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16/02/2015 16:30:00

Da Trapani il monito di Orlando contro le trivelle: "Il Mediterraneo diventa una palude"

 "L'Anci si e' mobilitata da tempo ed ha proposto un suo ricorso, affiancato a quello di molti comuni siciliani, contro queste trivellazioni che mettono a rischio l'ecosistema e la stessa incolumita' dei cittadini. La Sicilia ha bisogno del rispetto della propria ricchezza e non deve essere mortificata dalla ricerca del profitto a tutti costi, contro la sicurezza ambientale. C'e' questa esaltazione del petrolio che non e' piu' tollerabile. Siamo in presenza di un possibile cataclisma naturale e rischiamo di condannare il Mar Mediterraneo, che rischia di morire per trasformarsi in una palude. Le trivellazioni non sono convenienti punto e basta". E' quanto ha affermato il sindaco di Palermo e presidente AnciSicilia, Leoluca Orlando, che, a Trapani, ha partecipato al dibattito: "Perche' dire di no alle trivelle in mare", ospitato dalla Lega navale italiana, sezione Trapani, e introdotto dal Presidente Andrea Bulgarella. Alla tavola rotonda hanno partecipato anche il sindaco di Trapani, Vito Damiano, e numerosi altri sindaci siciliani. "Vorrei ringraziare la Lega navale Italiana, Legambiente e Greenpeace - ha aggiunto Orlando - per questa importante battaglia che stanno portando avanti. Noi continueremo ad essere accanto a loro, e porremo in atto ogni iniziativa volta a impedire questo scempio ecologico. Il 25 febbraio l'Anci si riunira' a Messina, per protestare contro i tagli ai comuni, contro quelli alle ferrovie, e anche per continuare a battersi conto le trivellazioni in Sicilia".

Anche per l'associazione Trapani cambia lo sviluppo isolano è legato all'investimento nelle energie pulite e rinnovabili: «Le scellerate scelte di politica energetica condotte dal governo nazionale e avallate dal governatore Crocetta - scrive in una nota l'associazione - permetteranno la concessione di coltivazione di idrocarburi relativa al progetto "Offshore Ibleo" di Eni e Edison al largo della costa delle province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Ragusa per un'area di oltre 145 chilometri quadrati e per una durata di 20 anni. Il progetto non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma solo favorire gli interessi delle grandi compagnie petrolifere che godranno di un amplissimo sistema di esenzioni, aliquote sul prodotto, canoni di concessione bassissimi e una serie di agevolazioni e incentivi».