D'Alì non può permettersi di gestire il partito di Forza Italia come se fosse un satrapo. L'Emilia è lontana alcune centinaia di chilometri ma quanto il partito di Forza Italia ha dovuto registrare in quella regione appena un mese fa, non è dissimile da quello che potrebbe accadere in Sicilia ed in provincia di Trapani se si dovesse continuare a gestire il partito in modo tale da allontanarne le forze più vive e più dinamiche della società per garantire i soliti noti.
Non è circondandosi dei suoi fedelissimi ed allontanando gli altri che D'Alì potrà risollevare le sorti di Forza Italia per portarla a competere con le altre formazioni politiche e soprattutto con la sinistra ruffiana di Renzi.
Attendevamo dal senatore Antonio D'Alì, dopo il suo ritorno in Forza Italia e dopo la sua esperienza nel Nuovo Centro Destra accanto ad Angelino Alfano che ha deciso di fare da sgabello al Pd di Renzi (Governo che solo oggi il Sen. critica), un rigurgito di orgoglio, un richiamo ai valori che vide Forza Italia motore di una rivoluzione liberale rimasta però lettera morta anche a causa di una classe dirigente che ha gestito il partito in maniera padronale. Attendevamo dal senatore D'Alì un segnale di democrazia interna. Non è avvenuto e non poteva essere diversamente considerata anche la matrice della sua nomina, giunta con la benedizione del senatore Vincenzo Gibiino, in palese contraddizione con le norma statutarie come giustamente contestato autorevolmente anche dall'on. Saverio Romano per casi analoghi accaduti nella Sicilia Orientale.
Il senatore D'Alì perpetuando un vizio d'origine, senza consultare la base, anzi volutamente ignorandone quella parte che rappresenta altre aree, altri interessi legittimi, altri metodi di esprimere la politica, ha invece preferito il suo solito vecchio ed ormai superato modo di operare: nominare chi non mette in discussione la sua linea. Lo ha fatto fino ad un paio di giorni fa nominando ancora altri coordinatori comunali senza però essere legittimamente investito da una elezione congressuale, ribadisco, in aperta e palese violazione dello statuto del partito. Per quel che mi riguarda le nomine di D'Alì senza alcun valore statutario e nessuna legittimazione politica, non valgono !!
Ha ragione Raffaele Fitto quando invoca il «superamento del metodo delle nomine e delle cooptazioni». Questa la ragione per la quale, all'indomani della mia indicazione a coordinatore di collegio, annunciai che il mio ruolo si sarebbe limitato solo a portare i diversi circoli e le strutture di partito comunali a congresso, ecco perché pur lusingato della nomina avvertii il bisogno di spiegare che questo passaggio pure obbligato doveva essere limitato nel tempo. Spero che gli iscritti di Forza Italia ed i simpatizzanti ricordino quella nota superata dalla clamorosa retromarcia di Gibiino con il ritorno a vecchi schemi e vecchi metodi.
Io sto con Fitto, lo dico chiaramente ed apertamente, perché a Trapani come a livello nazionale, come in ogni luogo in cui è necessario rifondare il partito è necessario azzerare tutte le nomine, per dare il via a una fase di vero rinnovamento. Presto l'on Fitto sarà a Trapani, lo aspettiamo dopo la pausa natalizia, per ampliare il dibattito politico locale che in maniera non dissimile da quanto accade a livello nazionale, ricerca nuove formule di rappresentanza interna al partito.
Invito D'Alì a dare un segnale di vera democrazia, non può ignorare che le indicazioni che ha dato e le nomine che ha fatto non sono condivise con molti attivisti e con tanti amministratori locali.
Si può accettare e comprendere che in forza della sua storia pregressa, benché proveniente dal NCD, al senatore D'Alì possa essere conferito un ruolo commissariale super partes; non è invece condivisibile che nomini chi vuole senza ascoltare nessuno della base. Un partito che chiede e stimola ripetutamente il tesseramento e che poi annuncia proroghe su proroghe procrastinando le consultazioni congressuali rischia di perdere ogni credibilità e legittimazione politica (l'ultimo “inderogabile termine” è stato postergato al 15 dicembre, poi un nuovo “ultimo inderogabile termine” al 31).
Anche in questi atteggiamenti stanno le ragioni del crollo di Forza Italia. Basta nomine dall'alto; basta liste bloccate e listini, basta con i congressi solo annunciati e mai celebrati.
che purtroppo D'Alì ha perpetuato quando invece poteva dare Il mio è un urlo di aperto dissenso. Non contro il senatore D'Alì, perché la politica non si fa contro qualcuno, ma piuttosto contro un metodo un segnale di rottura con il passato. Sono certo che tantissimi nel partito, anche molti che si sono allontanati, la pensano come me. Li invito a manifestare apertamente e democraticamente il loro dissenso.
Rifondiamo il partito su temi concreti che coinvolgano i cittadini e con vere regole di democrazia interna. In tanti sono disponibili all'impegno su queste basi.
Trapani, 21 dicembre 2014
IL CONSIGLIERE COMUNALE DI TRAPANI
Dott. Francesco Salone