Gli esami tossicologici, eseguiti sul bambino di 5 anni, morto durante il sonno lo scorso 14 luglio ad Alcamo, hanno confermato che il decesso è avvenuto per un'overdose di amitriptilina.
La molecola è contenuta in un farmaco antidepressivo, dello stesso tipo usato dalla madre (nome commerciale Laroxyl) Aminta Altamirano Guerrero, 33 anni, messicana, arrestata poche ore dopo il decesso del figlio, con l'accusa di omicidio volontario.
La donna è attualmente in carcere: il Tribunale del riesame, infatti, ha respinto la richiesta di annullamento della custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura di Trapani. Ancora oscuro il movente dell'omicidio.
La donna, da un paio di anni separata dal marito (il padre del bambino) soffre di crisi depressive.Si pensava che il piccolo, di 5 anni, avesse ingerito le medicine di nascosto. Poi la svolta nelle indagini. Aminta voleva morire con suo figlio. Vinta dalla depressione, la donna messicana di 33 anni rimasta ad Alcamo dopo la separazione dal marito emigrato in Germania, aveva affidato ad una lettera trovata in casa dagli investigatori della polizia le sue intenzioni.
L'esame autoptico ha fugato ogni dubbio confermando che la morte di Lorenz è per la somministrazione in dosi elevate di gocce di Laroxyl, il farmaco assunto dalla madre.
"La tesi della Procura della Repubblica di Trapani è affrettata" ribattono gli avvocati Baldassare Lauria e Caterina Gruppuso, difensori di Aminta Altamirano Guerreno. "Le conclusioni del prof. Paolo Procaccianti, che ha eseguito l'autopsia sul corpo del piccolo Lorenz - precisano i legali - suffragano soltanto ed esclusivamente la causa della morte, overdose da amitriptilina per assunzione, in dose elevate, di Laraxyl". "Stiamo conducendo - anticipano Lauria e Gruppuso - indagini che portano in un'altra direzione, che esclude la responsabilità, quantomeno per dolo, della nostra assistita. In ogni caso va detto che al momento del fatto la signora Altamirano Guerrero era in una condizione di profonda prostrazione psicofisica dovuta allo stato di solitudine, al senso di abbandono del proprio compagno e della famiglia. I nostri consulenti ne stanno verificando lo stato di salute mentale e, all'esito dell'esame, valuteremo gli atti consequenziali".
"Respingiamo con forza - concludono gli avvocati Lauria e Gruppuso - il giudizio affrettato di colpevolezza su una storia ancora tutta da scrivere, fatta di emarginazione sociale ed esclusione su cui la società e non solo dovrebbe interrogarsi. L'imminente processo ci vedrà pronti a sostenere le ragioni di difesa della nostra cliente".
Maurizio Macaluso