C'è anche il trapanese Francesco Romano, 29 anni, tra i quattro nuovi indagati per il naufragio della Norman Atlantic, dove prestava servizio come secondo ufficiale di macchina. L'inchiesta è condotta dalla magistratura barese. Tra gli indagati ci sono il legale rappresentante della società noleggiatrice della nave, la greca Anek Lines, e il 'supercargò Fantakis Pavlos, dipendente della stessa ditta. Si tratta della medesima agenzia di trasporto marittimo coinvolta da un incendio circa un mese fa. Il 30 novembre scorso, infatti, a 25 miglia da Brindisi, un rogo era divampato nella sala macchine dello Ierapetra L. diretto a Igoumenitsa. I membri dell'equipaggio riuscirono a spegnere l'incendio che si era sviluppato a bordo. Tra gli indagati c'è anche un altro membro dell'equipaggio della Norman Atlantic Luigi Iovine, 45enne napoletano, primo ufficiale di coperta.
"Sono molto amareggiato - commenta Romano - e rifarei quello che ho fatto". Il giovane trapanese è indagato per omicidio colposo e naufragio colposo, perchè ha calato la scialuppa di salvataggio senza aspettare l'ordine del comandante. "Ho la coscienza a posto - dice lui - e ho fatto quello che andava fatto per salvare delle vite".
Romano, intanto, racconta il dramma delle ore terribili del naufragio: "Un inferno. Pioveva, il vento era in tempesta, venivamo continuamente sbattuti sulla nave. Ho visto la morte con gli occhi". Il traghetto è andato a fuoco due domeniche fa durante il viaggio tra il porto greco di Igoumenista e quello di Ancona. Francesco Romano, salvato da un cargo maltese, ha potuto riabbracciare i suoi cari soltanto la sera di Capodanno, dopo che il giorno di S. Silvestro è stato ascoltato alla Capitaneria di porto di Taranto..
"A causa del mare in tempesta - racconta - la lancia era ingovernabile. Dopo un po' di tempo è arrivata a soccorrerci una nave. Quando ci ha puntato il proiettore addosso abbiamo messo il motore a "manetta" e abbiamo finito con lo schiantarci contro di essa. Non vedevamo nulla. Poi abbiamo iniziato le operazioni di sbarco dei passeggeri. L'operazione si è rivelata complicatissima per via del mare fortemente agitato. Venivamo sbattuti sulla nave e le cime si spezzavano. Dopo avere sbarcato una decina di persone le cime si sono spezzate e siamo finiti contro la poppa della nave. Nell'impatto, violentissimo, abbiamo perduto il motore. La lancia non si è più messa in moto e siamo rimasti circa 2 ore in balìa delle onde. La stessa nave nel tentativo di avvicinarsi ci ha presi in pieno. "Nel secondo sbarco tentato - conclude - sono sbarcate circa altre sei persone. Io sono rimasto sul tetto della lancia per aiutare come meglio potevo i passeggeri e ho rischiato molte volte di cadere in mare mantenendo più volte vicino un giovane che, invece, cercando erroneamente di ritornare sulla lancia è scivolato tra le onde dove ho visto finire anche un'altra signora. E' stato terribile".
"Sono orgoglioso di mio figlio - dice il padre, Giuseppe Romano - sono indignato però per come è stato trattato. Non avrei voluto un tappeto rosso per lui ma almeno qualcuno che gli desse conforto in queste ore difficili. Ciò non è accaduto".