, infatti, che la convocazione era da ricollegare all’omicidio della donna nigeriana e inconsapevolmente ha rivelato ai suoi amici particolari sull’omicidio mai resi noti agli organi di informazione e evidentemente conosciuti solo da chi era stato presente sul luogo dell’efferato reato.

Le indagini hanno addirittura permesso di accertare che  BULGARELLA fosse a conoscenza dell’identità della donna ancora prima che fosse identificata dai Carabinieri.

Ha cercato inoltre di condizionare la testimonianza dei suoi amici, anche loro convocati dai Carabinieri, e di congegnare un alibi, concordando preventivamente con alcuni la versione da fornire agli inquirenti.

Innanzi anche al magistrato ha negato di conoscere Jennifer, mentre le indagini avevano già acclarato che ne era cliente occasionale e che alcune volte si era prestato, in cambio di denaro o di prestazioni sessuali gratuite, ad accompagnarla con la sua auto a Palermo.

BULGARELLA, sempre più pressato dagli inquirenti, che  gli avevano evidenziato le contraddizioni in cui era caduto, nel corso di un colloquio in auto, si è lasciato sfuggire, al culmine della disperazione, un’espressione dall’inequivocabile valore confessorio della propria responsabilità e che ha consentito di far comprendere che l’omicidio era la tragica conclusione di una rapina ai danni di Jennifer. In particolare lo stesso, intercettato in auto, augurandosi di non essere più convocato dagli inquirenti, ha espresso tutto il suo rammarico per essere stato coinvolto in un crimine così grave avendo guadagnato solo una piccola somma di denaro “speriamo il signore no… tutto… per 50 euro”.

I gravi e concordanti indizi di reità raccolti dalla Procura della Repubblica e dai Carabinieri hanno quindi determinato il provvedimento cautelare da parte del GIP del Tribunale di Trapani. Sono ancora in corso ulteriori e mirate indagini su un presunto complice.

L’arrestato è stato tradotto presso il carcere “San Giuliano” di Trapani a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.