Un lago di sangue, la testa quasi staccata dal corpo. Andava verso Selinunte con la sua bicicletta, lunedì scorso, senza luci, senza giubbotto catarifrangente. In un rettilineo poco illuminato della statale 115, una Fiat 500 “Abarth” lo ha preso in pieno. Inutile la frenata. Ionut Marcel Chisalita, di 43 anni è finito sul parabrezza della macchina, mandandolo in frantumi. Poi, dopo essere stato trascinato per un bel po’, è rimasto immobile, senza vita, sull’asfalto.
Forse si stava recando al lavoro. Un lavoro in nero, come tanti in questo sud dove chi vuol lavorare è spesso costretto a rinunciare a qualsiasi tutela.
In Romania, sua terra d’origine, forse lascia una moglie e un bambino. Già, forse. Di lui non si sa molto, perché Ionut Marcel è un signor Nessuno, uno sconosciuto di quelli che “se la sono cercata”, di quelli che vengono qui senza rispettare le regole del codice della strada. Lo stesso codice spesso non rispettato da chi qui c’è nato e sulla strada ha perso la vita o ha provocato la morte di altre persone. Casi in cui le riflessioni sull’uso del casco o sul piede pesante all’acceleratore sono state quasi sempre offuscate dalla legittima valanga di condoglianze e ricordi della persona cara o dell’amico che non c’è più.
In questo caso però, ci troviamo di fronte ad un fatto che, tristemente scremato da quella componente emozionale riservata ai “paesani”, si presenta in tutta la sua crudezza e pone quegli interrogativi centrali alla base di una tragedia che sempre più persone hanno definito “annunciata”.
In tanti, percorrendo la statale, si sono infatti trovati a schivare all’ultimo momento i ciclisti (soprattutto tra i migranti) al buio, senza luci o catarifrangenti. Incidenti evitati per un pelo che hanno portato i cittadini a chiedersi perché, nonostante la cosa sia ormai nota da tempo, le autorità competenti non si siano mosse con efficacia per risolvere il problema.
Meno di un paio di settimane fa, ma di giorno, stava per succedere la stessa cosa nella stessa statale per Selinunte. Per fortuna però, pare che l’auto rispettasse i limiti di velocità e non ci sono state grosse conseguenze.
Anche dal mondo della politica erano state fatte delle pressanti richieste che, al di là dell’opinabilità sull’approccio generale all’immigrazione, non possono che far riflettere.
“La pericolosità della mancanza del rispetto delle leggi sulla statale 115 per Marinella di Selinunte - aveva scritto poco meno di tre mesi fa, Francesco Bongiorno, coordinatore provinciale di Forza Italia - dove i nostri ospiti (richiedenti asilo, ndr) circolano senza il benché minimo rispetto delle regole del codice della strada, al buio e senza casacche catarifrangenti, potrebbero avere sbocchi drammatici.”
Sbocchi drammatici che purtroppo si sono puntualmente verificati e che provocheranno i prevedibili rimpalli di responsabilità, nel dedalo delle confuse competenze tra amministrazione comunale, Provincia (che non esiste più), Anas e Regione Siciliana.
Ecco perché Bongiorno, ha commentato sul web senza mezzi termini: “A questo punto bisogna ammettere di essere dei cialtroni…integrazione senza regole precise è foriera di tragedie!”
Accusa che il sindaco Felice Errante ha respinto con un piccato commento, in cui scrive anche che ai migranti ospitati “abbiamo fatto un corso per l’utilizzo della bici”, che sono stati dati loro i giubbotti catarifrangenti e che addirittura è stata ottenuta “dai centri che ospitano gli immigrati, la collaborazione per ridurre al minimo le uscite degli ospiti durante le ore serali”.
Qualcosa però non ha funzionato lo stesso. Certo, la vittima non era uno dei richiedenti asilo cui si fa riferimento, ma fino a ieri i risultati del corso per l’utilizzo della bici e i giubbotti catarifrangenti non si sono visti per nessuno.
Come d’altra parte non si sono viste tante multe per guida pericolosa, eccesso di velocità, mancato uso del casco ed altri comportamenti stradali irresponsabili. Comportamenti che continuano spesso a rimanere impuniti, in città o fuori.
Attualmente, sull’incidente avvenuto lunedì sera sono ancora in corso le indagini da parte delle forze dell’ordine. Occorrerà capire anche quale fosse stata la velocità dell’auto che ha investito Ionut Marcel Chisalita, guidata dal commerciante Gaspare Como. E per quanti metri il ciclista è stato trascinato, prima di cadere sull’asfalto.
Ma al di là delle condizioni di sicurezza di chi va in bici, purtroppo i morti sulle strade della Valle del Belice sono stati tanti, attraversati quasi tutti dal solito filo rosso fatto di velocità e imprudenza.
Il 2014 è stato funestato da gravissimi incidenti e il 2015, fino ad oggi, non è stato da meno.
Soltanto nel mese di aprile si è assistito a due episodi che dovrebbero forse far riflettere sull’opportunità di sanzionare di più gli eccessi di velocità e i comportamenti pericolosi: un incidente tra un’auto e uno scooter (sempre sulla statale 115), con un uomo in coma, e un’auto che finisce contro gli alberi (sulla strada che collega Triscina a Castelvetrano), con un ragazzo di 20 anni che perde la vita.
Difficile non pensare a quell’auto schiantata contro un muro a Santa Ninfa, nell’ottobre scorso, che ha visto la morte di due ragazzi e il tachimetro bloccato sui 115 chilometri orari.
Eppure è come se gli incidenti si somigliassero tutti tra loro e si verificassero quasi ciclicamente, senza però resistere all’oblio. Per esempio, il morto in bici c’era già stato nel giugno del 2014, investito sempre nella stessa statale, falciato da una Fiat Panda.
Un 2014 iniziato sotto i peggiori auspici, visto che proprio la notte del 31 dicembre 2013, a Campobello di Mazara, un uomo di 60 anni era morto col cranio fracassato, investito da un’auto nel buio di una periferia, mentre camminava a piedi.
Quanto tempo è passato da allora? Quante multe sono state fatte ai ciclisti senza luci e agli automobilisti col piede pesante?
Egidio Morici