Si è concluso con una sola condanna e cinque assoluzioni il processo che davanti il Tribunale di Marsala vedeva imputate sei persone accusate di associazione per delinquere e truffa. Secondo la Procura, avrebbero raggirato l’agenzia della società di assicurazioni ‘’Italiana spa’’. Per risparmiare sulle alte tariffe, avrebbero fatto i furbi sulla ‘’classe di merito’’ della auto assicurate. I fatti risalgono al luglio del 2010. Al centro della vicenda giudiziaria c’è una ditta di noleggio auto e furgoni (‘’G.P. rent a car’’) che ha sede a Strasatti. Titolare è Elena Cudia, anche se di fatto a gestirla era il marito, Giuseppe Genna. Con i due coniugi erano imputati anche Giovanni Anselmi e Salvatore Lo Grasso, collaboratori della ditta di noleggio, Francesco Lo Grasso, intestatario di alcuni contratti assicurativi, e Pietro Barraco. Alla fine è stato condannato solo Giuseppe Genna, al quale il Tribunale ha inflitto un anno e sei mesi di carcere, condannandolo anche al pagamento di un risarcimento danni di 5 mila euro in favore dell’Italiana assicurazioni. Gli altri cinque imputati sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”, anche se con la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale. Ovvero, quella formula che, in qualche modo, richiama la vecchia “insufficienza di prove”. Al termine della requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di tutti di gli imputati, invocando pene piuttosto severe. La pena più dura (6 anni e 9 mesi di carcere, quasi il massimo di quanto previsto dal codice penale) era stata invocata per Giuseppe Genna, mentre 5 anni e 9 mesi a testa erano stati chiesti per gli altri imputati. A far scattare l’indagine era stata una denuncia della compagnia assicurativa, che ha sede a Milano. Buona parte dei mezzi sui quali si sarebbe barato sulla classe di merito, fondamentale per stabilire il premio da pagare, costituisce il parco mezzi della ditta di autonoleggio. L’Italiana spa denunciò, in particolare, il fatto che i contratti di alcune delle auto non erano a carico della ditta di autonoleggio, ma di altri privati. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Dino Petralia, furono effettuate dai carabinieri. La truffa sarebbe consistita nel fatto che, intestando le polizze a privati, piuttosto che alla ‘’G.P. rent a car’’, era possibile pagare meno, accedendo a classi di merito inferiori a quelle riservate a una ditta di autonoleggio. Nel corso del processo, ha testimoniato anche Bruno Isolabella, funzionario dell’unità antifrode della Reale Mutua (alla quale fa capo anche l’Italiana Assicurazione, parte civile nel procedimento), che rispondendo alle domande del pm ha dichiarato: ‘’La truffa era finalizzata a beneficiare di un grosso sconto assicurativo. Infatti, tutte le auto entravano nella classe prima, ma avrebbero dovuto essere nella 18esima. Tutto scaturì da una lettera che ci pervenne nel febbraio 2009 in cui un nostro assicurato ci chiedeva di approfondire un caso su due mezzi che sarebbero stati assicurati con noi, ma lui affermava di disporre di un solo mezzo e non era assicurato con noi. Poi, noi abbiamo chiesto all’agenzia presso la quale erano stati stipulati i contratti. Tuttavia, l’11 febbraio, ci giunse una seconda lettera dallo stesso utente, che si smentiva dicendo di avere due mezzi. Ma le firme sulle lettere erano diverse. L’uomo era Francesco Lo Grasso. Ci siamo insospettiti e abbiamo avviato delle indagini, dando incarico ad un investigatore privato. Le polizze erano vere, ma i documenti per la stipula erano falsi. La truffa consisteva nel cambio del premio. Per 40 mezzi, la somma che avrebbero dovuto era di circa 55mila euro’’.