Nella Finanziaria targata Crocetta e Baccei, i tagli non riguardano solo gli enti regionali e i dipendenti, ma anche i politici locali, sindaci, assessori e consiglieri. I tagli fanno seguito anche alle polemiche emerse di recente per i maxi rimborsi per i gettoni di presenza scoperti in alcuni consigli comunali, tra cui Agrigento. Sarà ridotto il numero dei consiglieri comunali: le città con popolazione superiore ai 500 mila abitanti non potranno averne più di 40; 36 quelle fino a 250 mila abitanti, e via dicendo. I gettoni di presenza dei consiglieri comunali non potranno superare il 30% dell’indennità degli assessori. Lo spiega lo stesso governatore: “Per quanto riguarda i consiglieri comunali, il compenso massimo previsto non potrà superare il 30% dell’indennità di un assessore e non, come qualcuno ha scritto, il 25% dell’indennità del sindaco perché sarebbe una cifra enorme. Fare il consigliere non è una professione ma una attività di servizio pubblico che si deve basare in gran parte sulla passione politica e i gettoni devono servire a coprire le spese sostenute per questa attività e non possono corrispondere agli emolumenti di un assessore che lavora a tempo pieno“. “D’altra parte – aggiunge Crocetta – le vicende morali e giudiziarie che stanno coinvolgendo diversi consigli comunali ci spingono ad assumere decisioni molto rigorose anche a tutela dell’immagine dei tanti consiglieri che svolgono attività politica non per lucro ma per passione politica. Non si può chiedere austerità a tutta la società e poi fare finta che non esistano tali problemi”
«Indennità di funzione e gettoni di presenza – si legge nella bozza di Finanziaria – è ridotta del 20%». In grandi città come Catania e Palermo la riduzione per i sindaci oscillerà fra i mille e i 1.500 euro lordi al mese. I primi cittadini di una città di medie dimensioni (fra 40 mila e 100 abitanti) perderebbero fra gli 800 e i 900 euro e quelli che guidano centri con popolazione superiore a 10 mila abitanti ma inferiore a 40 mila subirebbero un taglio di stipendio di circa 700 euro al mese. Mentre un consigliere comunale di una grande città perderebbe intorno ai 25 euro a seduta. Cambierà anche la gestione dei permessi e delle licenze agli amministratori locali. I lavoratori di enti pubblici o aziende private che diventano consiglieri comunali oggi hanno diritto ad assentarsi «per l’intera giornata in cui sono convocati i consigli» mentre da quando verrà approvata la Finanziaria potranno assentarsi «per il tempo necessario a partecipare alla seduta».
I lavoratori che diventano assessori oggi possono assentarsi per le riunioni di giunta ma anche per «studiare preliminarmente l’ordine del giorno»: una possibilità, quest’ultima, che verrà meno. Assessori e capigruppo, oltre ai permessi già citati, avevano dirittto ad assentarsi dal posto di lavoro per 36 ore al mese: possibilità che scende a 24 ore al mese. Viene ridotto anche il rimborso che il Comune fa al datore di lavoro per le giornate perse dal dipendente che ricopre una carica elettiva: si scenderà dal vaore massimo di due terzi dell’indennità di sindaco a un quinto. È una norma pensata per arginare il fenomeno di doppi stipendi maturati proprio per effetto dell’elezione in consiglio comunale e di fatto entrambi a carico dell’amministrazione pubblica.
Nela bozza di Baccei grandi città come Palermo (più di 500 mila abitanti) passeranno da 50 a 40 consiglieri. Catania, che rientra fra le città con meno di 500 mila abitanti ma più di 250 mila, scenderà da 45 a 36 consiglieri comunali. Messina, nella fascia delle città come più di 100 mila abitanti ma meno di 250 mila, scenderà da 40 a 32 consiglieri comunali. Nei Comuni con più di 30 mila abitanti ma meno di 100 mila (Ragusa, Siracusa e gli altri capoluoghi) si scenderà dagli attuali 30 a 24 consiglieri. I Comuni con più di 10 mila abitanti avranno solo 16 consiglieri, quelli con più di 3 mila abitanti scenderanno da 15 a 12. I Comuni piccolissimi avranno al massimo 10 consiglieri.