Santo Clemente, ex socio di Vincenzo Panicola nella Vfg costruzioni, e Girolama La Cascia, imputata per false dichiarazioni al pm, sono stati ascoltati, in Tribunale, a Marsala, nell’ambito del processo ad alcuni dei personaggi coinvolti nell’operazione antimafia “Eden”. E cioè, Anna Patrizia Messina Denaro (moglie di Vincenzo Panicola), Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e nipote del boss latitante Matteo Messina Denaro, Antonino Lo Sciuto, tutti accusati di associazione mafiosa (i primi due anche di estorsione e tentata estorsione), Vincenzo Torino, che deve rispondere di intestazione fittizia di beni, e Girolama La Cascia. Quest’ultima, per l’accusa, anche vittima di estorsione ad opera della sorella del boss. “Mia zia Caterina Bonagiuso – ha dichiarato la La Cascia - in due occasioni mi disse che dovevo fare questa donazione a Anna Patrizia Messina Denaro. Poco prima del testamento e dopo. Inizialmente, non specificò la somma, ma poi mi disse 75 mila euro. Io ne parlai con mio fratello, che mi disse di non dare nulla. Nel corso del funerale, presenti tutti, Anna Patrizia Messina Denaro chiese di vedere il testamento, ma senza minacciare nessuno”. Ma nei dialoghi intercettati con Rosetta Campagna pare che le richieste fossero un po’ più pressanti. “Poi andai in banca – ha continuato La Cascia - e feci tre assegni per un totale di 75 mila euro che diedi a Anna Patrizia Messina Denaro. I testamenti della zia, alcuni dei quali annullati, erano in una carpetta sul tavolo della cucina al primo piano, in una parte della casa non utilizzata. La prima a vedere quei testamenti fu Palmina Zancana, che me ne parlò. Io mai liti con nessuno. L’incontro nello studio Sciortino? Giardina voleva vedere il testamento. Io gli dissi che se c’era qualcosa per lui gliel’avrei dato. Poi tornai al lavoro. Lui era risentito”. Dal racconto di Lorenzo Cimarosa, però, sembra che l’incontro sia stato un po’ più tempestoso. In una intercettazione telefonica, inoltre, si sente Girolama La Cascia che dice a Rosetta Campagna: “Ti devo parlare di presenza. Non al telefono” e la Campagna risponde: “Tu hai avuto qualche visita?”. In aula, adesso, la La Cascia spiega: “Non volevo dire al telefono che era venuta la Dia a casa mia e che cercavano pure lei”. Altri temi sono stati quelli trattati nella deposizione di Santo Clemente, che ha dichiarato: “La Vfg eseguiva frequentemente lavori per conto delle imprese di Filardo e Cimarosa. Nel 2010, a Custonaci alla scuola del marmo, poi al porticciolo turistico di Marsala, alla Picom di Castelvetrano (impianto idrico e antincendio) e alla Despar di Trapani quando era già in amministrazione giudiziaria”. Lorenzo Cimarosa, nell’incidente probatorio davanti al gup, aveva detto che a lui era stato “imposto” di lavorare con loro. Infine, sui bonifici fatti a Anna Patrizia Messina Denaro, Clemente ha detto che “erano a titolo di conto anticipo come socio”. A porre le domande sono stati alcuni avvocati difensori, come Giovanni Messina, difensore di Girolama La Cascia, il pm della Dda Carlo Marzella e il presidente del Tribunale Gioacchino Natoli. Prossima udienza il 5 febbraio, quando saranno ascoltati i periti incaricati di trascrivere alcune intercettazioni e il maggiore dei carabinieri Merola. Ormai il processo è alle battute finali.
GIALLO. Aveva cominciato a collaborare con i pm rivelando i nomi dei componenti della banda a cui la mafia si rivolgerebbe da tempo per le rapine. Oggi nel carcere Pagliarelli l'hanno trovato in cella impiccato con un lenzuolo. Una morte tutta da decifrare quella di Ciro Carrello, 26 anni, arrestato a novembre nell'ambito di un'inchiesta sui favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro. I magistrati indagano per capire se si sia trattato di un suicidio o se qualcuno abbia voluto eliminarlo.. Per lui l'accusa era di rapina aggravata dall'avere favorito Cosa nostra: insieme a un gruppo di complici derubò un deposito di una ditta di spedizioni di Campobello di Mazara di proprietà di una ditta riconducibile ad un "uomo d'onore" fedelissimo dei boss Graviano. Al pm Carlo Marzella, che ne aveva chiesto l'arresto a novembre, Carrello avrebbe cominciato a raccontare i particolari di una serie di colpi eseguiti da una banda che farebbe capo ai clan. Carrello avrebbe lasciato in cella un bigliettino che ora è all'esame degli inquirenti. Carrello nelle scorse settimane sarebbe stato minacciato. Un carcerato, finito in manette insieme con Carrello e ritenuto "vicino" al boss latitante Messina Denaro, gli avrebbe fatto avere un messaggio in cui lo invitava a occuparsi della sua famiglia. Parole che, secondo gli investigatori, sarebbero da intendersi come un invito a non parlare con i magistrati. L'autopsia è fissata per oggi all'istituto di medicina legale del Policlinico universitario.