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09/02/2015 07:23:00

Mafia, maxi operazione a Palermo. Arrestato anche un consigliere comunale del Megafono

  Un’operazione antimafia (Apocalisse 2) contro clan palermitani è stata portata a termine la notte scorsa dal nucleo investigativo dei Carabinieri, dalla squadra mobile della Questura di Palermo e dal nucleo speciale di Polizia valutaria.
Una trentina di persone è stata arrestata con le accuse di associazione mafiosa, estorsioni e rapine.
In cella, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, è finito anche un consigliere del comune di Palermo, Pino Faraone, del gruppo del Megafono, facente capo al presidente della Regione Rosario Crocetta. Faraone, nella lista del governatore, fu anche candidato alle elezioni regionali.
Numerose le vittime – dicono gli investigatori – che, superando ‘il muro dell’omertà’, hanno ammesso di essere state costrette a pagare ‘il pizzo’.

Anche l'impresa che lavorava per conto della Curia fu costretta a pagare il pizzo. Il cantiere dell'antico palazzo tra via Maqueda e discesa dei Giovenchi, a Palermo, rappresentava un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Specie in tempi di crisi. “Gli metto a posto questa per 30 mila euro...15 mila euro che andassero a Palermo e 15 mila euro che dovevano rimanere a Bagheria”: così Sergio Flamia racconta la storia del pizzo imposto a due costruttori della provincia che stavano lavorando alla ristrutturazione di una palazzina. Era il 2011 e i boss si spartirono la torta del racket.

Quattro anni dopo si rompe il muro dell'omertà. I carabinieri del Nucleo investigativo, i finanzieri della Polizia valutaria e i poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile fanno luce su questa e su altre tredici estorsioni. Alcune solo tentate, altre portate a termine.

Da qui il blitz Apocalisse 2, seconda tranche della retata che l'estate scorsa mandò all'aria i piani della nuova mafia di Resuttana e San Lorenzo. Le misure cautelari, chieste dai pm Teresi, Luise, Picozzi, Scaletta e Del Bene raggiungono ventisette persone. In manette finisce anche un politico, Pino Faraone, consigliere comunale a Palermo del Megafono, ex assessore provinciale e candidato alle regionali con la lista di Rosario Crocetta.

I capi - da Girolamo Biondino a Vito Galatolo, da Onofrio Terracchio a Giuseppe Fricano - sono detenuti da alcuni mesi. L'operazione interforze colpisce la manovalanza dei clan e porta con sé un'importante novità: la collaborazione - seppure solo dopo essere stati messi di fronte all'evidenza degli elementi investigativi - di tutti i commercianti estorti. Si va da chi sborsava 3 euro alla settimana - il pizzo oggi a Palermo si paga anche con gli spiccioli - imposto alla bancarelle abusive del rione Zen ai 30 mila euro per i lavori edili.

Dalle intercettazioni viene fuori l'esistenza di un libro mastro del racket. Uno degli arrestati parlava di nomi e cifre da segnare in contabilità, nel rigido rispetto della regola che vuole “metà dei soldi per i carcerati e metà nella cassa della famiglia” per pagare boss e picciotti. Quella descritta dalle indagini è la storia di una mafia che nella parte di città che fu feudo di potenti famiglie come i Riccobono, i Madonia e i Lo Piccolo lo spessore criminale si è abbassato, senza fare venire meno la capacità di intimidazione dei clan. Ampie fette del tessuto economico resta sotto giogo.

Le due operazioni Apocalisse hanno fatto emergere una cinquantina di estorsioni. Non è un dato da sottovalutare, così come quello che viene dalla vicenda del pizzo imposto agli imprenditori che stavano ristrutturando il palazzo per conto della Curia, totalmente ignara ed estranea alle indagini: per la riscossione della messa a posto si erano messe d'accordo le famiglie di Porta Nuova, San Lorenzo e Bagheria, a testimonianza di una mafia dalle alleanze sempre più fluide.