Lesioni personali gravissime è il reato contestato ad un appuntato della Guardia di finanza, il 40enne mazarese Biagio Foderà, sotto processo, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, con l’accusa di avere picchiato la moglie, Antonia Castelli, che però afferma di essersi fatta male accidentalmente. Ma cambiando versione sulla dinamica. Al Pronto soccorso dell’ospedale di Mazara, dove il 12 gennaio 2010 arrivò con la milza spappolata, raccontò infatti di essere caduta sul terrazzo di casa mentre stendeva i panni. Ma poi al pm che la interrogava disse di essere caduta dalle scale. Aggiungendo che in quel momento il marito non era in casa e di averlo visto solo dopo l’intervento chirurgico. Affermazione, però, secondo l’accusa, smentita da due testi. A ribadire agli inquirenti coordinati dal procuratore Alberto Di Pisa la tesi dell’accidentalità anche i familiari (genitori e fratelli) di Antonia Castelli. Dichiarazioni, però, che non hanno convinto gli inquirenti. Per questo, furono disposte intercettazioni sulle utenze di diversi componenti della famiglia. E da queste sembra emergere un’altra verità. Dai dialoghi ascoltati, infatti, gli investigatori hanno tratto la convinzione che a provocare quelle gravi lesioni alla donna sarebbe stato il marito. Per gelosia. La Castelli avrebbe confessato al marito una passione per un altro uomo, anche se con questo l’avrebbe tradito solo ‘’con il pensiero’’. Biagio Foderà fu, poi, rinviato a giudizio. Adesso, in Tribunale, a spiegare l’iter dell’indagine, rispondendo alle domande del pm Giulia D’Alessandro, è stato il luogotenente Antonio Lubrano, capo della sezione di pg della Guardia di Finanza della Procura di Marsala, a cui Di Pisa ha affidato l’indagine (in un primo tempo, questa era stata condotta, senza apprezzabili risultati, dal nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle di Trapani). Lubrano ha illustrato l’evoluzione dell’inchiesta e spiegato cosa è emerso dalle intercettazioni disposte sui diversi componenti del nucleo familiare, due dei quali rinviati a giudizio per favoreggiamento. E quello che stupisce di più è che a cercare di proteggere il Foderà, secondo l’accusa, siano stati proprio i familiari della Castelli. Pare, per evitare ai figli le traumatiche conseguenze di una eventuale separazione dei genitori. I parenti, insomma, avrebbero cercato di porre un velo sulla vicenda per ‘’proteggere’’ i due figli della coppia. Un comportamento omertoso, il loro, che secondo gli inquirenti è contraddetto proprio dalle conversazioni telefoniche. Riferendosi a Foderà, infatti, Vincenzo Castelli, fratello di Antonia, dice: ‘’Lui si deve vergognare di portare la divisa’’, mentre l’altro fratello, Antonino, afferma che ‘’lo ammazzerebbe’’. Poi, una serie di telefonate per concordare la versione da fornire agli inquirenti. Il padre della donna, inoltre, proprio per evitare di essere intercettato, si sarebbe recato al nord Italia, dove vivevano altri familiari, per concordare con loro la versione da fornire a chi stava investigando sul caso. I genitori avrebbero detto ai figli: ‘’Negate tutto’’. A far scattare l’inchiesta fu un esposto anonimo. Dopo Lubrano, in aula è stata ascoltata la presunta vittima, che ancora una volta, in poche battute, ha ribadito l’accidentalità della sua caduta e delle lesioni riportate.