E' approdato al porto di Mazara del Vallo poco dopo la mezzanotte il peschereccio Airone, con sette uomini d'equipaggio a bordo, che sarebbe sfuggito venerdì a un tentativo di sequestro a trenta miglia dalle coste libiche. L'equipaggio è stato interrogato dal Pm della Procura di Marsala che ha aperto un'inchiesta per delineare meglio i contorni di una vicenda che appare ancora non del tutto chiara. I sette marinai (quattro tunisini e tre italiani) sono stati sentiti da investigatori e inquirenti subito dopo il loro arrivo nel porto. "Rifarei tutto quello che ho fatto per portare in salvo il mio equipaggio - ha detto il comandante del peschereccio, Angelo Figuccia, 44 anni - In quell'area si corrono sempre rischi".
IL VIDEO SKY - L'inchiesta aperta dalla procura di Marsala dovrà accertare quanto accaduto la mattina di venerdì scorso, quando intorno alle 7 il peschereccio italiano è stato fermato a una trentina di miglia dalle coste libiche da militari di Misurata. Dalle riprese di una troupe di Sky, che si trovava sulla motovedetta libica per un servizio sull'immigrazione, si vedono le immagini dell'abbordaggio. "Dovete tirare le reti - dice in italiano un militare libico -. Vogliamo i vostri documenti, se possibile". I documenti vengono calati dentro una busta di plastica e visionati a bordo. "Dobbiamo andare verso Misurata", dice ancora il comandante libico. Figuccia risponde: "Non si può lasciar perdere? Siamo qui per un pezzo di pane". "Non si può. Uno dei nostri deve venire con voi". Si vede un militare del rimorchiatore di Misurata saltare sul peschereccio.
L'equipaggio era stato poi tratto insalvo grazie a un blitz in alto mare della Marina italiana. Fermato anche un militare libico che era salito a bordo del peschereccio Airone e poi trasbordato sulla nave Bergamini della Marina Militare. Sarebbe stato condotto ad Augusta (Siracusa) e rilasciato. La sua posizione è al vaglio della Procura.
Una parte dell' inchiesta sul tentativo di sequestro del peschereccio di Mazara del Vallo Airone davanti alle coste libiche è stata avviata dalla Procura di Catania con l'ipotesi di sequestro di persona e violenza privata. I magistrati etnei sono stati i primi ad iscrivere la vicenda, ancor prima che si sapesse dove il peschereccio sarebbe approdato. Esiste una specifica norma del Codice di procedura penale che prevede, appunto, che chi effettua la prima iscrizione del reato ha competenza per l'indagine. È evidente, fanno notare gli inquirenti, che dovrà esserci un coordinamento tra le due Procure.
L'indagine della procura di Mazara è coordinata dal pm Antonella Trainiti, che oltre ad avere sentito i membri dell'equipaggio ha visionato le immagini di Sky. Sembra confermato, intanto, che l'allarme alla Marina Militare Italiana è stato dato dagli altri due pescherecci che si trovavano nell'area dove era avvenuto l'abbordaggio dell'Airone, a circa 27 miglia dalle coste libiche.
IL COMANDANTE: SEMBRAVA UN SET - "Sembrava il set di un film: cavalletti e telecamere puntate contro il nostro peschereccio, come se tutto fosse già predisposto. Penso che qualche rete televisiva, non m'interessa sapere quale, abbia ottenuto dai militari libici di organizzare il sequestro per fare uno scoop", dice il comandante dell'Airone, Alberto Figuccia