Come abbiamo raccontato ieri su Tp24.it, patteggia Giuseppe Colicchia, istruttore e dirigente della “Diavoli rossi” accusato di abusi sessuali su una giovane allieva, ma lui si difende: “Nessuna violenza”. L’avvocato Paladino: “Esclusa ogni ipotesi di violenza carnale in senso proprio”
Due anni di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale, e un risarcimento danni complessivo di 30 mila euro in favore delle parti civili. Con denaro vincolato, però, alla maggiore età della presunta vittima (i genitori, quindi, non potranno spenderlo). E’ stata questa la pena patteggiata dal 74enne marsalese Sebastiano Giuseppe Colicchia, istruttore di ginnastica, fondatore e dirigente della società sportiva “Diavoli Rossi”, che lo scorso 17 ottobre fu posto agli arresti domiciliari dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale su una sua allieva minorenne (la misura cautelare fu revocata in gennaio). A emettere la sentenza è stato il giudice delle udienze preliminari Francesco Parrinello. Al patteggiamento, chiesto dalla difesa, ha dato parere favorevole il pubblico ministero Antonella Trainito. “E’ stato possibile pervenire ad una pena particolarmente mite – sottolinea l’avvocato difensore Paolo Paladino – grazie al fatto che è stata esclusa ogni ipotesi di violenza carnale in senso proprio. E proprio questo ha consentito che venisse riconosciuta l’ipotesi di minor gravità prevista dal quinto comma dell’articolo 609 bis del codice penale che, unitamente all’attenuante del risarcimento del danno, entrambe dichiarate prevalenti sulle circostanze aggravanti, ha condotto alla pena concordata. Di sicuro rilievo – conclude il legale – la sospensione condizionale della pena, concessa proprio perché, sulla base delle emergenze processuali, è stato ritenuto non sussistere alcun pericolo che in futuro l’imputato commetterà reati di qualunque genere”. E per questo Colicchia può tornare a frequentare la sua palestra. Contro l’istruttore c’erano la denuncia dei genitori della ragazzina, che adesso ha 12 anni, e alcuni sms inviati da quest’ultima a Colicchia. Sms ai quali Colicchia ha commesso l’imprudenza di rispondere (parafrasando il Manzoni de “I promessi sposi”, si potrebbe dire: “… e lo sciagurato rispose”). “Senza, però, alcun riferimento esplicito al sesso – si difende l’istruttore di ginnastica, molto noto non solo in città, ma in ambito sportivo anche a livello nazionale, avendo fondato la società “Diavoli Rossi” oltre quarant’anni fa – C’era solo una mia risposta che poteva prestarsi a doppia interpretazione. Ma lungi da me ogni intenzione di fare riferimento al sesso. E poi come avrei potuto violentare la ragazzina nell’ufficio della mia palestra? Tra questa e il mio ufficio, la cui porta è quasi sempre aperta, c’è un breve corridoio con genitori in attesa che i figli concludano l’allenamento. Qualcuno avrebbe dovuto notare qualcosa di strano e invece alcuni di loro hanno detto che erano disposti a testimoniare in mio favore. Poi, però, con il mio legale abbiamo deciso di non andare al processo. Ma con una trentina di giovani che si allenano e alcuni genitori in attesa, come avrei potuto trascinare la ragazzina nel mio ufficio, violentarla e poi riportarla in palestra? Per fortuna, dagli accertamenti è emerso che la ragazzina mai ha avuto rapporti sessuali. Altrimenti, chissà come mi sarebbe finita… Perché ho patteggiato? Per uscire da questo incubo. La mia immagine è stata ingiustamente danneggiata, offuscata, ma i miei allievi sanno che non sono un orco e me lo hanno dimostrato con numerose lettere di solidarietà”. Giuseppe Colicchia è un fiume in piena. Vuole riabilitare la sua immagine. Sa che la gente fa presto a marchiarti come mostro. “Io – continua - sono sempre stato molto affettuoso con allievi e allieve. E’ nel mio carattere. Capisco che questo possa ingenerare equivoci. In questa specialità sportiva, poi, è naturale il contatto fisico tra allievi e istruttore. Sia quando bisogna aiutare ragazzi e ragazze a salire sulle parallele o sugli anelli, che quando, dopo l’esercizio, scendono. E per evitare che cadano facendosi male occorre attutire l’atterraggio prendendoli tra le braccia. Può capitare di toccare le gambe di una ragazza. Come si fa a misurare la presa in volo? Poi, dopo una vittoria o un esercizio ben fatto, spesso si vedono, anche in tv, abbracci molto affettuosi tra tanti allenatori e allieve… E se qualche genitore, equivoca o, peggio ancora, vuol fare del male all’allenatore, può denunciarlo per abusi sessuali”. E’ reato, infatti, qualsiasi contatto fisico indesiderato. E non sempre è facile stabilire il confine tra il lecito e l’illecito. Fondata nel 1970, la Diavoli Rossi ha prima operato nell’ex Arena Garibaldi (atrio del complesso monumentale San Pietro, allora quasi in abbandono), poi nella palestra del liceo classico, in locali privati nei pressi del Tribunale e infine in una più ampia e attrezzata palestra sulla via Tunisi, nell’immediata periferia a sud del centro cittadino. Alla Diavoli Rossi hanno, quindi, svolto attività sportiva diverse generazioni di giovanissimi marsalesi, maschi e femmine. Alcuni sono arrivati ai vertici nazionali, come Leo Titone che qualche anno fa, allenato dall’istruttore federale Antonino Colicchia, nella specialità olimpica del trampolino elastico ha vinto il titolo italiano juniores, partecipando poi ai Campionati europei e mondiali. E nel 2009 la società ottiene la promozione in serie A con la squadra formata, oltre che da Leo Titone, da Antonino Parisi (campione italiano allievi), Danilo Valenza e Alessia Marino. Attualmente, sono circa 150 i ragazzi e le ragazze che frequentano la palestra. E per quanto possa sembrare incredibile, di recente, la presunta vittima degli abusi ha scritto su facebook che vorrebbe tornare a iscriversi alla società “Diavoli Rossi”.