Per Antonio Ignazio Correra i problemi giudiziari non sembrano finire mai. Anzi, aumentano. Adesso, infatti, è finito sotto processo anche per furto di energia elettrica. Il dibattimento è stato avviato davanti il giudice monocratico Matteo Giacalone. Secondo l’ipotesi d’accusa, nel 2010, Correra avrebbe rubato 2.074 Kwh su un’utenza di un immobile che aveva in affitto in corso Gramsci. Contestata anche l’aggravante della “violenza sulle cose”, in quanto, secondo gli inquirenti (indagine coordinata dal pm Anna Cecilia Sessa) avrebbe rimosso il sigillo che si trovava sul contatore. Ciò dopo la cessazione del contratto al precedente affittuario. Il 26 gennaio, intanto, dopo l’arringa dell’avvocato difensore Francesco Messina, il giudice Riccardo Alcamo potrebbe emettere la sentenza nel processo che vede Correra (in altro contesto giudiziario, presunta vittima di usura) accusato di una serie di truffe. Per lui, il pm Nicola Scalabrini ha già chiesto una condanna esemplare: 5 anni di carcere e 2 mila euro di multa. Tra le accuse contestate, anche l’appropriazione indebita e l’insolvenza fraudolenta. Ad essere gabbate, secondo l’accusa, ditte operanti nel settore dei fertilizzanti per l’agricoltura, aziende e commercianti (Vinicola San Giorgio, Kemia, Zolfindustria, Vitale Import-Export, Lo Porto, etc.). L’imputato è accusato di aver fatto ordini di acquisto falsi - verso società inesistenti o per imprenditori che poi smentivano di aver comprato la merce - e in alcuni casi di aver trattenuto denaro che i clienti dovevano versare ai fornitori, oppure merce ordinata e non pagata. “I fatti più gravi – ha detto il pm nella requisitoria - sono quelli in danno di Lo Porto. Eccezionali le dimensioni di questa truffa: circa 300 mila euro. Truffa ha determinato il fallimento della Lo Porto, il cui titolare ha dichiarato che Correra gli ha taciuto la circostanza che era soggetto ai benefici di cui gode chi è presunta vittima usura”. Proprio negli anni in cui avrebbe attuato le presunte truffe (2008-2009), il Correra ha denunciato e fatto arrestare dai carabinieri due persone che lui accusa di avergli prestato denaro a strozzo. Aver taciuto, però, tale circostanza a coloro con cui era in rapporto d’affari, per l’accusa, non è stato atteggiamento corretto. “Quello di Correra – ha affermato Scalabrini - è un silenzio malizioso ai fini di un raggiro. C’è stato un abuso del diritto. Correra ha strumentalizzato la sua veste di vittima di usura recando danno ad altri. Le truffe, raffinate e con meccanismo diabolico, superano gli 800 mila euro”. L’indagine è stata svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura.