Caso Crocetta. Ieri il presidente è tornato in attività a Palazzo d’Orléans e ha ripreso l’attività di governo, convocando pure una riunione di giunta per oggi a mezzogiorno e al termine di una lunga giornata di lavoro detta la sua linea: «Trovo più corretto discutere con l’Ars - dice - e non con chi da Roma vorrebbe farmi fuori, dei percorsi che consentano e possano prevedere pure la fine concordata della legislatura, tenendo conto che oggi ci sono atti fondamentali da approvare necessari per evitare che la Sicilia faccia la fine della Grecia».
E dopo aver discusso col presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, programma il suo intervento in Aula giovedì a mezzogiorno, segno che la trattativa coi partiti prosegue. Arriva così una svolta dopo l’ennesima giornata convulsa che rischiava di finire con un nulla di fatto. Dopo la presa di posizione del presidente della Regione sul fatto che non si sarebbe dimesso per non darla vinta «a chi voleva ammazzarlo» o portare a termine «un golpe», arriva il colpo di scena.
Scrive sul Foglio Giuseppe Sottile:
Da sabato scorso, quando Manfredi Borsellino ha alzato la botola e ha mostrato i vermi dell’antimafia siciliana, nessuno potrà dire: io non sapevo. Perché il figlio di Paolo ha pronunciato la sua requisitoria davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e ha raccontato per filo e per segno il calvario patito dalla sorella Lucia costretta alle dimissioni non dalla mafia ma dalle malefatte di una confraternita di avventurieri – una cosca, stavo per dire – che per anni ha turlupinato la Sicilia spacciandosi, addirittura, come “presidio di rivoluzione e di legalità”.
Lucia alla “rivoluzione” di Rosario Crocetta ci aveva creduto. E aveva persino accettato l’incarico di assessore regionale alla Sanità, convinta – ha sostenuto il fratello – di potere dare “trasparenza e felicità” a una palude che nei gli anni di Totò Cuffaro e poi di Raffaele Lombardo aveva consentito ogni sorta di abuso e spavalderia. Ma il sogno, come si dice, è durato lo spazio di un mattino. Perché dopo meno di tre anni la figlia di Paolo Borsellino, il giudice ammazzato in via D’Amelio, ha dovuto prendere atto che l’antimafia dei pennacchi e delle carriere aveva costruito, attorno alla sacralità di un nome segnato dal martirio, un’altra delle sue imposture. E ha mollato. Con una lettera che, per le cose dette e denunciate, avrebbe dovuto provocare un terremoto; e invece è precipitata nel “silenzio sordo delle istituzioni”, assorbita come un bicchiere d’acqua da Crocetta e dal suo circo dei miracoli; e ingoiata in un solo boccone dal Pd siciliano, preoccupato di trovare subito un proprio uomo al quale assegnare la guida dell’assessorato e la gestione dei nove miliardi che in quelle stanze annualmente si amministrano.
In Sicilia non è solo Crocetta a dover andare a casa ma tutto il Pd che non si deve ripresentare alle urne http://t.co/VM2uWgMQIH
— Riccardo Nuti (@Riccardo_Nuti) 20 Luglio 2015
Lucia Borsellino è stata intervistata su Repubblica da Emanuela Lauria. Ecco un passaggio dell'intervista:
Lei ha dovuto gettare la spugna, perché? "Per oppormi a quel coacervo di interessi che c'è dietro alla sanità era necessario un solido fronte comune che nei fatti non c'è stato". Non lascia per quell'intercettazione pubblicata da l'Espresso nella quale il dottore Tutino auspica una brutta fine per lei, analogamente a quella riservata a suo padre? "No, ho cominciato a maturare questa decisione da alcuni mesi". Sapeva di quella intercettazione? "No, assolutamente. Quello che avevo da dire sul clima di diffidenza e ostilità l'ho già riferito agli organi inquirenti". Quindi la percezione di un clima di ostilità non è una scoperta recente? "Fin dal primo giorno ho avuto ben chiaro che nei miei confronti c'era un clima di ostilità e di diffidenza".
Sempre su Repubblica, Antonio Fraschilla intervista Rosario Crocetta:
La Borsellino ha definito "infernale" il contesto in cui ha dovuto vivere. "Lucia è stata tratta in inganno da notizie fasulle, per questo ce l'ha con Tutino. Ma io Lucia l'ho sempre difesa, fino all'ultimo. Qualche sera prima che si dimettesse siamo stati a cena assieme. E come lei voleva, nell'immediata vigilia del suo addio ho redarguito pesantemente il manager del Civico Migliore che non voleva rinnovare la convenzione con l'Ismett. Ho protetto la Borsellino da tante cose che non sa neppure la sua famiglia, solo per non darle sofferenza". Cosa ha pensato quando Mattarella, dopo aver sentito Manfredi Borsellino parlare della croce portata da sua sorella, lo ha abbracciato platealmente? "L'avrei abbracciato anch'io. Manfredi non ha parlato di me. Non è una novità che nella sanità siciliana c'è un insostenibile sistema di malaffare. Vuoi vedere che sono io il capo?".
Nel giorno in cui Rosario Crocetta è rientrato a Palazzo d’Orleans dopo tre giorni di “esilio” nella sua residenza a Tusa, la posizione del governatore è tutt’altro che definita. Nonostante il presidente abbia annunciato di non volersi dimettere e di voler proseguire alla guida della Regione Sicilia, i vertici nazionali del Partito Democratico continuano a discutere sul futuro della sua giunta.
Dopo il vicepresidente dem Debora Serracchiani, che ha definito “insostenibile” la situazione siciliana, il presidente del Pd, Matteo Orfini, non esclude alcuna ipotesi sugli sviluppi del caso che ha travolto il governatore. Da Napoli, Orfini ha precisato che anche la sfiducia al governatore è uno scenario ipotizzabile, ma «la discussione riguarda il Pd siciliano». Il presidente del Pd, ha aggiunto che, a prescindere dalla telefonata, «falsa perché noi stiamo a quanto ha detto la Procura, quello che emerge dall'inchiesta è un quadro inquietante di relazioni complicate e pericolose del cerchio magico del governatore. Sono cose che il Pd siciliano aveva ampiamente denunciato e aveva criticato Crocetta per le cose che stanno emergendo».
Intercettazione #Crocetta: Renzi pensa già al dopo Rosario. Verso l'accordone con Alfano e Casini http://t.co/tE6nBylZyr
— L'HuffPost (@HuffPostItalia) 21 Luglio 2015