Bocciata. Selinunte non passa l’esame di Legambiente. Anche quest’anno le ANALISI DEL MARE allo sbocco del depuratore e alla foce del fiume Modione hanno dato risultati preoccupanti.
Nei pressi del depuratore addirittura è venuto fuori un dato non contabile, talmente elevato da non poter essere quantificato. Un po’ come un malato che, misurandosi la temperatura, vedesse esplodere il termometro.
Legambiente ha sempre precisato di non dare patenti di balneabilità, ma di fotografare le varie situazioni in determinati punti. Infatti a Selinunte i prelievi sono stati solamente due. Ma qualcuno si è affrettato a dire che i segnali sono buoni per tutto il litorale tranne in quei due punti, forse convinto che minimizzare e disinformare possa servire a difendere il territorio ed incrementare il turismo.
Di fatto un messaggio simile potrebbe indurre la gente a considerare balneabili anche i tratti di mare nelle immediate vicinanze del porticciolo e nei pressi della foce del fiume Belice. Tratti che invece sono inquinati, con tanto di divieto di balneazione disposto negli anni dalla Capitaneria di Porto e dal Ministero della Sanità regionale. Ma quando mancano i cartelli di divieto e certi giornalisti sul web dicono che a parte quei due punti tutto il mare di Selinunte è cristallino, si rischia davvero di fare confusione.
Non è affatto detto che minimizzare e nascondere faccia bene al territorio.
Eppure lo stesso direttore nazionale di Legambiente, Rosella Muroni, nella conferenza stampa di qualche giorno fa al Lido Zabbara era stata abbastanza chiara: “Non si fa male a dire che ci sono dei problemi. Si fa male invece a non affrontarli. Fino a quando si penserà che negare, non comunicare, non dire la verità, sia l’unico modo per intercettare i turisti, il risultato che abbiamo è questo. Anche perché ormai – ha aggiunto la Muroni - nell’epoca dei social network e della comunicazione del turismo fai da te, turisti e cittadini hanno tutte le possibilità di informarsi e di sapere. Noi vogliamo che venga messa in campo una politica seria e attenta della gestione delle coste e delle acque del mare”.
Ecco perché Giuseppe Salluzzo, presidente del circolo Crimiso di Legambiente Castelvetrano, ha proposto interventi urgenti: “Per la riparazione del pennello a mare del depuratore, al posto di aspettare i fondi regionali, si potrebbe fare qualche sagra in meno ed iniziare a lavorare con fondi comunali. Magari, il prossimo anno i risultati potrebbero migliorare, così come è già avvenuto ad Erice e Mazara del Vallo”.
Potrebbe essere un’idea per evitare di bocciare anche il prossimo anno. Un po’ come andare a lezioni private. Ma chi le paga? Il Comune o l’Europa?
E poi c’è il nuovo porto turistico.
La tentazione di vedere un’amministrazione comunale a favore del porto e una Legambiente contraria è grande.
Ma anche qui si rischia di fare confusione. Legambiente non è mai stata contraria a fare un nuovo porto a Selinunte, per risolvere i problemi dei pescatori, funestati da tempo immemore dagli interramenti e dagli intasamenti delle alghe.
Ma il progetto preliminare di questo nuovo porto è a dir poco sovradimensionato: 400 posti barca, compresi 5 posti per natanti lunghi 30 metri e larghi 9. Di cui soltanto una cinquantina di posti per i pescatori. Costo complessivo: 36 milioni di euro.
Legambiente non è favorevole a questo tipo di porto e suggerisce una modifica del progetto, in modo da realizzarne uno a misura di borgata, magari di un centinaio di posti.
E qui casca l’asino. Paradossalmente un porto più piccolo non attrarrebbe i grandi costruttori, quelli del calibro di Condotte e Acquamarcia per intenderci, che investirebbero forse soltanto sulle grandi dimensioni.
E allora, dato che Selinunte è potenzialmente appetibile, visti il Parco Archeologico e la Riserva del Belice, si sta tentando di prendere due piccioni con una fava. E dato che la fava ce la deve mettere il privato col project financing, bisogna fare in modo da intercettare l’interesse del grande costruttore, soprattutto perché i finanziamenti europei non sarebbero più intercettabili dall’Europa per i porti della Sicilia, visto che ce n’è uno ogni 14 chilometri.
Di quei 36 milioni, una quindicina dovrebbe poi metterli il Comune di Castelvetrano, che però al momento è a rischio default come tanti altri comuni siciliani e non.
La cosa curiosa è che questo grande investimento, più che basarsi sull’esistenza di un mercato caratterizzato da un’elevata domanda, si affida ad una prevista potenzialità collegata ad un’ eccellente gestione sia del Parco che della Riserva.
In definitiva, in un’epopea di sfrenato ottimismo, il porto si pagherebbe da solo, attraverso le risorse naturali ed artistiche di irresistibile attrazione per tutti.
Il sindaco di Castelvetrano Felice Errante ne è assolutamente convinto: “Sull’idea progettuale del porto, questa amministrazione potrà anche modificare ciò che è modificabile, ma non arretrerà di un centimetro. E’ una scelta del mio programma elettorale che intendo portare avanti, compatibilmente a tutte le norme di legge vigenti, non avendo nulla da nascondere e avendo come interesse prioritario quello della tutela ambientale – ha affermato il primo cittadino - Non c’è nessuna volontà per tornare indietro su questa scelta, che mi auguro possa essere finanziata”.
E perché Legambiente non è d’accordo? Il solito partito del “no” che mette il bastone tra le ruote a chi vuole fare vero sviluppo? Non proprio.
