Le strutture di accoglienza sono sature e con questi grossi numeri anche l'organizzazione logistica al momento degli sbarchi è andata in tilt. Non è un caso che negli ultimi giorni le navi cariche di migranti abbiano seguito la rotta verso la Sardegna e la Calabria. Sull'Isola, soltanto nell'ultima settimana, si contano oltre 4mila nuovi arrivi che evidentemente hanno colmato gli ultimi posti disponibili. Centri di accoglienza sovraccarichi, palasport trasformati in tendopoli, chiese e agriturismi che hanno aperto le porte ai profughi. Soltanto a Lampedusa sono in 700 per un centro che ne accoglie circa 300, a Pozzallo gli stessi numeri per una capienza di circa 200 posti. E anche il Palaspedini di Catania e il Palanebiolo di Messina, nelle scorse settimane, sono stati attrezzati per i nuovi arrivi. Trapani che ha dovuto dire no ai 700 profughi a bordo della nave di Medici senza frontiere ha una capacità di accoglienza di circa 2mila persone in tutta la provincia e non ha più posti disponibili. "Possiamo prenderne una quindicina contando sul ricambio - fanno sapere dalla prefettura - Ma non certo grandi numeri". Palermo che ne ha accolti 717 soltanto sabato scorso va avanti grazie alle partenze spontanee dei migranti e ai trasferimenti nel resto dell'Italia, coordinati dal prefetto Francesca Cannizzo, in base al programma deciso dal ministero dell'Interno.
I numeri parlano chiaro. Da gennaio a oggi sono arrivate in Sicilia oltre 40mila migranti. Seimila soltanto nel capoluogo. Circa 10mila rimangono sul territorio, accolti nelle strutture individuate dal ministero dell'Interno fra Centri di primo soccorso, centri di accoglienza e centri per i richiedenti asilo. A cui si aggiungono i circa 300 centri di accoglienza straordinaria, accreditati dalle prefetture siciliane. Anche questi al collasso. In tutto si tratta di 15mila posti sempre al completo. E l'accoglienza sulla carta non è mai quella reale: è la regola che i centri accolgano un numero di migranti anche tre volte superiori alla loro capacità. "Sarebbero stati giorni preziosi per salvare altri migranti - dice Gabriele Eminente, direttore generale di Medici senza frontiere - Invece abbiamo dovuto attendere per conoscere il porto in cui sbarcare, mettendo a rischio la sicurezza della nave e le condizioni a bordo già critiche visto il numero di migranti e viste le condizioni di viaggio. Il sistema dell'accoglienza a terra è al collasso, quello che è accaduto alla nave civile di Medici senza frontiere ne è la prova tangibile. Eppure il flusso di migranti era più che previsto, ma il sistema non è pronto".
A Trapani, le autorità avevano dato l'ok per uno sbarco di appena 150 persone, alla fine sono scesi dalla nave soltanto sette migranti bisognosi di cure urgenti insieme con le loro famiglie. "Abbiamo deciso - continua Eminente - di non procedere con uno sbarco parziale perché una simile operazione, in una situazione di tale sovraffollamento, avrebbe fatto emergere seri rischi per la sicurezza. La situazione a bordo era molto tesa e molte delle persone temevano di essere riportate in Libia. Soltanto mantenendo un contatto visivo con la terraferma fino alla Calabria siamo riusciti non alimentare paure tra i migranti a bordo".