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24/03/2015 06:20:00

Trapani, mafia e sentimenti di scena al processo a Michele Mazzara e Francesco Spezia

 Parlare di fatti sentimentali per scacciare via il fantasma della mafia. E' stato questo lo scenario proposto dinanzi al Tribunale di Trapani dagli imputati della costola trapanese nata dall'operazione Eden, che nel dicembre 2013 portò in galera una forte schiera di favoreggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. Alla sbarra Michele Mazzara, imprenditore di Dattilo già condannato per aver favorito la latitanza di Vincenzo Sinacori, Francesco Spezia, imprenditore originario di Buseto e l'ex moglie Antonella Agosta, già consigliere comunale di Buseto dal 2008 al 2011.
L'intero procedimento ruota attorno al ruolo «occulto» che Mazzara avrebbe avuto nella Spe.fra srl di cui risulta intestatario Francesco Spezia. Secondo la tesi accusatoria - rappresentata in aula dal pm Andrea Tarondo – nonostante il nome di Mazzara non emerga dai carteggi aziendali, dietro l'intera gestione della società ci sarebbe stato lui. A lasciarlo intuire ci sono le decine di intercettazioni raccolte dagli inquirenti. Conversazioni quotidiane nelle quali il puzzo di piccioli è sempre presente, ma non solo. Infatti - così come accaduto nel filone processuale che si sta concludendo a Marsala - attraverso le intercettazioni gli imputati hanno avuto modo di acquisire delle informazioni appartenenti alla loro sfera intima. Senza giri di parole, attraverso le conversazioni trascritte, Spezia è venuto a conoscenza di una relazione extraconiguale della moglie con Mazzara. Una questione del tutto privata, che sarebbe rimasta orgogliosamente fuori dalle vicende processuali dei tre, se solo non fossero stati loro a tirarla in ballo.
Infatti, nell'ultima udienza, ad essere ascoltati sono stati proprio Francesco Spezia ed Antonella Agosta. I due si chiamano per cognome. Sembrano accusarsi trasversalmente di fatti privati, ma la parola mafia non la pronunciano neppure sotto torchio. «Michele Mazzara l'ho sempre considerato un amico – ha detto Spezia - l'ho sempre stimato e per me era come un fratello. Una persona amica di famiglia che, con me, si era sempre comportata bene. Io ero a conoscenza di alcune vicende passate di Mazzara per averle lette sui giornali. Lui non mi ha mai concesso confidenze private ed io non mi sono mai permesso a chiedergliele. Ho pensato che fossero delle storie passate ed archiviate». Il pm Tarondo prova a ricostruire le dinamiche di acquisizione della società «Pentagono Costruzioni», la presenza di Mazzara durante le trattative svolte negli uffici del notaio Francesco Di Natale, i legami finanziari intrattenuti con Mazzara, il ruolo di Francesco Fabiano (nipote di Mazzara, titolare al 50% delle quote della Spe.fra), ma Spezia preferisce parlare di altro. Soprattutto di questioni private. Talmente private che, rivelando alcune vicende che riguarderebbero la figlia, su richiesta del legale di Agosta, il giudice Alessandra Camassa ha disposto la conclusione dell'esame a porte chiuse.
Successivamente, ad essere ascoltata, è stata la donna. Distaccata e compassata. Parole ragionate che riescono a tenere molto lontana qualsiasi ipotesi di coinvolgimento finanziario di Mazzara nelle aziende dell'ex marito. Il nome di Antonella Agosta, già nel 2012, era emerso nell'ambito di un sequestro preventivo ai danni di Michele Mazzara. Era lei l'amministratore delegato di «Antopia» una società che tra i proprietari vedeva anche la moglie di Mazzara, Giuseppa Barone. Gli investigatori ritengono persino che il nome «Antopia» sia l'unione tra le iniziali di Antonella e Pia (diminutivo di Giuseppa), ma lei per l'intero interrogatorio ha dichiarato «di non essersi mai occupata di gestioni aziendali». E non solo. Infatti, Antonella Agosta ha anche un passato politico che l'ha vista eletta come consigliere comunale al comune di Buseto. Alle elezioni del 2008 si presentava come capolista con una lista civica, a sostegno del candidato sindaco Luigi Gervasi, poi eletto. E venne eletta anche lei, che poco dopo divenne perfino vicepresidente del consiglio comunale. A stimolare la ricostruzione del suo avvicinamento ed allontanamento dalla politica è stata il giudice Alessandra Camassa. «Un giorno venne il candidato sindaco Gervasi a casa mia a propormi la candidatura. Nel 2011 - ha proseguito Agosta - la Spe.fra ottenne dei lavori a Buseto, allora vennero a dirmi che il mio ruolo era incompatibile con quell'appalto e lasciai l'incarico di consigliere comunale». Tutto rinviato alla prossima udienza, in cui a parlare sarà Michele Mazzara.


Marco Bova