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22/01/2015 06:50:00

Spese pazze all'Ars. Corte dei conti processa 7 politici. Si salva (per ora) Giulia Adamo

L’inchiesta sulle spese pazze dei gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana arriva a un primo step. E’ un’inchiesta biforcuta, da una parte la procura di Palermo che un anno fa ha aperto un fascicolo che riguarda 97 persone, tra cui 83 politici e 14 consulenti dei gruppi, per il reato ipotizzato di peculato. Dall’altra parte la corte dei conti, che ha aperto l’indagine contabile per appurare un eventuale danno erariale dalle condotte dei parlamentari della passata legislatura. L’inchiesta sulle spese pazze all’ars fece scalpore, con i politici che , secondo quanto raccolto nelle quasi 1.300 pagine dalla Guardia di finanza, si sarebbero fatti rimborsare con soldi pubblici ogni tipo di spesa giustificata come “di rappresentanza”. In mezzo però c’erano cene, regali, bollette della luce, prodotti chic, iPad, gelati, fumetti, rate dell’auto e tutta una serie di “cafonate”.
Adesso, ad un anno dalla deflagrazione dello scandalo rimborsopoli, l’indagine della corte dei conti ha portato alla citazione in giudizio per sette capigruppo dell’ars della scorsa legislatura. Secondo il materiale raccolto dalla procura della corte dei conti i sette politici dovranno rispondere di un danno erariale di circa due milioni di euro. La cifra più consistente viene contestata a Francesco Musotto, ex capogruppo dell’Mpa: 700 mila euro. E poi ci sono Antonello Cracolici (Pd) gli vengono contestate spese per 500 mila euro, Rudy Maira (Udc e Pid) per 400 mila, Innocenzo Leontini (Pdl) 110 mila euro, Titti Bufardeci (ex capogruppo di Grande Sud), 62 mila euro,Cataldo Fiorenza (Gruppo Misto), 31 mila euro e Cateno De Luca (Gruppo Misto), per 4 mila euro.
A Musotto viene contestato l’ammanco di 45 mila euro. Lui ha riferito di averli consegnati in una busta all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, che però ha negato tutto. Tra le spese contestate all’ex capogruppo degli autonomisti c’è anche un pranzo da 4.700 euro a Villa Aliata per sancire l’alleanza con il Pd nel sostegno al governo Lombardo. Altri 80 mila euro sarebbero serviti per la sede dell’Mpa di Palermo.
Tra i 500 mila euro contestati a Cracolici ci sono i 72 mila euro per pasti consumati nella buvette dell’Ars dai deputati del Partito democratico durante la passata legislatura. Nella lista delle spese ci sono anche prestiti personali ad esponenti del partito, come l’ex senatore Vladimiro Crisafulli, Gianni Parisi, Pippo Cipriani, serviti per pagare polizze assicurative e tasse. Cracolici, emerge sempre nell’inchiesta, avrebbe utilizzato i soldi del gruppo anche per pagare le bollette di luce, spazzatura, canone Rai, la gita della figlia, e per dare un tocco di romanticismo un mazzo di mimose da 15 euro.
Con soldi pubblici, l’ex capogruppo di Udc e Pid, Rudy Maira, avrebbe comprato in leasing quattro auto Audi A6 per un importo di 118 mila euro. Questa è una parte dei 407 mila euro che Maira deve giustificare. Poi ci sono gli stipendi extra che avrebbe pagato ai colleghi, spese telefoniche, e 200 euro dati alla chiesa di Sant’Eugenio Papa per celebrare cinque messe in suffragio per il padre dell’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio.
Titti Buffardeci deve giustificare spese per 62 mila euro. Tra queste ci sono pranzi e cene per la campagna elettorale. Anche Innocenzo Leontini, ex capogruppo Pdl, avrebbe usato i soldi del gruppo per l’auto. Dalla benzina, ai lavaggi, alle multe. Tutte, secondo i magistrati, pagate con i fondi del gruppo. A lui vengono contestate spese per 110 mila euro. Tra i 31 mila euro contestati a Cataldo Giorenza, ex gruppo misto, ci sono spese per abiti, gioielli, massaggi, cene, spese in supermercato, e giocattoli. Ci sono anche tre carte prepagate che si sarebbe fatto ricaricare per spese personali. Solo 4 mila euro deve giustificare alla Corte dei conti Cateno De Luca. Nella lista spiccano 40 agende donate a Natale e rimborsi benzina per più di 3 mila euro.
Tutte queste spese dovranno essere giustificate dai sette politici alla Corte dei conti a partire da giugno, quando comincerà il processo scaturito dopo l’indagine avviata dal Guido Carlino.
In questo filone non c’è Giulia Adamo, ex capogruppo di Pdl Sicilia e Udc. Le spese contestate all’ex sindaco di Marsala sono di circa 500 mila euro. Non dovrà comparire in giudizio davanti alla Corte dei conti, ma per lei rimane l’inchiesta della Procura di Palermo, per cui il reato ipotizzato è quello di peculato. L’inchiesta, affidata ai sostituti Maurizio Agnello, Sergio Demontis e Luca Battinieri, proseguirà con alcuni interrogatori chiesti dagli stessi inquirenti. Ad essere sentiti saranno il sottosegretario Davide Faraone, l’ex capogruppo del Pdl Salvo Pogliese e Giuseppe Lupo, già segretario regionale del Pd. Oltre a Giulia Adamo, hanno ricevuto l’avviso di garanzia Nicola D’Agostino, Marianna Caronia, Livio Marrocco, Paolo Ruggirello, Nunzio Cappadona, Nicola Leanza.