“No alla perizia psichiatrica per Don Sergio Librizzi“. La Procura di Trapani si è opposta alla richiesta della difesa dell’ex direttore della Caritas trapanese - imputato di concussione e violenza sessuale - di una perizia psichiatrica. La proposta era stata avanzata dal legale di Librizzi, Donatella Buscaino, dopo il referto del consulente di parte, Gaetano Vivona, in cui si definiva l’imputato “parzialmente incapace di intendere e di volere”.
Lo psichiatra, sentito dal Gup il 24 aprile scorso, ha concluso la sua perizia sostenendo che don Librizzi avesse la “sindrome di don Giovanni”, una malattia prichiatrica che comporta l’ossessione di sedurre. La tesi della difesa è quella di far ricondurre le presunte manie sessuali di Librizzi a una malattia psichica che troverebbe le sue origini, sostiene la perizia di parte, in violenze che avrebbe subito il sacerdote in periodi molto lontani, quando non era ancora entrato in seminario.
La Procura però si è opposta alla richiesta di una perizia giurata fatta dai legali dell’ex direttore della Caritar.
Il procuratore capo Marcello Viola, che guida la squadra di magistrati che segue il procedimento, Paolo Di Sciuva, Sara Morri e Andrea Tarondo, ha bocciato la perizia di Vivona: “ha compiuto una lettura superficiale delle carte”.
L’ex direttore della Caritas avrebbe preteso prestazioni sessuali da giovani immigrati promettendo, anche, da componente della commissione territoriale per i rifugiati politici di agevolare le pratiche per il rilascio dei permessi di soggiorno.
Otto i casi accertati solo da febbraio fino al momento dell’arresto, avvenuto a giugno 2014. In un caso il prete avrebbe costretto un nigeriano ad avere rapporti con lui per tre volte prima di dargli l’agognato pezzo di carta. Dopo le prime ammissioni delle vittime, la Procura ha imbottito la Fiat Punto di Librizzi di cimici, e le scene registrate sono inequivocabli: il direttore della Caritas in auto con la vittima di turno, si sbottona, si fa palpeggiare, toccare, lo costringe a dei rapporti sessuali. Già nel 2009, secondo una testimonianza raccolta dalla Procura nel corso delle indagini, iniziate a fine 2013, il prete avrebbe chiesto a un iracheno rapporti sessuali in cambio del documento. Secondo quanto messo a verbale dall’extracomunitario, il prete avrebbe detto: “Io sono una persona importante, faccio parte della commissione per il rilascio dei permessi di soggiorno, posso farti avere tutto facile o posso rendere tutto più difficile. Ma tu che mi dai? Ma non capisci che cosa voglio?”.