A spiegarlo è Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, che risponde all’intervento di un pescatore presente alla conferenza stampa che sottolineava che chi vive di pesca ha bisogno del porto: “Vi posso dire che se verrà un’azienda di queste, voi il posto barca non ce l’avrete mai, perché per voi costerebbe cifre inarrivabili. Certamente, nell’idea del Comune sono previsti sufficienti posti barca per i pescatori – ha aggiunto Fontana - ma se viene Condotte a fare un progetto di finanza, stia certo che lei la sua barca non ce la metterà.
Un porto simile a quello che si vuol fare qui, lo stanno facendo a Siracusa, dove non ci sono pescatori e le barche ce le hanno coloro che hanno i soldi.
E’ inutile far capire che il porto risolverà i vostri problemi, perché alla fine rovineranno la spiaggia, che sparirà quasi completamente nel corso degli anni e voi non avrete comunque il posto barca. Rifletteteci. Non fate gli stessi errori che hanno fatto tutti gli altri.
Ci sono delle scelte da fare. Io potrei dire che per me è più importante il porto turistico, per cui sacrifico la spiaggia sottoflutto che negli anni sparirebbe, in funzione di un interesse che ritengo essere maggiore. Ma bisogna essere chiari e dire ai castelvetranesi che otterrebbero un porto da 400 posti barca, ma perderebbero la spiaggia dall’altra parte”.
Insomma, i bagnanti si vedrebbero sparire le spiagge. E i pescatori i loro posti barca.
Il resto della borgata invece? Ristoratori, bar, negozi di souvenir?
Fontana sulla questione è molto diretto: “Si tratta di grandi attività commerciali dove i soldi non si fanno con l’affitto del posto barca ma con ristoranti, supermercati, centri commerciali. Il diportista arriva e trova tutto lì dentro. Non esce nemmeno per comprare un souvenir. Un buon porticciolo turistico è quello di Santa Marina Salina. Trovi le docce e il rifornimento di benzina. Poi, se vuoi andare a mangiare, devi andare a Santa Marina Salina, altrimenti che vantaggio trarrebbero dal porto i ristoratori già esistenti? Così anche per i souvenir. Condotte ha provato a realizzare un porto invece, come quelli che si fanno oggi, a Lipari. E non lo stanno realizzando, perché la comunità gli ha fatto la guerra. Quando un progetto fatto con quella filosofia lo dovrete presentare a questa comunità, succederà la stessa cosa che è successa a Lipari: li hanno cacciati a pedate.”
Ad ogni modo, il progetto preliminare non è ancora stato approvato. E la Sovrintendenza, sui relativi fondali, ha anche trovato dei resti lapidei di grandi dimensioni, che potrebbero avere origine archeologica. Ecco perché ha disposto uno studio sulla loro natura, prima di esprimere il proprio parere sulla fattibilità del progetto.
Infine ci sono le alghe, anzi le “foglie di posidonia”. Quelle che ogni tanto si spiaggiano e tornano in mare con le mareggiate di scirocco. E quelle che invece ristagnano dentro il piccolo porticciolo insieme ad idrocarburi e batteri fecali. Si, perché oltre alle barche, il porticciolo ha uno sfioratore di piena che scarica il soprappiù dei liquami fognari delle vicine vasche di raccolta, quando le elettropompe non ce la fanno a spingere tutto verso il depuratore.
Insomma, “fogne di posidonia”.
Materiale che, ammesso che possa essere trattato dal nuovo macchinario del famoso progetto “Medcot” (Méthodologies Durables pour la Réhabilitation et la Valorisation du Littoral Côtier) per essere trasformato in compost per l’agricoltura, dovrà comunque essere tirato fuori dalle acque del porto coi soliti interventi da 100 mila euro.
Ma il sindaco Errante ha un asso nella manica: ripristinare il foro nel molo di ponente, con la vecchia saracinesca per far uscire le alghe a seconda delle correnti. Opera della scorsa amministrazione costata più di 100 mila euro, rivelatosi fallimentare perché da quel buco non è mai uscita un’alga e la saracinesca si fermava erroneamente a pelo d’acqua, senza arrivare fino in fondo. Costo: più di 100 mila euro.
Ma stavolta funzionerà, assicura Errante: “A settembre abbiamo previsto un primo immediato intervento di funzionalità della barra del cancello che dovrebbe consentire un deflusso delle acque, se riusciamo finalmente a farlo funzionare correttamente, cioè farlo arrivare fino al fondo e utilizzarlo in occasione delle correnti in modo tale che possa liberare dalla posidonia il bacino acqueo.”
In effetti, se due più due fa quattro, una volta rifatto il buco nel molo, basterebbe un mezzo meccanico a spingere le “fogne” di posidonia dall’altra parte. In questo modo, arriverebbero nella spiaggia attigua, acquisendo il titolo di “foglie” di posidonia spiaggiate e verrebbero trasformate dal macchinario in compost.
L’arte di arrangiarsi. In teoria.
Intanto dal pubblico qualcuno fa una domanda più che sensata: “Questi 400 posti barca, con tutte queste potenziali presenze, presupporrebbero anche un’appetibilità per la borgata. Uno non costruisce un garage se poi non ha la macchina da metterci. La qualità del territorio è molto importante. Che senso avrebbe invitare 1200 persone a sostare in mezzo a cumuli di spazzatura?”
Gli hanno risposto che questo tema meriterebbe un incontro a parte. Uno solo? Sfrenato ottimismo.
Egidio Morici