Il privilegio per eccezione. Quello che dura per tutta la vita terrena e oltre. Quello che noi, poveri mortali, non riusciremo mai ad avere. Quello che già il nome la dice tutta: “vitalizio”. Se poi si tramanda di padre in figli, e mogli e parenti, allora il privilegio non ha fine. E il caso per eccellenza, dei vitalizi dei politici tramandati ai figli, arriva da Marsala.
I meno giovani ricorderanno Ignazio Adamo, deputato regionale, marsalese classe 1897, che si è seduto sugli scranni dell’Assemblea Regionale Siciliana durante la prima e la seconda legislatura. La sua elezione risale all’immediato Dopoguerra, con il “Blocco del Popolo. Rimase in carica fino al 1955. Dopo, in virtù del suo passato mandato parlamentare, beneficiò del vitalizio. Alla sua morte, avvenuta nel 1973, il vitalizio passò alla moglie, Irene Marino. Avanti, avanti, per oltre 40 anni, l’Ars ha pagato il vitalizio di reversibilità alla signora Marino fino al 2004, anno in cui è venuta a mancare. Scompare il vitalizio? No, perchè il privilegio per eccellenza si tramanda anche ai figli. Ed ecco che oggi alla figlia Anna Rosa Adamo viene puntualmente erogato, ogni mese, il vitalizio da 3.900 euro. Un privilegio che attraversa tutta la storia repubblicana, della Sicilia, dai primi sussulti autonomisti, all’epoca del milazzismo, al cuffarismo, a Crocetta. Fino ad oggi. Adamo ed eredi con l’ex sindaco di Marsala, Giulia Adamo, non sono parenti. Anni fa però le figlie del defunto deputato regionale depositarono al Comune di Marsala la richiesta per intitolare una via al padre. Un privilegio non basta.
Ad Emanuele Lauria, di Repubblica, Giuseppina Adamo, sorella di Anna Rosa, lo ammette: “E’ vero sono benefici fuori luogo. Cosa vuole, caro signore, a volte si è coinvolti in situazioni che possiamo anche non condividere fino in fondo. Ma non spetta a noi cambiare le regole…”.
Le regole sono chiare. Il vitalizio spetta agli ex deputati regionali che sono stati in carica almeno per una legislatura. Completa? Non per forza, perchè lo percepisce, attraverso il meccanismo del riscatto, anche l’onorevole che si è seduto a Sala d’Ercole per appena sei mesi, se eletto prima del 2000. Morto l’onorevole muore il privilegio? No, il contributo passa al coniuge superstite, e se non c’è al figlio inabile al lavoro o alla figlia nubile e “in stato di bisogno”. Contributi che si tramandano per decenni. E oggi alla Regione costano 6 milioni di euro e vengono destinati a 117 tra figli, coniugi, e parenti di ex deputati all’Ars.
Qualche nome oltre al nostro Adamo? Anna Maria Cacciola, figlia di Natale, eletto con il Partito Monarchico all’Ars nel 1947, percepisce ogni mese due mila euro, da 40 anni. Giseppa Antoci, sorella del deputato rgusano, Carmelo Antoci, riceve dal 1978 un vitalizio. Carmelo Antoci rimase all’Ars fino al 1955. Luigi Carollo rimase in carica fino al 59. Dal 1980 sono la moglie e i figli a percepire il vitalizio. Come lo fa da 37 anni Irene Recupero, Moglie dell’ex deputato regionale comunista Pietro Di Cara, che percepisce 3.900 euro al mese. E così via altri parenti di ex deputati magari passati senza lasciar segno dall’Ars, se non un debito a vita. Altri vitalizi vanno a famiglie più note. Come a Sergio Alessi, figlio del primo presidente della Regione, morto nel 2008. Per lui ci sono 5.900 euro al mese, perchè, come si legge nel decreto, ha più di 60 anni, è senza reddito e viveva a carico del padre. Anche la signora Maddalena Nicolosi, vedova di Rino Nicolosi ex presidente della Regione, dal 1998 percepisce un vitalizio da 2.400 euro al mese. Fino alla fine, un vitalizio è più eterno di un diamante.