Il reato ipotizzato dall’accusa è sempre lo stesso (peculato), ma l’ammontare delle contestazioni è sensibilmente diminuito: da 600 mila a 22.407 euro. E’ quanto emerge dall’avviso di conclusione indagini preliminare notificato a Giulia Adamo, indagata, con altri tredici ex capigruppo all’Assemblea regionale siciliana per le cosiddette “spese pazze”. I fatti sono relativi al periodo tra il 2008 e il 2012, la scorsa legislatura, quando Giulia Adamo fu a capo, all’Ars, del Gruppo Misto, di Pdl Sicilia, e Udc. Secondo il Procuratore Franco Lo Voi, l'aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Sergio Demontis, Maurizio Agnello e Luca Battinieri, della Procura di Palermo, i quattordici politici coinvolti nell’inchiesta possono essere processati. Oltre l’ex sindaco di Marsala c’è Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Rudy Maira, Nicola Leanza, Nicola D'Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco, Innocenzo Leontini, Cataldo Fiorenza e Cateno De Luca. L’inchiesta è stata limata molto, un anno fa la procura aveva cominciato ad indagare 97 persone, tra ex deputati regionali e funzionari.
A difendere Giulia Adamo è l’avvocato Luigi Cassata, che dichiara: “L’onorevole Adamo non ha commesso alcun reato, né si è mai appropriata di somme a fini personali. Alla luce del momento storico che viviamo, l'avviso di conclusione delle indagini è un atto che attendevamo da tempo. La sua notifica non ci stupisce affatto, il suo contenuto invece, viste le pochissime contestazioni residuate rispetto a quelle inizialmente mosse, rende merito al percorso difensivo già intrapreso. Adesso prenderemo visione degli atti d'indagine e definiremo la linea difensiva che condurrà alla dimostrazione dell'insussistenza di qualsiasi ipotesi di reato contestata all'On.le Adamo”. L’ex sindaco di Marsala, alla presenza del suo difensore Cassata, era stata interrogata dal pm De Montis il 7 febbraio 2014. “Giulia Adamo – dichiarò, allora, l’avvocato Cassata – ha spiegato tutto, rispondendo punto su punto e fornendo tutte le giustificazioni richieste. Le spese sono state sempre sostenute nell’interesse del gruppo politico. L’interrogatorio si è svolto in un clima sereno e molto rispettoso da entrambe le parti. C’è fiducia nella magistratura. La giustizia farà il suo corso”. La Adamo avrebbe detto al pm di essersi limitata, in diversi casi, a firmare gli atti predisposti dai funzionari dell’Ars. Lunga la lista delle spese inizialmente contestate alla Adamo. Tra queste, oltre ai 1600 euro contestati (anche a Scammacca della Bruca) per il vassoio d’argento come regalo di nozze al figlio dell’assessore regionale Nino Strano e la borsa Louis Vuitton (440 euro) a una signora che mise a sua disposizione il suo palazzo nobiliare per una manifestazione politica, anche il rimborso (altri 1600 euro) della spesa sostenuta per ceste-regalo natalizie, le cravatte di seta Hermes (1320 euro), otto iPad (5970 euro), costose cene e catering e infine il trasferimento sul suo conto personale di 7200 euro. “Dalla lettura dell'atto notificatomi – dichiara la Adamo - non posso non constatare che rispetto ai 600.000 euro inizialmente contestati, mi vengono oggi contestati poco più di 22 mila euro, per spese non certo personali, ma legittimamente sostenute in cinque anni esclusivamente per le finalità per le quali tali somme erano attribuite dalla Regione ai tre Gruppi parlamentari che ho presieduto (Gruppo misto- Pdl Sicilia poi Fli – Udc). Sono assolutamente serena e fiduciosa, perché sicura della correttezza e della liceità del mio operato. Fornirò alla magistratura tutti i chiarimenti necessari, integrando quelli già resi in sede del mio primo interrogatorio, al quale, tengo a precisare, mi sono sottoposta, senza esitazioni, perché non ho nulla da nascondere”. Sul fatto che quelle siano state “legittimamente sostenute”, però, gli investigatori hanno più di qualche dubbio. Adesso, la Procura dovrà decidere se chiede l’archiviazione del procedimento penale (ma ciò appare piuttosto improbabile) oppure il rinvio a giudizio dei 14 politici finiti sotto inchiesta. Per la nostra provincia anche Paolo Ruggirello e Livio Marrocco.
Ruggirello, leader di Articolo 4 confluito nel Pd, dichiara che “Negli atti della procura di Palermo resta la richiesta di presentazione delle fatture relative ad una somma di € 3.900 autorizzate dal capogruppo del gruppo misto All'ars. Si tratta di soldi impiegati per attività istituzionale, di cui possiedo i relativi documenti fiscali che saranno sottoposti all'attenzione della magistratura contabile giudicante per dimostrare la legittimità delle spese”.