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11/12/2014 18:20:00

Il legale di Riina: "Il mio assistito sta malissimo"

 Totò Riina sta malissimo, lo afferma il legale del boss, Luca Cianferoni. Al termine dell'udienza per il processo sulla strage del rapido 904 Napoli-Milano del 23 dicembre 1984, in cui il boss è imputato come mandante della strage in cui morirono 16 persone, l'avvocato ha dichiarato: "Il mio assistito Totò Riina sta malissimo e a giorni faremo un'iniziativa per la sua salute" ma non ha dato altri dettagli.

"E' urgente occuparsi della sua salute" ha poi aggiunto telefonicamente, una volta lasciata l'aula per altri impegni professionali. Riina, detenuto nel carcere di Parma, ha avuto due infarti, inoltre è affetto da una forma di Parkinson e ha problemi al fegato. Per questo nei prossimi giorni Cianferoni, farà una specifica istanza al tribunale di sorveglianza di Bologna.

Ad ogni modo Riina ha assistito in video-collegamento a tutta l'udienza e alla fine si è potuto vedere dai monitor che si è alzato da solo, senza essere aiutato, per allontanarsi dalla stanza dov'era e tornare in cella. Inoltre, quando ci sono stati problemi di audio li ha segnalati al difensore in aula per farli risolvere così da comprendere bene cosa veniva detto, tanto che il presidente della Corte d'assise Ettore Nicotra ha fatto sospendere l'udienza per il tempo necessario.
Il processo ha affrontato la questione dell'esplosivo usato nell'attentato al treno Napoli-Milano. Secondo un consulente del pm, l'esperto esplosivista Giulio Vadalà, ora in pensione ma già dirigente di polizia scientifica, in base ad analisi chimiche per l'ordigno sul Rapido 904 fu usato «lo stesso esplosivo della strage di via D'Amelio» in cui morì il giudice Paolo Borsellino con la scorta, cioè con le stesse percentuali di composizione chimica, e «ci sono analogie riguardo ai materiali con la strage di Capaci e le stragi del 1993 a Roma, Milano e Firenze», nonché con i falliti attentati all'Addaura e allo stadio Olimpico di Roma. In particolare, ha spiegato il consulente, rispetto alla strage del treno 904, in tutti gli attentati di mafia del 1992 e 1993, avvenuti e falliti, ricorrono gli stessi materiali: nitroglicerina, tritolo e Semtex, un particolare mix esplosivo composto da T4 e pentrite, di produzione cecoslovacca e di cui era vietata l'importazione in Italia.
Le analisi hanno riguardato i residui repertati nel luogo dell'attentato al treno 904 e i materiali sequestrati in depositi e arsenali della mafia. A questo proposito il consulente Vadalà ha fatto riferimento ai sequestri del 1985 a Poggio San Lorenzo (Rieti) e in un appartamento a Roma, depositi entrambi nella disponibilità di Pippo Calò, mafioso già condannato in via definitiva per la strage del treno Napoli-Milano in concorso con altri due mafiosi.