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29/01/2015 17:22:00

Assenteismo, condannati 7 impiegati dell’Agenzia delle Entrate di Marsala

 Assolti in primo grado dall’accusa di assenteismo (reato contestato: truffa allo Stato), sono stati condannati in appello sette impiegati dell’Agenzia delle Entrate di Marsala. Sono V.A.R., Vito La Bella, Giuseppe Pernice, Vincenzo Canino, Stefano Cialona, Vito Pollari e Antonio Groppo. I giudici di secondo grado hanno inflitto loro una condanna a 5 mesi di reclusione, nonché una multa di 200 euro, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario. Assolti, invece, anche in appello (oltre che in primo grado) Vincenzo Tramati, Matteo Caradonna, Giuseppe Ingardia e Cesarina Guttadoro.

L’indagine, condotta dalla sezione di pg della polizia presso la Procura, fu avviata nell’ottobre 2010. A quanto pare, a seguito di una segnalazione anonima. I poliziotti, coordinati dall’ispettore Vincenzo Maria, piazzarono per tre o quattro mesi delle microtelecamere nei pressi del palazzo che ospita l’Agenzia delle Entrate, nella traversa di corso Calatafimi di fronte alla caserma dei Vigili del fuoco, e attesero conferme a quanto denunciato nell’esposto anonimo. Poi, misero nero su bianco tutte le uscite giudicate non regolari.

L’esito finì sul tavolo di un magistrato della Procura. Subito dopo l’avviso conclusione indagini, però, i legali degli indagati affermarono: “Le uscite contestate sono di pochi minuti. Rilevate, tra l’altro, nel periodo in cui nell’ufficio non c’era neppure una macchinetta per fare il caffè. E la Cassazione ha già sancito che la pausa caffè non costituisce reato”. I momenti di libera uscita censiti dai poliziotti della sezione di pg della Procura oscillavano tra i due minuti e il quarto d’ora. I legali hanno, inoltre, evidenziato come il caso fosse “decisamente di minore portata” rispetto all’ultimo controllo anti-assenteismo effettuato dalla stessa sezione di pg al Comune e poi conclusosi con una serie di assoluzioni. In quel caso, invocate dallo stesso pubblico ministero. “Il caso principale – hanno spiegato i difensori dei dipendenti delle Entrate - riguarda un impiegato al quale vengono contestate uscite per un totale di diciannove ore, ma spalmate nell’arco di alcuni mesi. Gli altri casi poco rilevanti. Per altro, qualche impiegato talvolta recuperava rimanendo in ufficio ben oltre l’orario di lavoro”. Dopo l’assoluzione in primo grado (luglio 2012 con rito abbreviato davanti al gup), la Procura, però, fece ricorso in Cassazione per ribaltare il verdetto. La Suprema Corte decise di non entrare nel merito e rinviò il processo in Corte d’appello. A difendere gli imputati sono stati gli avvocati Stefano Pellegrino, Gianpaolo Agate e Tiziana Carpinteri. Adesso, le sette condanne per un reato (truffa allo Stato) che appare piuttosto grave, soprattutto se contestato a chi, come i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, è preposto proprio a scoprire chi tenta di fare il furbo casse del pubblico erario.