“Non sarei sincero se vi dicessi che sono rimasto persuaso”, così,durante l’XI° Congresso,il neo-centenario Pietro Ingrao,esercitò (ed era prima volta in un conclave comunista) il diritto al dissenso. Anch’io – se parva licet.. – me ne gioverò: lo richiede la complicata situazione politica locale. Che ha visto il candidato sindaco del centrosinistra, Alberto Di Girolamo, accettare con nonchalance, anche da liste civiche “last minute” di dubbia provenienza, quei consensi che ‘pezzi’ importanti del suo stesso partito – accusandolo di “scarsa propensione al confronto” – hanno convogliato altrove. Errore più grave, quest’ultimo, di quello attribuito da Luigi Giacalone e soci al vincitore delle Primarie.
Da qui, la scelta – ingiustificabile! – di replicare alle asperità caratteriali e alle rigidità insite nel ‘metodo di lavoro’del Segretario dei Democratici: non – com’era logico attendersi da autorevoli dirigenti del medesimo partito – impegnandosi a raggiungere, dentro il PD, il punto più alto di sintesi. Bensì, avventurandosi nella spasmodica ricerca di un candidato alternativo a Di Girolamo.
Più lineare la condotta dell’altra competitor delle primarie: la vulcanica Dirigente Scolastica Anna Maria Angileri. Che, comunque, non minore distacco e mancato coinvolgimento, lamenta: circostanza che la dice lunga sul clima da ‘bellum omnia contra omnes’ che regna nel ‘Partito della Nazione’ di Marsala.
Lunghi, al contrario, dovrebbero essere, soprattutto, i pensieri. Tanti bei Pensieri lunghi, di berlingueriana memoria. Per ispirare l’azione dei dirigenti democratici. Per aiutarli a compiere scelte capaci di mitigare, almeno, le gravi difficoltà che affliggono la civitas. Ma, si sa, pensieri lunghi possono scaturire solo da menti educate alla volteriana battaglia delle idee. Pratica che avrebbe richiesto un clima diverso dall’attuale. Più propizio alla coesione e all’unità tra le diverse ‘anime’ del PD. E, in effetti, questa doveva essere la mission del Segretario Alberto Di Girolamo: assegnare,già all’indomani delle Primarie, ruoli di rilievo nella (da tanti invocata ma mai costituita!) “cabina di regia” ai due competitor – Angileri e Giacalone – e al consigliere comunale Nicola Fici e, insieme alle altre variegate sensibilità del PD, coinvolgerli nella redazione di un Progetto di sviluppo sostenibile del territorio. Non un ‘libro dei sogni’, ma una sintesi della ‘vision’della città e delle quattro o cinque priorità programmatiche. Che, una volta condivise e sottoscritte dall’intero Partito, avrebbero dato al Segretario del PD, non meno che al candidato sindaco, l’autorevolezza necessaria a delineare un quadro di alleanze eticamente sostenibili, prima che politicamente plausibili.
L’estate scorsa, in occasione della presentazione del libro di Filippo Piccione (corredato, in copertina, da un bel disegno della generosa e solare Anna Maria Licari, appena qualche giorno fa, strappata all’affetto dei suoi cari) un milieu s’è ricomposto, una cultura politica s’è data convegno, le lotte dei contadini e degli operai sono tornate al centro dell’attenzione per un momento. Jurnateri, intellettuali, protagonisti delle battaglie politiche e sindacali svoltesi tra il Secondo Dopoguerra e gli Anni Sessanta, donne e giovani (i segmenti di popolazione più flagellati dalla crisi) della celeberrima ‘Fascia’, si sono ritrovati insieme nel nome del medesimo, prezioso patrimonio di lotte per la dignità e i diritti dei lavoratori. L’intera comunità di Terrenove–Bambina s’é riunita, non solo per celebrare la vicenda del formidabile riscatto di uno dei suoi figli migliori, raccontata dall’autore de “Il bracciante di Berbaro”, ma per rinvigorire la memoria collettiva e, dunque, la propria identità.
Si tratta di una delle più belle pagine scritte dalla sinistra marsalese: da tutelare, da valorizzare. Da non confondere, né svilire alleandosi con soggetti che, rispetto ad essa, stanno agli antipodi. Diversamente, dopo averla sfregiata, si rischia di demolire del tutto la propria identità politica. “Fatta di valori e di interessi – per dirla ancora con Ingrao – ma anche di ineludibili domande: con chi? Contro di chi?”. Ecco: io penso che gli eredi di cotanta tradizione culturale e politica, riconducibile al PCI e alla CGIL, avrebbero dovuto unire gli sforzi e mostrarsi capaci di elaborare risposte all’altezza delle sfide che la città ha davanti. E, pur in presenza di innegabili distonie, tutti coloro che,da essa,provengono –dentro e fuori il PD– avevano l’obbligo morale di riaprire il dialogo. Consapevoli di essere giunti ad un drammatico aut-aut: individuare le risorse migliori e metterle insieme per approntare soluzioni credibili ai mille problemi della comunità lilibetana. O,semplicemente, soccombere: vittime predestinate di una lenta ma inesorabile mutazione genetica.
Invece, hanno scelto, gli uni – Alberto Di Girolamo e il suo imperscrutabile ‘cerchio magico’ – di imbarcare soggetti del tutto estranei all’ambito e ai valori della sinistra. Gli altri – Giacalone, Parrinello & company – di cancellare ogni traccia della loro originaria cultura politica calpestando, al contempo, le regole sancite nello statuto (in primis, quella che impone di rispettare l’esito delle Primarie). Con il seguente, fantastico risultato: i primi, inopinatamente, regalano un irresistibile argomento polemico agli avversari che, di certo, non mancheranno (anche strumentalmente) di utilizzarlo, specie in una campagna elettorale che s’annuncia particolarmente delicata e velenosa. I secondi, dimostrano, una volta di più, che l’omologazione ha ormai raso al suolo anche gli ultimi epigoni di quel PCI che, della diversità morale e politica, aveva fatto la propria bandiera.
E, tutti insieme, affilano le armi nella prospettiva di una lotta fratricida evitabile – più che per aver frequentato i corsi di formazione politica alle Frattocchie – con l’uso di un po’di sano buon senso.
Nonostante non condivida alcune sue scelte (che hanno trasformato in percorso insidioso la comoda autostrada verso la vittoria che gli si spalancava davanti) continuerò a sostenere Di Girolamo. Sperando che la sua dirittura morale ne compensi le dèfalliances politico-organizzative e che, delle sue capacità amministrative – ampiamente sperimentate nel settore sanitario – possa beneficiarne anche la città di Marsala.
G. Nino Rosolia