Il Museo Agostino Pepoli di Trapani compie 100 anni. E in questi giorni è stata inaugurata anche una mostra che ripercorre la storia del museo. Luigi Biondo, architetto e direttore del Pepoli, c’era tanta gente?
Sì, e la cosa mi ha fatto molto piacere. E’ bello che ci sia attenzione verso questi beni.
La mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio. Un traguardo importante per il Pepoli che con un regio decreto viene eletto nel 1909 come ente morale. Il Museo Pepoli ha aumentato i visitatori nell’ultimo anno.
E’ un piccolissimo record di cui vado molto fiero. Una soddisfazione che divido con i custodi, i collaboratori e i lavoratori del museo. Il tema della mostra è il lavoro quotidiano che si è fatto per raggiungere risultati come questi e per arrivare a 100 anni di vita.
Di recente ha partecipato al convegno “Turisti per cosa?” e ha raccontato una serie di difficoltà che ci sono al Pepoli. Ad esempio che al museo si accede da un giardino che in realtà è del Comune di Trapani, e che alle 17 chiude. Che succede dopo quell’ora?
La frammentarietà della proprietà pubblica porta degli inconvenienti. Noi dividiamo la proprietà con il Ministero dell’Interno, che detiene la Chiesa dell’Annunziata, e col Comune di Trapani. Non siamo riusciti ancora a coordinarci col Comune di Trapani. Allora la scarsità di mezzi che hanno anche loro ci porta a chiudere questo ingresso alle 17 e ad aprire una porticina in una via secondaria che non a tutti è conosciuta. E’ un bel problema che dobbiamo risolvere prima o poi.
Un altro problema, paradossale, è che non potete vendere i depliant del Museo.
La Regione siciliana si è dotata di una legge sui servizi aggiuntivi che non ci permette di fare attività economiche “extra” se non con società esterne. Ecco da 4 anni la Regione porta avanti un bando per la gestione di questi servizi ma non ci sono ad oggi società che li svolgono.
Quando si parla di servizi aggiuntivi viene in mente Novamusa, la società che gestiva la biglietteria di molti siti archeologici siciliani e che ha truffato la Regione per 19 milioni di euro. A Segesta ci sono stati di recente alcuni furti dei cassieri dell’area archeologica e hanno dotato il parco di bancomat per sicurezza. Al Pepoli è arrivato?
Non ancora, abbiamo attivato tutte le procedure ma la Regione ha temporaneamente bloccato. Abbiamo fatto tutte le carte e tutte le procedure. Sarebbe una buona cosa e permetterebbe una maggiore sicurezza per il museo.
La vita di un direttore di museo si sta facendo dura. Quasi da burocrate e sempre imbrigliato nei mille lacci della burocrazia. Le guide non si possono vendere, la porta principale che ricade in territorio comunale e ad un certo orario chiude, il bancomat non arriva. Poi la notizia che fa scandalo è che la domenica non si può aprire perchè sono finiti i soldi per gli straordinari. Al Pepoli, ad esempio, da maggio a settembre non c’erano i soldi per pulire i bagni. Come avete fatto?
E’ stata una battaglia, iniziata all’inizio del 2014, quando l’allora assessore Sgarlata ci aveva convocato e aveva diffuso dei dati abbastanza allarmanti sulla quantità dei custodi a mio avviso sproporzionata nella distrubizione privilegiando i grossi centri come Palermo e Catania. Trapani però vanta il record di avere grandi aree archeologiche e preziosi musei come il Pepoli e aveva ben poco come lavoratori. Ma si è polemizzato sulle aperture e chiusure. Credo che ci si debba concentrare sulla qualità, non sulla quantità. Non credo ci sia bisogno di giorni continui di apertura perchè i costi sono elevati. Ma concentrarsi su una fruizione di qualità. Questo ho sempre chiesto al personale del mio museo e agli organi centrali. Dall’inizio dell’anno ho sempre aperto la domenica.
6.300 mq di superficie, 6.000 euro l’anno per la manutenzione per il Museo Pepoli.
Sembra un’elemosina. Il dato allarmante è che il bilancio dei beni culturali in Sicilia è passato da 500 milioni di euro a 10 milioni. O si investe e ci si crede nei beni culturali o si pensa ad altro.
Altra polemica è quella sul Museo del Satiro, quella sui 25 custodi e che la domenica non apre. Il sindaco Nicola Cristaldi si è infuriato. Ha proposto di affidare la gestione al Comune. Sgarbi ha detto che il Satiro è meglio averlo in giro per il mondo piuttosto che chiuso a Mazara. Secondo lei è una polemica strumentale?
Dai dati in mio possesso, il Satiro è l’unico museo che ha il giusto numero di dipendenti, ha sempre aperto la domenica. C’è in discussione una legge alla Regione che vuole togliere la percentuale degli incassi dei biglietti ai Comuni. Forse Cristaldi è arrabbiato per questo. E si è ribellato.