Hanno fatto scena muta, davanti al gip di Palermo, le quattro persone arrestate, all’alba di lunedì scorso, nell’operazione antimafia dei carabinieri “The Witnes”. Alla presenza dei loro legali, hanno, infatti, preferito di avvalersi della facoltà di non rispondere l’anziano pastore marsalese Antonino Bonafede, 79 anni, vecchio “uomo d’onore” considerato dagli inquirenti il nuovo reggente della locale famiglia mafiosa, nonché Martino Pipitone, di 64 anni, ex impiegato di banca in pensione, anch’egli in passato già arrestato per mafia, e gli incensurati Vincenzo Giappone, 53 anni, pastore, e Sebastiano Angileri, di 48, fabbro. Quest’ultimo, accusato di favoreggiamento, ma non di associazione, per l’accusa avrebbe avuto un ruolo nell’organizzazione “incontri riservati” tra gli esponenti mafiosi. Per la difesa, invece, avrebbe solo dato un passaggio in auto a Giappone. A coordinare le indagini dei carabinieri sono stati il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Teresa Principato e il sostituto Carlo Marzella, secondo i quali Antonino Bonafede sarebbe il nuovo “reggente”.
ALCUNI PARTICOLARI. L’ex capo della famiglia mafiosa di Marsala, Francesco De Vita, che prima collaborava con i magistrati e poi si pente del pentimento. E’ uno dei particolari che emerge sull’operazione antimafia che ha portato all’arresto di 4 persone tra cui il vecchio Antonino Bonafede, ritenuto reggente della cosca marsalese. Nell’indagine ci sono anche le dichiarazioni dell’ex capomafia De Vita, arrestato nel 2009 dopo 9 anni di latitanza. Anche le sue parole sono state utili a tracciare il quadro dell’attività dell’organizzazione criminale a Marsala. Poi però il boss ha smesso di parlare, di raccontare i segreti della famiglia agli inquirenti. E il motivo arriva da una conversazione intercettata in carcare con i figli Emanuele e Leonardo De Vita. “Che stai combinando? Ma tu ragioni più con la testa? Come cazzo sei combinato? Ma che dovevi fare? Ma stai scherzando? Ma tu ci pensavi a noialtri? Tu ti dovevi sacrificare per noialtri. E si fanno queste cose? Meglio farsi ammazzare… ”. I figli avrebbero saputo che il padre stava raccontando cose sul clan marsalese, e gli dicono che non doveva più parlare.
“Con quale coraggio l’hai fatto? …perché non lo facevi venti anni fa quando avevi tutti piccoli… se avevi intenzione di fare questa cosa… adesso tutti grandi, chi fidanzato, chi sposato… lasciamo ogni cosa per venircene appresso a te…tu devi fare una cosa, noi ti mandiamo l’avvocato e parli con l’avvocato… tu devi ritrattare papà… ritratta tutto quanto… se tu non ritratti tutto quanto ti scordi di noialtri …ti scordi di noialtri e della mamma…ma con quale coraggio hai raccontato le cose dei cristiani… ma con quale coraggio vuoi far rovinare i cristiani?”.