Pietrangelo Buttafuoco, il candidato alla presidenza della Regione Siciliana che fa gola a tanti. E' stato, lo scrittore e giornalista, una spina nel fianco per Crocetta. Ha scritto un pamphlet, "Buttanissima Sicilia", che è diventato hashtag e slogan politico delle opposizioni.
Adesso che si ragiona sul dopo Crocetta in tanti fanno il suo nome, a cominciare da Matteo Salvini. In avanscoperta va il segretario nazionale di ‘Noi con Salvini’, Antonio Attaguile, ad una convention con circa 400 spettatori presso Montalbano Elicona (Messina): “per sconfiggere il crocettismo e il conformismo politico a cui da troppo tempo è condannatala nostra terra – incalza Attaguile – proponiamo il nome di Pietrangelo Buttafuoco: un intellettuale libero che potrebbe essere un ottimo governatore perché conosce bene i mali della nostra isola e rappresenta una Sicilia senza ombre”. E per fargli accettare di guidare la coalizione di destra servirà un forte pressing, annuncia Attaguile. Quest’ultimo, di fronte ai quadri dirigenti del movimento, spiega il perché dell’affiliazione con la Lega: “ho sempre creduto in una Lega che potesse rappresentare l’intera nazione e per questo da subito ho instaurato un rapporto di stima con Giorgetti quando era capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati e quando nessuno poteva mai immaginarsi i traguardi raggiunti oggi. E questa sala gremita ne è un’ulteriore testimonianza. Oggi lanciamo ufficialmente la campagna tesseramento”.
Buttafuoco, pur non essendosi mai esposto direttamente alle lusinghe della Lega Nord, ha sempre sostenuto di considerare “l’altro Matteo”, quello in grado di costruire un percorso di rappresentanza per “la maggioranza degli italiani che non è di sinistra”.
L’estate riserva sempre dibattiti e polemiche politiche più eccentriche del solito (per la verità abbondano anche d’inverno), ma questa ha quantomeno il merito di far capire, in parte, cosa bolle nel pentolone della destra che incrocia la Lega di Salvini versione nazional-sudista e i Fratelli d’Italia.
Dopo la proposta di Attaguile, coordinatore di «Noi con Salvini» in Sicilia, ex democristiano di lungo corso, è emerso un piccolo particolare (oltre al fatto che gli vengono le bolle a sentire parlare di una su candidatura) è che Buttafuoco si è convertito alla religione di Maometto (lui però disdegna il termine conversione e nel suo ultimo sofisticato libro «Il feroce saracino, la guerra dell’Islam, il califfo alle porte di Roma» preferisce parlare di «Tradizione» che affonda nelle radici arabe siciliane). Un islamico a Palazzo d’Orleans di Palermo? Per i leghisti in salsa sicula non ci sarebbe nulla di male. Per Giorgia Meloni, che dovrebbe fare asse lepenista con Salvini, invece sì.
«A parte il fatto che non credo che il mio amico Pietrangelo sia interessato e premesso che lo stimo molto come intellettuale, ma ci rendiamo conto del messaggio culturale, prima ancora che politico, che daremmo al mondo? È come se a Istanbul venisse candidato ed eletto un cristiano. Io sono per la libertà di culto, non ho nulla contro i musulmani e l’Islam... ma santo Dio!». Quale messaggio passerebbe se venisse candidato Buttafuoco che si è dato il nome di Giafar al-Siqilli, cioè Giafar il siciliano? «Il messaggio - spiega Meloni - di un cedimento culturale ai quei fanatici che vorrebbero sottomettere noi infedeli. Nel libro «Sottomissione», lo scrittore francese Michel Houellebecq racconta della vittoria alle elezioni presidenziali di un candidato musulmano contro un candidato del Front National. La Francia in mano agli estremisti jihadisti, la resa, l’incapacità di difendere la propria cultura occidentale e nazionale. Qui invece siamo al paradosso che il fronte lepenista candiderebbe in Sicilia un convertito all’Islam». Meloni evoca le nostre origini ebraico-cristiane, sembra richiamare tesi care di Oriana Fallaci: è la sponda cattolica più dura della destra.
«Mi fa specie che un partito come la Lega cada in questa contraddizione con tutte le implicazioni che ci sono nella comune battaglia contro l’immigrazione e il proliferare di minareti in Italia». Forse Meloni mette le mani avanti rispetto a future scelte politiche in Sicilia della Lega. «Nessuna rottura e nessun risentimento. Discutere tra alleati è sempre salutare e poi sulla Sicilia non mi sento messa fuori campo perchè la partita ancora non si è aperta». La leader di Fdi ripete che non ha nulla contro Buttafuoco-Giafar e la sua riscoperta del passato arabo in Sicilia . «Non entro nelle sue scelte religiose e filosofiche, ma oggi siamo dentro un’altra storia, in un contesto diverso. Non possiamo farci trovare impreparati».
LA REPLICA DI BUTTAFUOCO. «Io faccio politica, me ne rendo conto, ma con i miei libri e con i miei articoli. Non sono adatto al mercato elettorale dove la pur formidabile Meloni è poi costretta ad argomentare da pezzente per salvaguardare il proprio orticello», ci ha detto. Quindi ha ribadito due e tre concetti chiave sulla sua regione: «La Sicilia non potrà essere salvata da un nuovo presidente ma solo da due necessari passaggi: la nomina di un commissario straordinario e la cancellazione dello Statuto speciale. È impossibile governare la Sicilia col ricatto del consenso». Chissà, magari davvero la scossa salviniana farebbe bene, con o senza Pietrangelo. Che aggiunge una postilla sui tanto applauditi grillini: «I Cinque Stelle hanno un punto debole: non si sono dimessi. Hanno preferito vivacchiare con lo stipendio in saccoccia invece che seguire Ferrandelli, il giovane deputato del Pd che si è dimesso dimostrando quel valore che neppure i parlamentari di destra hanno saputo cavar fuori dal loro attendismo. Non si può stare un minuto di più in una istituzione al cui vertice c' è Crocetta, inadatto per tutto e non certo per la intercettazione fantasma».
L' ultima trafittura (e non proprio di tenerezza) è per la giovane Giorgia, che Buttafuoco invita a visitare la palermitana Zisa - partorita da mente musulmana - assieme a lui, «poi ne parliamo». Dice Pietrangelo: «Ancora a proposito della Meloni, una cosa: è vero, da saraceno quale sono ho perso i diritti civili, ho guadagnato i doveri della verità e perciò non posso non segnalare alla pur formidabile Meloni il suo errore blu in storia: la Sicilia islamica fu l' esempio più alto di civiltà del Mediterraneo. Le regalerò Il Canzoniere di Ibn Hamdis, il più potente canone poetico della letteratura italiana in lingua araba (ebbene sì). A ogni modo. Governatore io no, ma se si libera un posto da emiro un pensierino glielo dedico».