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17/06/2015 06:00:00

Poliziotti di Mazara accusati di abuso d’atti d’ufficio e falso. Si chiude il processo

 Concluse le arringhe difensive (avvocati Giuseppe De Luca e Paolo Paladino), si avvia verso la conclusione il processo che, davanti il Tribunale di Marsala, vede imputati due poliziotti che fino allo scorso febbraio erano in servizio al Commissariato di Mazara, il sovrintendente Vito Pecoraro, di 52 anni, e l’assistente Vincenzo Dominici, di 45. Entrambi sono accusati di omissione d’atti d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico in concorso. Per loro, lo scorso 22 maggio, il pm Antonella Trainito, al termine della sua requisitoria, ha invocato la condanna a quattro anni e mezzo di carcere. La sentenza dovrebbe essere emessa nel pomeriggio del 6 luglio prossimo. Intanto, proprio nel corso della requisitoria, il pm ha tramutato il primo dei due reati contestati (omissione di atti d’ufficio) nel più grave “abuso d’ufficio”. Ai due poliziotti si contesta il fatto di non avere adottato alcuna sanzione (né sequestro, né multe) dopo avere fermato, ad un posto di blocco, un’auto (Fiat Panda) priva di copertura assicurativa, non revisionata e su cui gravava anche un fermo amministrativo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Alla guida c’era il mazarese Vittorio Misuraca, in quel periodo sottoposto a indagini da parte dei carabinieri (il Misuraca ha, poi, patteggiato una condanna per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione), che sul mezzo avevano piazzato una microspia. Questa, oltre a monitorare i movimenti di Misuraca, registrò anche l’iniziale contestazione di “omissione d’atti d’ufficio” sulla quale, successivamente, ha indagato la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, coordinata da Alberto Di Pisa, sul cui tavolo arrivò la relazione dei carabinieri. L’episodio contestato risale al 19 aprile 2012. Nel corso del processo, poi, un collega dei due poliziotti alla sbarra, il sovrintendente Antonio Sorrentino, ha dichiarato che c’era una relazione di servizio, datata 19 aprile 2012, in cui Pecoraro spiegava che al posto di blocco non furono adottati provvedimenti perché sapeva che sull’auto c’era la microspia dei carabinieri. Per la Procura, però, quella relazione di servizio sarebbe falsa, in quanto (come risulterebbe da accertamenti svolti da un chimico e da un ingegnere informatico) sarebbe stata redatta nel 2014. Due anni dopo i fatti per cui è processo. Al fine, dunque, di scagionare i due imputati. Per questo motivo, lo scorso febbraio, per Pecoraro, Dominici e Sorrentino, il gip di Marsala Francesco Parrinello ha disposto, su richiesta della Procura, la misura cautelare del divieto di dimora a Mazara del Vallo e recentemente la Procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio per falso in concorso (prima udienza preliminare l’1 luglio). Anche questa seconda indagine è stata svolta dalla sezione delle Fiamme Gialle della Procura.