Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/02/2015 18:34:00

Chiesta la revoca del contributo quale vittima di mafia alla figlia di Salvo Lima

 Il presidente dell'associazione "Paolo Borsellino", Francesco Fiordaliso, ha chiesto al Ministero dell'Interno e ad altri enti il ritiro del contributo che la figlia di Salvo Lima, ucciso dalla mafia nel 1992, prende appunto quale vittima di Cosa nostra. Ecco il testo della lettera:

L’Associazione antimafie e antiracket Paolo Borsellino onlus chiede alle LL-SS. di revocare il provvedimento del ministro degli Interni on. Giuliano Amato che ha concesso a Susanna Lima, figlia dell'eurodeputato assassinato nel ‘92
a Palermo, la somma di un milione e 815 mila euro del Fondo di rotazione che la legge 512 del ‘99 ha creato per i familiari delle vittime di mafia e terrorismo.

Tale erogazione suona come una beffa alla luce della sentenza della Corte d’Assise di Palermo che chiarisce in modo inequivocabile come l’eurodeputato (già nel ‘76 riconosciuto dalla relazione di minoranza della Commissione Antimafia come "contiguo ad ambienti mafiosi'') sia stato “vicino” ai poteri mafiosi e che viene assassinato solo quando Cosa Nostra lo ritiene responsabile di non essersi speso abbastanza per l’assoluzione degli imputati del maxi-processo.

Per questo motivo la richiesta di Giulia Maria Lo Valvo e di Marcello Lima, rispettivamente vedova e figlio dell’eurodeputato, di accedere ai benefici della legge per le vittime di mafia e terrorismo, viene respinta, dopo una rapida istruttoria dal ministro degli Interni Roberto Maroni, sulla base della norma che prevede come requisito fondamentale “la totale estraneità del soggetto leso ad ambienti e rapporti delinquenziali".

Quindi, a Susanna Lima, che non ha mai percepito quell'indennità mensile di 1.800 euro che aveva suscitato la reazione indignata del centro Pio La Torre e dell'associazione Libera, è stato concesso dallo Stato di Amato e di Andreotti un tesoro ben più prezioso, quasi due milioni di euro, forse la somma più alta concessa fino a oggi a vedove, figli e parenti degli assassinati per mano mafiosa.

La revoca del contributo, ammesso dalla figlia del referente politico dei cugini Salvo e degli altri boss mafiosi

pubblicamente nell'ultima udienza del processo sulla trattativa, crea, oltre al danno economico, un vulnus etico in quanto pone Lima sullo stesso piano di Falcone, Borsellino e di tutti gli altri servitori dello Stato caduti per mano mafiosa.

Per questo si chiede di revocare il vergognoso provvedimento, al fine di fare chiarezza sulla reale volontà di questo Stato, dello Stato di Mattarella, di stare, sempre e comunque, dalla parte di coloro che combattono le mafie.

IL PRESIDENTE

Comm. Dr. Francesco Fiordaliso