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27/01/2015 06:30:00

Trapani. Don Librizzi a processo. Storia di un prete dal "vizietto" pericoloso

 “Protetto dall'abito talare e dal sistema di potere gestito da almeno un decennio non si è fatto scrupoli di approfittare dei drammi esistenziali delle sue vittime per ottenere il soddisfacimento di ogni suo desiderio e la continua esaltazione del suo ego in spregio di ogni valore etico, sociale e religioso”. E’ quanto scrive il gip di Trapani Emanuele Cersosimo nell’ordinanza di ustodia cautelare diretta a don Sergio Librizzi, l’ex direttore della Caritas di Trapani arrestato la scorsa estate per concussione e violenza sessuale. Il processo al prete comincerà il prossimo 9 marzo. La Procura i trapani ha chiesto, una volta concluse le indagini, il giudizio immediato. Salta la fase dell’udienza preliminari. Questo perchè per gli inquirenti le prove raccolte sarebbero evidenti. E le prove parlano dell’ex direttore della Caritas che avrebbe preteso prestazioni sessuali da giovani immigrati promettendo, anche, da componente della commissione territoriale per i rifugiati politici di agevolare le pratiche per il rilascio dei permessi di soggiorno.
Otto i casi accertati solo da febbraio fino al momento dell’arresto, avvenuto a giugno 2014. In un caso il prete avrebbe costretto un nigeriano ad avere rapporti con lui per tre volte prima di dargli l’agognato pezzo di carta. Dopo le prime ammissioni delle vittime, la Procura ha imbottito la Fiat Punto di Librizzi di cimici, e le scene registrate sono inequivocabli: il direttore della Caritas in auto con la vittima di turno, si sbottona, si fa palpeggiare, toccare, lo costringe a dei rapporti sessuali. Già nel 2009, secondo una testimonianza raccolta dalla Procura nel corso delle indagini, iniziate a fine 2013, il prete avrebbe chiesto a un iracheno rapporti sessuali in cambio del documento. Secondo quanto messo a verbale dall’extracomunitario, il prete avrebbe detto: “Io sono una persona importante, faccio parte della commissione per il rilascio dei permessi di soggiorno, posso farti avere tutto facile o posso rendere tutto più difficile. Ma tu che mi dai? Ma non capisci che cosa voglio?”.
Era davvero potente Don Librizzi, a Trapani, al centro, da anni, di una vasta rete di potere sul fronte dell’immigrazione. Controllava Ipab ed enti, cooperative ed associazioni, un business, quello dell’accoglienza, più che mai florido a causa dell’emergenza di questi ultimi anni. Era di casa al Cie di Trapani Milo come al Cara di Salinagrande. E per i ruoli che rivestiva con una sua parola era in grado davvero di cambiare la vita di un immigrato, facendogli avere lo status di rifiugiato o il rinnovo di un permesso. Tutti sapevano del vizietto di Don Librizzi, nessuno parlava. Scrive il Gip Cersosimo nella sua ordinanza: “I pochi coraggiosi che hanno avuto la forza di tentare di opporsi alle sue reiterate malefatte hanno subito intimidazioni, minacce, vere e proprie aggressioni”.
Qualcuno voleva fare denuncia, ma c’è stato chi, all’interno delle istituzioni, ha “invitato a non sporgere denuncia e di mettere tutto a tacere con il chiaro effetto di creare intorno al Librizzi l’aura di soggetto intoccabile e impunibile”.
L’arresto di Librizzi gettò scandalo negli ambienti ecclesiastici di Trapani. Librizzi nel processo che si apre il 9 marzo verrà assistito dal suo avvocato di fiducia, Donatella Buscaino. Dell’inchiesta rimane intanto aperto il filone sulla gestione dei centri d’accoglienza. Ma su questo c’è ancora un velo di mistero.