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21/04/2015 12:02:00

La mafia dei trafficanti di uomini dietro le stragi di migranti nel Canale di Sicilia

 Un milione di profughi che spingono sulle coste libiche per raggiungere l'Europa, ma molti, anzi moltissimi di loro, passano dai trafficanti di essere umani, che incassano milioni di dollari sulla pelle dei migranti. A lanciare l'allarme è il Procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia, che spiega i contorni dell'operazione che ha portato al fermo di 14 trafficanti, mentre altri dieci sono riusciti a sfuggire all'arresto perché si trovano in Libia. «Si tratta di un traffico di esseri umani inarrestabile», ammette Scalia. E, i numeri di questa operazione, condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Dda di Palermo, sono da brividi. Un giro d'affari di milioni di dollari con profughi costretti a pagare fino a 6.000 dollari per raggiungere le coste italiane e altri mille euro, circa, per lasciare l'Italia e raggiungere un paese del Nord Europa «perché - come spiega il Procuratore capo Francesco Lo Voi - gran parte dei profughi non vuole restare in Italia ma vuole raggiungere i paesi della Scandinavia, della Germania e dell'Inghilterra». A organizzare i viaggi è un vero e proprio «network criminale transnazionale», come lo definiscono i magistrati, con basi nel centro Africa, in Libia e «cellule» in Sicilia, Lazio e Lombardia.
I trafficanti, come emerge dall'inchiesta, organizzano il viaggio fin nei minimi particolari, dall'Africa fino alla Sicilia. Qui favoriscono la fuga dei migranti dai centri di prima accoglienza in Sicilia e successivamente, dietro un'altra somma di denaro, li fanno arrivare in Nord Europa. Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati il Centro d'accoglienza di Siculiana (Agrigento) e il Cara di Mineo, già al centro dell'attenzione per l'inchiesta `Mafia capitale´. L'indagine prende il via dopo la strage di migranti di Lampedusa del 3 ottobre 2013 quando morirono 366 profughi. A condurre l'indagine è il capo dello Sco in persona, Renato Cortese, alla sua prima uscita ufficiale dalla nomina. «Dalle indagini è emersa una spregiudicatezza criminale dei trafficanti di esseri umani che hanno solo un obiettivo: il profitto, non si interessano del destino dei profughi», denuncia Cortese. «Organizzano il viaggio dei migranti fino al Nord Europa - dice ancora in conferenza stampa - Come il Belgio, la Germania, con una facilità di movimento di denaro».

 «Dalle intercettazioni abbiamo accertato che il prezzo medio per giungere da paesi africani come il Sudan, l'Eritrea la Libia è tra i 4.000 e i 5.000 dollari. Poi, dalla Libia all'Italia il viaggio costa dai 1.000 ai 1.500 dollari», spiega il Procuratore aggiunto di Palermo Maurizio Scalia. «Sono trafficanti in contatto con altri extracomunitari ai quali preannunciano gli sbarchi - dice Scalia - ai quali vengono forniti i numero di telefono dei referenti sul nostro territorio nazionale». Ma i capi dell'organizzazione criminale di trafficanti di esseri umani sono ancora liberi e attivi in Libia, come emerge dall'inchiesta della Dda di Palermo coordinata dal Procuratore capo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Geri Ferrara e Claudio Camilleri. «I capi sono attualmente latitanti in Libia, per questo attiveremo ogni procedura prevista per riuscire a pervenire a loro arresto e a farli processare - dice Lo Voi - E' un fatto che le difficoltà politiche di alcuni di questi Paesi non ci fanno essere particolarmente ottimisti sull'esito di tali procedure». Sono ancora liberi i capi dell'organizzazione: Ghermay Ermias, etiope, e Redae Medhane Yehdego, eritreo. Sono sempre loro ad avere organizzato gli ultimi sbarchi in Sicilia, come sottolinea ancora Lo Voi. Anche se non ci sono elementi che «consentano di collegare l'organizzazione transazionale con l'ultima drammatica vicenda del fine settimana scorso». Uomini senza scrupoli, che «non esitano a raddoppiare il numero dei passeggeri da far salire sui barconi della morte rispetto alla effettiva loro capienza, pur di incrementare i lucrosi introiti», come denunciano i magistrati nel provvedimento di fermo. Tra i casi scoperti quello di una spedizione attraverso un barcone, capiente di 500 posti ed occupato invece da 1000 migranti «rendendo sempre più rischiose le traversate».
Per organizzare i viaggi i trafficanti usano mezzi moderni come Skype, whatsapp ma anche Voip e Viber. Le indagini della Polizia hanno accertato numerosi contatti avvenuti tra gli uomini della banda criminale, presenti sulle opposte rive del mediterraneo, tramite programmi che usano protocolli Voip, come Skype, Whatsapp o Viber. «Ciò al fine di rendere più difficile la captazione delle comunicazioni o conversazioni», spiegano i magistrati. Nel corso delle indagini sono emerse, inoltre, transazioni di denaro, prevalentemente movimentato tramite canali illegali, per centinaia di migliaia di euro. Il circuito illegale privilegiato per i trasferimenti di denaro è quello, cosiddetto «hawala». «La forza dell'organizzazione è, inoltre, testimoniata da alcune intercettazioni dalle quali emerge come Medhane Yehdego sia in grado di fare scarcerare, a fronte di un compenso corruttivo versato a non meglio precisati personaggi libici, i migranti trattenuti in quel paese ed in attesa di imbarcarsi per l'Europa», spiegano gli investigatori della Squadra mobile di Palermo, diretta da Maurizio Calvino e di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi.
Sono oltre quindici gli sbarchi accertati dai magistrati tra il 2014 e il 2015 dai trafficanti di esseri umani arrestati all'alba di oggi dalla Polizia di Stato nell'ambito dell'operazione `Glauco 2´ che ha sgominato una organizzazione criminale. Secondo gli inquirenti sarebbero 5.478 i profughi arrivati sui barconi organizzati dai trafficanti finiti in carcere. Dall'indagine emergono anche fatti raccapriccianti come quello della `compravendita´ di uomini. I trafficanti di uomini che organizzano i viaggi dei profughi che tentano di raggiungere l'Europa `comprano´ gruppi di profughi da altre organizzazioni criminali operanti in Africa, che li avevano precedentemente sequestrati e poi venduti. Tra i capi dell'organizzazione criminale spiccano Medhanie Yehdego Mered e Ermias Ghermay, operanti sul territorio africano tra il Centro Africa, in particloare in Etiopia, Sudan, Eritrea e la Libia, «rivestendo il ruolo di capi e promotori del sodalizio, provvedevano ad organizzare dapprima la rotta terrestre dei migranti per consentire loro di raggiungere le coste del Mediterraneo dove gestivano i luoghi per la loro concentrazione, anche vigilati da guardie armate, nei pressi di Zwarah e di Tripoli», scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo. Da qui, in seguito, organizzavano dietro compenso le traversate via mare «per raggiungere la Sicilia, nonché mettevano i migranti in contatto con i loro referenti sul territorio italiano per organizzarne la ricezione in Sicilia ovvero la fuga dai centri di accoglienza per poi aiutarli, dietro ulteriore pagamento, a raggiungere i paesi del Nord Europa individuati quale meta finale dal migrante».