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07/02/2015 00:26:00

Cantone "Senza prevenzione che funzioni non sconfiggeremo mai la corruzione"

Un "sistema di prevenzione che funzioni" e una "campagna culturale" che nasca dall'indignazione dei cittadini. Senza queste due operazioni necessarie, il Paese non è in grado di sconfiggere la corruzione. Parola di Raffaele Cantone, il magistrato nominato quasi un anno fa dal premier Matteo Renzi alla guida dell'Autorità nazionale anti-corruzione, e da allora alle prese con le ricadute di inchieste su appalti e mazzette, dal Mose di Venezia all'Expo di Milano fino alle vicende di Mafia Capitale.

Secondo il pm Di Matteo "in Italia la corruzione è dilagante e il sistema repressivo è insufficiente". Affermazioni su cui Cantone concorda. "Il sistema repressivo non funziona - spiega -. C’è bisogno di fare una serie di interventi, non solo aumentare le pene ma trovare strumenti che rendano più efficaci le indagini. Il vero problema è che le indagini sono davvero poche. C’è uno scarto enorme tra i fatti che avvengono e le indagini, conseguenza in parte di una serie di norme che vanno migliorate. Per esempio bisognerebbe introdurre meccanismi che stimolino le denunce, premi a chi collabora con la giustizia, rendere più efficiente il sistema delle intercettazioni telefoniche. La repressione da sola non serve assolutamente a nulla. Se non si mette in campo un sistema di prevenzione che funzioni accompagnato da una campagna culturale che fa capire che la corruzione non è un reato contro la pubblica amministrazione, ma contro la società, noi non la vinciamo la corruzione".

Ora, la battaglia contro la corruzione sembra sia affidata alnuovo codice degli appalti che, per il presidente Anac "può essere uno strumento eccezionale" perchè "rende molto più difficile il meccanismo della corruzione" individuando "procedure caratterizzate da maggiore semplificazione", favorendo "la trasparenza" e limitando "la discrezionalità delle stazioni appaltanti". Proprio questi ultimi aspetti erano inesistenti nel sistema di appalti del Comune di Roma che, nell'inchiesta Mafia Capitale, ha portato alla luce una cupola tutta romana (capeggiata dall'ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati). "La macchina comunale si muoveva con grande autonomia, il suo livello di complessità è inimmaginabile - spiega Cantone - che lì si verificassero fatti di illegalità era la regola. E' chiaro che quello degli appalti è un sistema che va messo in sicurezza. Noi stiamo lavorando su vari fronti,: abbiamo chiesto dei commissariamenti, due li abbiamo ottenuti, stiamo facendo delle ispezioni su un aumento degli affidamenti diretti, delle procedure negoziate, quindi senza appalti - dobbiamo capire perchè ci sono state queste procedure - e poi stiamo verificando gli appalti di cui ci ha parlato il sindaco Ignazio Marino".

Nei giorni di terremoto dell'inchiesta Mafia Capitale è venuto fuori anche che Salvatore Buzzi (il braccio destro di Carminati, presidente delle Coop rosse) era presente alla cena di autofinanziamento di Renzi. Forse la registrazione dei partecipanti delle donazioni (come avviene nel sistema americano) l'avrebbe evitato. "Il finanziamento della politica è un tema fondamentale - dice Cantone -. È indispensabile prevedere meccanismi di trasparenza importanti per i partiti, le fondazioni, le associazioni che sono accanto ai partiti. Detto questo, secondo me siamo stati troppo veloci nel buttare a mare il finanziamento pubblico ai partiti. Forse una riflessione un po’ meno populista andrebbe fatta".

Ma come si cambia mentalità sulla corruzione? Per Cantone bisogna partire dagli esempi e avviare un'operazione culturale. "La cosa più importante sono gli esempi - dice - se soggetti condannati per corruzione continuano a fare la stessa attività non avendone danno non si percepisce che c'è una reprimenda sociale. Poi bisogna lavorare moltissimo sui danni della corruzione che non danneggia solo il soggetto escluso dall'appalto, ma tutta la società perché elimina la concorrenza. Se corrompo di certo non faccio innovazione nella mia azienda, in quanto non vinco l'appalto perchè sono bravo ma perchè sono inserito. Così si allontanano le persone oneste, gli investimenti di chi con certi mondi non vuole avre nulla a che fare. Inoltre, i costi dell'inefficienza vengono scaricati sul sitema sociale perché le mazzette non le pago di tasca mia, ma le carico sui prezzi degli appalti. E' un reato che ha un danno sociale immenso e questo è fondamentale da fare capire perchè il livello di indignazione dei cittadini è molto indeggiante, cresce a dismisura se si tratta di indignarsi nei confronti degli altri, ma poi si fa confusione tra corruzione e raccomandazione, e si tollerano comportamenti minori di malcostume. C'è bisogno di uno scatto dei cittadini. Come è avvenuto per la mafia. L'operazione culturale è far capire quanto la corruzione sia dannosa per tutti".