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07/02/2015 06:55:00

Da Roma a Trapani, lo stato delle mafie in Italia secondo la Dia: "Holding del crimine"

Cambiano i tempi e così cambia l’organizzazione della mafia. E’ la sua intrinseca capacità camaleontica che le permette di non subire il cambiamento ma di sfruttarlo a proprio vantaggio.
Ormai è possibile identificare l’organizzazione mafiosa come una vera e propria “holding del crimine”: attività, società, aziende apparentemente conformi alla legge, risultano essere riconducibili a persone collegate alla mafia stessa. Si tratta della cosiddetta strategia di «sommersione», volta ad affievolire l'allarme sociale e far fiorire gli affari. E’ la relazione inviata dalla Direzione investigativa antimafia al Parlamento a porre l’attenzione sulla natura multiforme della mafia.
Per quanto riguarda “Cosa Nostra”, il termine utilizzato è quello di «metamorfosi rigenerativa»: con esso ci si riferisce al cambiamento sostanziale nella struttura e nell’organizzazione della stessa.
Il proverbiale ordine gerarchico, la struttura piramidale, il forte radicamento territoriale lasciano spazio , infatti, a forme più flessibili che abbracciano diverse sfere d’influenza.
Le ultime indagini hanno confermato che gli interessi economici si concentrano principalmente sul controllo di svariate attività imprenditoriali ed appalti pubblici, sul racket delle estorsioni (con relativi atti di danneggiamento ai danni di operatori locali), traffico di stupefacenti e attività di corruzione e penetrazione nella pubblica amministrazione.  Attività già note, ma che adesso vengono svolte in maniera diversa. La mafia si infiltra in qualsiasi settore che possa garantire un ritorno economico consistente e, agli occhi di un osservatore qualsiasi, risulta sempre più complicato discernere tra ciò che è ricollegabile ad attività illecite e ciò che non lo è. Il contesto perfetto per riciclare denaro.
Inoltre, l’organigramma della mafia siciliana vede il costante reclutamento di nuovi individui, spesso privi di un passato criminale, attratti dalla possibilità di guadagnare in modo semplice e veloce. Nonostante tutto ciò che è stato fatto negli anni, dunque, il potere attrattivo della mafia nei confronti di molti giovani rimane immutato. Il comune denominatore delle nuove leve è «la bramosia di facili guadagni»: da ciò deriva l'allontanamento «da taluni stereotipi mafiosi di riserbo e prudenza e dall'adesione incondizionata al "codice d'onore" a scapito di una riservatezza già fortemente erosa dall'uso delle moderne tecnologie».
Si riscontra un aumento di stranieri, i quali svolgono un ruolo rilevante nello svolgimento delle attività mafiose e la cui presenza, oltre a scontrarsi fortemente con l’immagine stereotipata del mafioso, testimonia il raggio d’influenza raggiunto dalla mafia stessa.
A tal proposito, si ricordano due operazioni antidroga avvenute a giugno dello scorso anno, che portarono la Procura all'arresto di 16 stranieri e al sequestro di 70,966 tonnellate di hashish a bordo di due motonavi battenti bandiera della Repubblica del Togo e provenienti dal Marocco. I due sequestri confermano il Canale di Sicilia come crocevia del transito di droga del Mediterraneo.
Dall’indagine si evidenzia, inoltre, che la leadership della mafia siciliana rimane nelle mani del latitante Matteo Messina Denaro, "tuttora capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano".
«La sua egemonia - afferma la relazione della Dia - continua a trovare riscontri nelle indagini a carico di soggetti che gli sono vicini e che mantengono efficiente il sistema di protezione e favoreggiamento anche attraverso interposizioni nella gestione di beni e affari e che soddisfano l'esigenza di mantenere stabili gli equilibri tra le varie articolazioni territoriali».
Negli anni, durante numerose operazioni, gli investigatori hanno arrestato una decina di familiari del boss e decine di suoi sodali, minando fortemente le basi dell’organizzazione.
Nell'ultima operazione antimafia denominata “Eden II” ed avvenuta pochi mesi fa, in manette è finito, tra gli altri, persino un consigliere comunale, Lillo Giambalvo, sospeso per 18 mesi dall'incarico dal prefetto e mai dimessosi. Segno che alcune cose cambiano, ma altre permangono tali.