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17/06/2015 06:35:00

I furbetti di Castelvetrano. Indagati il dirigente dell'Ufficio Anagrafe e un impiegato

 L’Italia dei furbetti non finisce mai di stupire e stavolta ci porta a Castelvetrano la città della “primula rossa” di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, il superlatitante più ricercato d’Italia. In questo caso, comunque, la mafia non c’entra, ma soltanto (sempre se accuse saranno confermate) un certo malcostume che talvolta vede potenti funzionari pubblici approfittare, con dolo, di leggi approvate in favore dei lavoratori che hanno realmente bisogno di congedi retribuiti. Protagonista della vicenda è Giuseppe Barresi, 59 anni, dirigente con contratto a tempo indeterminato del Comune di Castelvetrano, responsabile dell’ufficio Anagrafe, che secondo l’accusa ha escogitato un malizioso sistema per rimanere a casa, senza lavorare per un lungo periodo di tempo, ma continuando ugualmente a incassare il suo lauto stipendio. Avendo, infatti, una madre 90enne in situazione di handicap grave, bisognosa di continua assistenza, avrebbe fatto finta di coabitare con l’anziana al fine di ottenere un congedo retribuito dal 1 febbraio 2015 al 31 gennaio 2017, beneficiando della norma prevista dall’articolo 42, comma 5, del D. Lgs n. 151/2001 (che prevede il congedo straordinario retribuito, fino al massimo di due anni, per quei lavoratori che “convivono” con un parente disabile con handicap in situazione di gravità). Ciò, naturalmente, in un momento in cui lo Stato chiede a tutti i cittadini, e in special modo agli appartenenti alle istituzioni pubbliche, di fare uno sforzo per superare la congiuntura negativa. Adesso, per truffa in danno di ente pubblico, con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri connessi alla pubblica funzione, nonché falso ideologico, la Procura di Marsala ha notificato l’avviso conclusioni indagini preliminari (atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) a Giuseppe Barresi, 59 anni, dirigente del Comune di Castelvetrano, responsabile dell’ufficio Anagrafe, e a Domenico Sergio Finotti, di 67 anni, impiegato dello stesso ufficio. Secondo l’accusa, Barresi, con la complicità di Finotti, avrebbe falsamente attestato la coabitazione con l’anziana madre (L.B., di 90 anni), in situazione di handicap grave e bisognosa di continue cure e assistenza. Ma dall’indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala e coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa, sarebbe emerso che Barresi avrebbe continuato a vivere con moglie e figli nella sua abitazione, in via Ammiraglio Rizzo, e non in quella della madre, in via XXIV Maggio,dove invece vive la sorella. Per i primi mesi (febbraio, marzo, aprile e maggio 2015) tutto è andato liscio per il Barresi. A discapito del Comune, però, che, a fronte di un costo di circa 32.000 euro (di cui € 24.000 elargiti al Barresi a titolo di compensi), non ha ricevuto alcuna prestazione lavorativa come contropartita. E probabilmente, tutto sarebbe andato bene per il Barresi se la Procura della Repubblica di Marsala non avesse disposto indagini per vederci chiaro. Tra l’altro, il cambio di residenza è un’attività alla quale è istituzionalmente deputata a polizia municipale, ma in questo caso ciò non è avvenuto. Evidentemente perché sarebbe stato uno scoglio più duro da superare. A difendere i due indagati è l’avvocato Celestino Cardinale.