Università in Sicilia agli ultimi posti nella classifica nazionale sulla qualità degli atenei. Lo certifica Il Sole 24 Ore, che ogni anno produce la sua classifica sulla qualità degli atenei. Verona, Trento e il Politecnico di Milano, sono, nell’ordine, le migliori università in base ad una serie di indicatori come l’attrattività, le borse di studio, la ricerca, la dispersione e la sostenibilità.
Le università siciliane, sia statali sia non statali, come negli anni scorsi, stazionano nella parte bassa della classifica. Nella classifica generale, che contempla 61 università, Messina scivola dal 39esimo posto del 2014 al 40esimo con 42 punti. Palermo, con appena 29 punti, è al 55 posto anche se rispetto all’anno precedente ha scalato la graduatoria di cinque posti. Segue a ruota Catania al 56, sempre con 29 punti. Sul fronte della didattica, sia Messina sia Catania perdono posizioni. Dal 42esimo del 2014, Messina scende al 46esimo posto e Catania dal 56esimo al 59esimo. Migliora, invece, Palermo che passa dal 52esimo posto al 48esimo. Messina, dal canto suo, si distingue quanto a ricerca guadagnando il 37esimo posto mentre Catania si ferma al 47esimo e Palermo al 54esimo.
Per le Università non statali c’è la Bocconi di Milano al primo posto (al secondo la Luiss di Roma, al terzo un’altra milanese, l’Università San Raffaele). L’Università Kore di Enna chiude la graduatoria al 15esimo posto e critica la classifica. «Essi – sottolinea la direzione della Kore – riguardano il contesto infrastrutturale e sociale della regione in cui insiste ogni università e per il quale la qualità delle università non c’entra nulla: nei contesti migliori le università ne sono beneficiarie, in quelli peggiori le università ne sono le vittime». Il primo parametro oggetto di critica è il numero di iscritti da fuori regione. «Naturalmente – scrivono dall’ateneo siciliano – agli ultimi posti ci sono Enna, Catania, Cagliari e Palermo, rispettivamente con 0.9, 0.5, 0.3, 0.3 che sono già indici da miracolo considerati i trasporti tra il continente e le isole». Secondo punto èla quantità della borse di studio che, però, «vengono erogate dai singoli governi regionali». Terzo fattore la percentuale di occupati ad un anno dalla laurea, che «dipende dal mercato del lavoro, in cui il Nord prevale ampiamente sul Sud». Sarebbe quindi il contesto a influire negativamente sulla classifica del Sole24Ore.
Sul fronte dell’’attrattività’ (ovvero la percentuale di immatricolati fuori regione sul totale degli immatricolati) Messina si piazza al 26esimo posto, mentre troviamo Palermo al 60esimo e Catania ancora più in fondo, al 61esimo posto. Ottima la performance di Messina quanto a ‘sostenibilità’ (il numero medio di docenti di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti per corso di studio), indicatore nel quale di distingue al sesto posto. Bene anche Catania al 15esimo e Palermo al 20esimo. Messina si tiene su in classifica anche per gli ‘stage’ (la percentuale di crediti ottenuti in stage sul totale), indicatore che la vede al 17esimo posto (Palermo è al 26esimo e Catania al 39esimo). Nella sfida per la ‘mobilità’ (la percentuale di crediti ottenuti all’estero sul totale), vince Palermo che si piazza al 14esimo posto, mentre Messina e Catania arrancano al 55esimo e 57esimo posto. Tre pessimi piazzamenti, invece, per quel che riguarda le ‘borse di studio’ (la percentuale di idonei che hanno ricevuto la borsa di studio). Palermo è penultima in classifica e Messina e Catania sono poco più su (55esimo e 52esimo).
Ecco i dati.