Ha passato un capodanno in solitudine Francesco Romano, il trapanese ,secondo ufficiale di macchina, ultimo dei naufraghi della Norman Atlantic ad essere arrivato a terra, a Taranto, dopo un' ulteriore odissea di 25 ore di navigazione della ABY JEANNETTE cargo maltese che aveva recuperato la lancia di salvataggio. Ultimo degli ultimi. L'unico a festeggiare la notte di Capodanno solo in una stanza d'hotel, lontano dalla famiglia. Ha però contattato la famiglia, e il padre Giuseppe racconta: "Dalla sua testimonianza ho capito una cosa che nonostante le mille cazzate che ho sentito dai testimoni giustamente avvelenati, se in questa vicenda ci sono degli eroi si chiamano Francesco Romano, 2° ufficiale di macchina, Francesco Nardulli marinaio che hanno tempestivamente lanciato la scialuppa in mare consentendo il salvataggio di una cinquantina di persone in condizioni estreme e indescrivibili e il Comandante Argilio Giacomazzi che nella massima serietà e professionalità ha saputo porre in salvo 450 passeggeri e che adesso è sottoposto a una gogna mediatica ingiusta e ipocrita. E' vero la Marina Militare e l'Aeronautica hanno messo in campo mezzi e uomini straordinari riuscendo a mettere in sicurezza i naufraghi, ma mi chiedo come mai i 38 naufraghi sulla Aby Jeannette siano lasciati stare sulla nave facendo allungare di 25 ore la loro odissea sul mare quando sarebbe bastato mandare un elicottero a Manfredonia ed evacuarli in un'ora".
"Sono orgoglioso di mio figlio - aggiunge Romano - sono indignato però per come è stato trattato. Non avrei voluto un tappeto rosso per lui ma almeno qualcuno che gli desse conforto in queste ore difficili. Ciò non è accaduto".
LA VICENDA E GLI ERRORI. I magistrati della procura di Bari hanno firmato un decreto di sequestro con rogatoria internazionale che prevede il trasferimento del relitto del traghetto Norman Atlantic al porto di Brindisi. La decisione, arrivata mentre un’impresa contattata dall’armatore Carlo Visentini (titolare della Visemar) stava già trainando la nave verso Valona (in Albania), è la conferma ufficiale di come con il trascorrere delle ore siano emersi dettagli sempre più gravi sulle negligenze, sui ritardi e sulle omissioni che fanno da sfondo alla tragedia iniziata nella mattina di domenica scorsa. Al momento risultano formalmente indagati per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose sia il comandante Argilio Giacomazzi sia l’armatore Carlo Visentini, e la procura ha ravvisato la necessità di approfondire le indagini sulle carenze strutturali e sugli errori nella gestione dell’emergenza, che probabilmente hanno determinato un aumento del numero di vittime. Finora sono stati ritrovati 11 corpi (a cui si aggiungono i due marinai albanesi morti durante i tentativi di traino della nave), ma il bilancio definitivo potrebbe essere molto più grave perché non si sa ancora quanti clandestini fossero a bordo del traghetto. Sono state recuperate finora 438 persone (incluse le vittime), ma i passeggeri del Norman Atlantic forse erano addirittura 499, come riferito ieri dal procuratore Giuseppe Volpe. Altri corpi potrebbero essere ritrovati, secondo la procura, all’interno del relitto. Il provvedimento di sequestro afferma in particolare che il relitto dovrà rimanere a disposizione “per ricostruire l’esatta dinamica dell’incendio e dell’evacuazione non riuscita secondo quanto doveva essere previsto”, e pertanto dopo l’arrivo a Brindisi (pianificato per oggi e concordato con l’autorità giudiziaria di Tirana) si dovrà verificare il corretto funzionamento dei dispositivi di bordo. Per motivi ancora da stabilire, una parte delle scialuppe non ha funzionato e non è mai stata calata dall’imbarcazione, provocando enormi ritardi nella procedura di abbandono nave. Serviranno verifiche anche sui sistemi antincendio, dal momento che secondo le testimonianze le fiamme hanno raggiunto in fretta i ponti superiori della nave, molto più velocemente di quanto sarebbe dovuto accadere per un incendio partito dal garage. Agli eventuali problemi tecnici si aggiungono i dubbi sulla reale scansione temporale degli eventi, che probabilmente potrà essere ricostruita con l’aiuto delle foto e dei video raccolti dai passeggeri, ora posti sotto sequestro. Se finora non ci sono smentite sul fatto che l’incendio sia divampato nel garage alle 4:30 di domenica mattina, l’allarme che il comandante dice di aver mandato subito dopo potrebbe essere arrivato ben più tardi, o almeno i passeggeri potrebbero non essere stati avvisati di che cosa stesse accadendo a bordo. Molti naufraghi hanno infatti affermato di non aver udito alcuna sirena o segnale d’allarme, e altri sostengono di essere rimasti in cabina fino alle 5:20 prima di essere svegliati dal fumo e dal rumore. Al momento non ci sono ipotesi alternative rispetto a quella formulata poco dopo l’incidente, ossia che l’incendio sia partito dal garage dove erano stipati (almeno stando ai dati ufficiali di imbarco) 128 camion che in parte trasportavano olii, 90 auto, 2 autobus e una moto. Oltre a dover stabilire se il carico totale fosse adeguato alle caratteristiche tecniche dell’imbarcazione, resta da confermare la testimonianza di alcuni passeggeri secondo cui il tetto di alcuni camion sfiorava contro il soffitto del garage, provocando delle scintille che avrebbero potuto innescare il rogo. L’unica ipotesi alternativa, basata al momento solo su supposizioni, è che involontariamente uno dei clandestini nascosti nella stiva o nei camion abbia appiccato il fuoco. Secondo i legali che difenderanno i naufraghi, sarà necessario verificare non solo lo stato delle dotazioni di bordo, ma anche l’attività svolta dal Registro navale italiano (il Rina). L’ultima ispezione della nave, avvenuta a Patrasso 10 giorni prima dell’incidente, aveva abilitato il traghetto alla navigazione, pur riscontrando 6 problemi, incluso un malfunzionamento delle porte taglia fuoco e carenze nei sistemi di emergenza. I guasti, almeno secondo l’armatore, sarebbero stati in parte già risolti prima dell’incidente, e in ogni caso non sarebbero collegabili all’accaduto poiché riguardano una parte dell’imbarcazione lontana dal fulcro dell’incendio. Nel frattempo il comandante Argilio Giacomazzi è già stato interrogato per oltre cinque della capitaneria di porto di Bari, dove ha risposto a tutte le domande e ha affermato che le procedure di sicurezza sono state rispettate, incluso l’allarme che sarebbe scattato anche a bordo della nave “nei tempi e nei modi previsti”.