Va bene la Doc Sicilia. Nel 2015 sono previste 28 milioni di bottiglie. Nei primi 5 mesi dell’anno l’imbottigliato è stato di oltre 89mila ettolitri, il 24% in più dello stesso periodo del 2014. E superiore al 20% del budget.
“Dalle tendenze attuali si può agevolmente prevedere di giungere a 28 milioni di bottiglie entro fine anno, superando così le più rosee aspettative – afferma Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela dei Vini Doc Sicilia – Oggi si stanno ponendo le basi per portare la denominazione Doc Sicilia sui mercati in maniera strutturata, con l’opportuno riconoscimento di valore e prezzo: in tal modo si potrà dare una svolta importante alla viticoltura siciliana”.
Nel 2011 è stata riconosciuta la Doc Sicilia e l’anno dopo si è costituito il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. La conoscenza del brand Sicilia, come concetto riconducibile all’idea di qualità e autenticità, è l’obiettivo che il Consorzio Vini Doc Sicilia sta perseguendo con la campagna di promozione negli Stati Uniti da 1,5 milioni, iniziata ad aprile e che si concluderà a fine anno. Il progetto prevede che stampa americana e operatori di settore scoprano i vini siciliani in occasione di numerosi appuntamenti, organizzati in collaborazione con la rivista americana di settore Wine Spectator. Gli Stati Uniti hanno recentemente superato sia la Francia che l’Italia per consumo di vino pro capite; tuttavia solo una ridotta percentuale di americani (9%) beve vini siciliani con regolarità.
Salvatore Li Petri vicepresidente del Consorzio evidenzia: “Come isola la Sicilia è ricca di una diversità di paesaggi e microclimi che permettono di produrre una grande varietà di vini rossi e bianchi dalla spiccata eleganza e complessità, piacevoli e brillanti. ” Si è così deciso di rappresentare la Sicilia, ma soprattutto il vino siciliano, come un trionfo della diversità, unito all’amore per una terra straordinariamente generosa, in cui le condizioni climatiche consentono una coltura della vite rispettosa dell’ambiente.
In Sicilia i grandi produttori sono rappresentati da Assovini Sicilia che associa una settantina di aziende: queste realizzano un fatturato di 250 milioni e circa 100 milioni di export. Mediamente le aziende operano in 22 Paesi, ma alcune superano anche le cento destinazioni. Un sistema complesso, quello del vino siciliano, fatto di grandi cantine (sempre più grandi, visto che la superficie media coltivata per azienda è passata dai 3,7 ettari del 2000 ai 6,3 del 2010, secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura) e di piccole cantine. Secondo i dati di Assovini, ogni azienda associata coltiva e valorizza circa 9 vitigni diversi, dagli internazionali a quelli autoctoni. Questi ultimi rappresentano il vero patrimonio regionale, ancora in gran parte inesplorato. Per questo motivo il 38% dei soci di Assovini Sicilia conduce sperimentazioni in vigneto, riguardanti nell’86% dei casi varietà autoctone.
Ma molto resta da fare, per crescere. Soprattutto oltreconfine, visto che l’export non riesce a decollare, nonostante l’aumento della qualità e dell’interesse estero in atto. “L’anno scorso – osserva Paolo Angius, vicepresidente di Banca Nuova, molto attiva nel credito al vitivinicolo – il vino siciliano ha inciso per meno del 2% sull’export complessivo italiano, contro il 32,7% del Veneto e il 14,9% della Toscana. Ci sono ampi margini di miglioramento, considerato che la Sicilia, con oltre 100mila ettari, è il primo territorio vitivinicolo italiano per superficie vitata”. Nonché la prima regione per ettari destinati alla coltivazione biologica della vite: 25mila, pari al 38% del totale nazionale.
Il vigneto siciliano (che pure ha subito una drastica riduzione, dai 300mila ettari del 1886, in linea con il calo italiano) è confrontabile con quello di interi Paesi, come Australia (133mila ettari), Cile (132mila), Sudafrica (100mila) e Nuova Zelanda (35mila). La produttività della Sicilia è però bassa, 52 ettolitri/ettaro, come le rese delle Dop bordolesi (49-50). La Sicilia offre inoltre un panorama ricco di vitigni autoctoni: il 60% della superficie è occupato dalle varietà Catarratto, Nero d’Avola, Grillo e Insolia, cui vanno aggiunte almeno una quindicina di altre uve (Zibibbo, Frappato, Perricone, Nerello Mascalese e altre).
“Vini di Sicilia” è il titolo della serie di incontri che permetterà al pubblico dell’esposizione universale di Milanoe agli appassionati di scoprire le mille sfaccettature del vino siciliano dalla costa ovest a quella est. Appuntamento sempre dalle 16.30 alle 18.30. Si parte domenica 12 luglio, con i wine-tasting interamente dedicati alle etichette più rappresentative delle aziende associate ad Assovini. Prima cantina in campo sarà Feudo Arancio con sei vini: Nero d’Avola Doc Sicilia 2013, Grillo DOC Sicilia 2014, Nero d’Avola Stemmari DOC Sicilia 2013, Dalila IGT Terre Siciliane 2013, Cantodoro IGT Terre Siciliane 2012 ed Hekate IGT Terre Siciliane 2012. Martedì 14 luglio, a fare da protagoniste saranno altre tre cantine associate. Valle dell’Acate porterà i suoi Zagra – Grillo DOC Sicilia 2014 e il Frappato DOC Vittoria 2014. Baglio del Cristo di Campobello sarà invece presente con Lusirà Syrah IGP Sicilia 2011 e Adènzia Bianco Doc Sicilia 2014, mentre Palmento Santo Spirito metterà in degustazione Nero di Sei 2011 e Bianco di Sei 2012. Si prosegue domenica 22 luglio: sarà la volta di Baglio di Pianetto con il suo Rais Moscato di Noto IGT Sicilia 2011, di Grottarossa Vini con il Nero d’Avola IGP Terre Siciliane 2014 e di Feudo Principi di Butera che porterà quattro delle sue migliori etichette. Per l’ultimo appuntamento del mese di luglio, quello di martedì 28, è in programma una degustazione dedicata a sei vini dell’azienda Cusumano: Sàgana Sicilia DOC 2012, Noà Sicilia DOC 2012, Jalè Sicilia DOC 2012, Shamaris IGT 2014, Alta Mora Etna Bianco DOC 2014 e Alta Mora Etna Rosso DOC 2013.