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30/01/2015 06:45:00

I furbetti della 104. Usata da un impiegato pubblico su 10. Boom nelle scuole

 Benedetta legge 104, quella che permette ai lavoratori disabili e ai dipendenti che assitono parenti con gravi problemi di salute di assentarsi da lavoro. Benedetta per i furbetti, che magari un parente malato non ce l’hanno, o se ce l’hanno non l’accudiscono. Sempre più persone in Italia usufruiscono della 104. Un dipendente pubblico su 10 nell’ultimo anno. E’ il quadro venuto fuori dalle rilevazioni del ministero della Funzione pubblica che ogni anno pubblica i dati dei permessi ottenuti attraverso la 104. I dati sono parziali, perchè nella banca dati del ministero non sono ancora arrivati quelli dei lavoratori della scuola, che è il settore non il maggior numero di dipendenti e in cui c’è una abitudine abbastanza diffusa nell’utilizzo dei permessi. Ad esempio lo scorso anno il 30% dei presidi delle scuole italiane non ha comunicato le ore di permesso concesse con la 104, come impone la legge. Secondo i dati parziali sono 316 mila gli impiegati statali che nel 2013 hanno usufruito dei permessi, per un totale di 6 milioni 258 mila giornate nel 2013, e di queste il 92%, 5,8 milioni, usate per assistenza a parenti.
I furbetti della 104 hanno capito bene come si fa. La legge prevede, non solo nel pubblico ma anche nel privato, fino a tre giorni di permesso retribuito per assistere parenti malati o per i dipendenti disabili. Il mondo della scuola è quello che più di tutti abusa della legge. La Sicilia è la regione in cui è più alto il numero di docenti, amministrativi, assistenti scolastici, che non perdono occasione per avere dei permessi retribuiti, con la compiacenza di medici e colleghi.
Ma non sono solo i permessi. La 104 serve anche ad agevolare la mobilità degli impiegati permettento gli spostamenti vicino a casa. Basta vedere le percentuali delle domande di mobilità. Per quelle fatte verso le scuole elementari di Palermo i docenti che si appellano alla 104 sono il 56% del totale. Una cifra enorme se si pensa che a Genova è del 6%. Ma non è tutto, perchè a Catania si arriva al 63% e ad Agrigento addirittura al 100%.
A Trapani e Marsala i casi di furbetti che usano la 104 sono finiti in procura. Un esposto-denuncia è stato, infatti, presentato alle Procure di Marsala e Trapani, all’ufficio scolastico provinciale e al prefetto dagli oltre 100 insegnanti che qualche mese fa hanno costituito un “Comitato contro gli abusi della legge 104/92”. Gli insegnanti, residenti in provincia, ma titolari in altre zone della Sicilia, chiedono che si facciano adeguati controlli sui loro colleghi che lavorano nelle città di residenza grazie al fatto di essere “assistenti” (almeno sulla carta) di familiari in situazione di handicap. In genere, anziani genitori o suoceri. Infatti, proprio a causa dell’inamovibilità di chi dichiara di assistere ammalati gravi o portatori di handicap, chi lavora nelle altre province non riesce ad ottenere l’avvicinamento a casa. Pur essendo di ruolo da tanti anni ed aver maturato alti punteggi. “Nella nostra provincia, così come in altre provincie siciliane – si legge nell’esposto - il diritto alla mobilità esiste solo sulla carta. In provincia di Trapani, il numero di insegnanti che usufruisce di tali benefici è altissimo; negli ultimi 5 anni sono stati effettuati movimenti solo ed esclusivamente di insegnanti che godono dei benefici della legge 104/92”. Gli autori della denuncia affermano di non voler mettere in discussione il diritto di chi realmente assiste familiari invalidi, ma a loro giudizio “appare inverosimile e sicuramente suscita dubbi e sospetti un numero così alto di persone con malattie invalidanti e affetti da patologie tali da essere dichiarati handicappati”. Alla magistratura si chiede, quindi, di accertare eventuali casi di falsi invalidi o falsi assistenti. Per i denuncianti occorre, pertanto, “evitare che falsi invalidi possano approfittare di tali benefici compiendo innanzitutto un reato e una truffa ai danni dello Stato e dei cittadini italiani, truffa che diventa una vera negazione del rispetto del diritto altrui”.