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09/02/2015 06:10:00

Mazara, divieto di dimora per tre poliziotti per una falsa relazione di servizio

 C’è un altro colpo di scena nel processo che davanti il Tribunale di Marsala (presidente del collegio Sergio Gulotta) vede imputati due poliziotti del Commissariato di Mazara, il sovrintendente Vito Pecoraro e l’assistente Vincenzo Dominici, per omissione d’atti d’ufficio e falso ideologico in concorso. Il nuovo colpo di scena segue (ed è conseguenza) di quello registratosi nell’udienza del 30 giugno 2014, quando a distanza di parecchio tempo dall’avvio del procedimento penale, saltò fuori, a sorpresa, una relazione di servizio che giustificava la contestata omissione d’atti d’ufficio. A Pecoraro e Dominici, infatti, si contesta il fatto di non avere adottato alcuna sanzione (né sequestro, né multe) dopo avere fermato, ad un posto di blocco, il 19 aprile 2012, un’auto (Fiat Panda) priva di copertura assicurativa, non revisionata e su cui gravava anche un fermo amministrativo dell’Agenzia delle Entrate. Sul mezzo, però, condotto dal mazarese Vittorio Misuraca, i carabinieri avevano piazzato una microspia. Misuraca, infatti, era indagato per sfruttamento della prostituzione. E il giorno in cui fu fermato dai poliziotti era, per altro, in compagnia di una prostituta sudamericana. I carabinieri, dopo avere ascoltato quanto era accaduto (mancato sequestro e mancata multa), segnalarono il fatto alla Procura, che affidò l’indagine alla sezione di pg della Guardia di finanza. Nella relazione di servizio che il 30 giugno 2014, a sorpresa, è stata tirata fuori, in Tribunale, dal sovrintendente Antonio Sorrentino, Pecoraro scrive che non furono presi provvedimenti perché sapeva che sull’auto c’era la microspia. Per non pregiudicare, insomma, l’indagine dei carabinieri. In precedenza, però, inspiegabilmente, i due imputati mai avevano parlato di questa relazione che li avrebbe scagionato. Grande, in aula, fu perciò lo stupore del pm Antonella Trainito. Il procuratore Alberto Di Pisa dispose, quindi, immediate indagini per accertare quando, in realtà, quella relazione era stata redatta. Un’indagine condotta ancora dalla sezione di pg della Guardia di finanza, con l’ausilio di un esperto informatico, che nei computer del commissariato mazarese, subito sottoposto a perquisizione, non ha trovato il file che secondo Sorrentino (che ha siglato il foglio) sarebbe stato creato nel 2012, e con analisi chimiche dalle quali è emerso che il foglio con la relazione risalirebbe al 2014! E non, come scritto, al 19 aprile 2012. La conseguenza, adesso, è stata l’emissione di un grave provvedimento cautelare (divieto di dimora a Mazara del Vallo) per i tre poliziotti protagonisti della vicenda: i sovrintendenti Antonio Sorrentino e Vito Pecoraro e l’assistente Vincenzo Dominici. A firmare la misura cautelare, chiesta dal procuratore Di Pisa e dal sostituto Trainito, è stato il gip Francesco Parrinello. A notificare il provvedimento sono stati i militari della sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura (recentemente, per altro, vittime assieme al procuratore Di Pisa di una pesante intimidazione: una busta contenente polvere da sparo e scritte minacciose). Pecoraro, Dominici e Sorrentino sono accusati, dunque, di avere redatto una falsa relazione di servizio, retrodatandola di due anni. Naturalmente, al fine di scagionare i primi due dai reati per i quali sono sotto processo. Di conseguenza, Sorrentino è accusato anche di favoreggiamento. A difendere i tre poliziotti sono gli avvocati Giuseppe De Luca e Vincenzo Bonanno.