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28/03/2015 18:55:00

Mafia, alla Provincia di Trapani due mezzi sequestrati a Cimarosa

 Il Tribunale di Trapani ha disposto l’affidamento di due mezzi meccanici già sottoposti a sequestro, un camion Iveco ed una autovettura Mercedes mod. B200, in custodia giudiziale con facoltà d’uso, all’ex Provincia Regionale, che potrà impiegarli per esigenze istituzionali nel campo della tutela ambientale e della protezione civile o per finalità di giustizia. Entrambi i mezzi erano stati sequestrati nell’ambito di un procedimento di prevenzione a carico di Lorenzo Cimarosa, parente del capomafia latitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro.

"Si tratta – rileva il Commissario Ignazio Tozzo – di un importante e significativo segnale di collaborazione da parte delle pubbliche istituzioni. In questo modo, infatti, si riesce a dare sicuramente un senso ancora più compiuto ai numerosi sequestri di beni operati a carico di persone responsabili di intrecci malavitosi a diversi livelli. Per la prima volta, almeno per quanto riguarda l’ex Amministrazione Provinciale – aggiunge l’avvocato Tozzo – viene messo in atto un provvedimento che consente l’utilizzazione a favore dell’interesse pubblico di quei mezzi che prima assicuravano la continuità degli affari economici delle consorterie malavitose ma che ora, invece, contribuiranno, pur nel loro piccolo, al migliore svolgimento dei servizi che il nostro Ente, pur in presenza delle note difficoltà economiche di questo periodo, deve comunque rendere ai cittadini-utenti".

Per ottenere l'affidamento dei beni sottoposti a sequestro il Libero Consorzio Comunale aveva presentato un'apposita richiesta.

EDEN 2.  I pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia non hanno dubbi sulla colpevolezza degli imputati del processo scaturito dall’operazione antimafia «Eden» e hanno ribadito le richieste di condanna già avanzate al termine della loro lunga requisitoria, durate tre udienze. Si tratta del processo presieduto dal giudice Gioacchino Natoli (a latere i giudici Giacalone e Fiorella) che vede imputati: Anna Patrizia Messina Denaro, sorella di Matteo, ritenuto il capo di Cosa Nostra, Francesco Guttadauro, nipote del superlatitante e Antonino Lo Sciuto, ai quali è contestato il reato di associazione mafiosa, Vincenzo Torino, accusato di intestazione fittizia di beni e Girolama La Cascia, ritenuta parte lesa, ma accusata di favoreggiamento per false dichiarazioni al pm. Ricordiamo che i pm della Dda Carlo Marzella e Paolo Guido avevano chiesto per Patrizia Messina Denaro una condanna a 16 anni, per Guttadauro 18 anni, per Lo Sciuto 13 anni, per Torino 3 anni e 4 mesi e un anno per La Cascia.