Privato è bello. E il pubblico fa schifo. Adesso l’hanno capito anche loro, i guru della sinistra intellettuale, quelli che finora non perdevano occasione per spiegarci le virtù della collettivizzazione, la necessità di una gestione comunitaria dei servizi, «non si privatizzano i diritti», «il trasporto locale è solo municipale» e vai con il soviet dell’acquedotto. Adesso l’hanno capito anche loro: Legambiente, Italia Nostra, gli ecologisti, le anime belle, persino i giornalisti con la penna intinta nell’inchiostro rosso. L’ha capita, per dire, pure Corrado Augias, che ieri su Repubblica ha accolto e rilanciato l’appello di una serie di nomi che sembrano rubati all’araldica dei salotti chic, fra Metropolitan Museum di New York e Gagosian Gallery di Londra. Tutti uniti nel gridare in coro, come un Fantozzi redivivo: evviva il privato, il pubblico è una boiata pazzesca.
A far loro cambiare idea la Tonnara di Scopello, meraviglioso angolo della Sicilia, nel comune di Castellamare del Golfo, provincia di Trapani. Qualche giorno fa, infatti, il sindaco di Castellamare ha deciso di rendere pubblica ed accessibile a tutti l’incantevole spiaggia, di fatto requisendola ai legittimi proprietari e rimuovendo d’autorità il pagamento del ticket di 3 euro, che era stato da loro imposto. Risultato? È stata «incentivata la balneazione» (orrore). La Tonnara si è trasformata in un «bivacco di degrado di sporcizia» (orrore orrore). Sono comparsi «rifiuti ed escrementi umani» (orrore, orrore, orrore). Tutte cose che non sono piacevoli per nessuno. Figurarsi per chi è abituato a passare le sue giornate fra Metropolitan Museum, Gagosian Gallery e relativi vernissage.
Da qui è partita la rivolta. Prima Legambiente che insorge. Poi Legambiente e Italia Nostra che s’appellano al prefetto. Quindi i bei nomi dell’arte internazionale che scrivono a Corrado Augias su Repubblica. E quest’ultimo che si trincera dietro l’elegante missiva di Lisson Gallery e Architetural Association School of Architeture di Londra per stabilire una verità assai semplice: il privato aveva gestito quella Tonnara bene, il pubblico no.
Anzi: il pubblico l’ha gestita molto male e, «in nome di qualche interesse o pressione», ha dato il via libera «a ogni tipo di speculazione o incuria».
Mentre il privato «offriva un’offerta» (sic! anche per l’italiano evidentemente c’è il degrado come alla Tonnara) «tale da riqualificare l’intera zona». Roba che sembra di leggere un articolo di Sergio Ricossa o di Antonio Martino, al massimo un comunicato dell’Istituto Bruno Leoni. Mica un articolo di una delle penne di punta dell’Antica Gauche Kollettiva.
A questo punto verrebbe voglia di rivolgere una domanda al dottor Augias, ma anche al Chair of Modern e al Grand.Uff.Lup.Mann. della Gagosian Gallery, e persino a Legambiente e Italia Nostra. La domanda è questa: ma se il privato funziona bene alla Tonnara di Scopello, perché poi dovrebbe funzionare male per il resto dei problemi d’Italia? Perché, se le pressioni e gli interessi rendono ingestibile una spiaggia, non deve succedere lo stesso per l’acqua o per i trasporti pubblici?
E allora, di grazia, perché costoro insistono sul fatto che l’autobus dev’essere per forza municipale, il rubinetto pure, e guai a parlare di scuola se non è statale? In altre parole: come si spiega tutta questa passione per il pubblico se poi il pubblico manco riesce a gestire una Tonnara che invece il privato rendeva meravigliosa?
Sempre in Sicilia ieri è stato inaugurata una bretella, finanziata dai deputati del Movimento 5 Stelle con i loro soldi, quelli detratti dalle buste paga dell’Assemblea regionale siciliana. Questo pezzo di strada serve a collegare Palermo-Catania, bypassando l’interruzione dell’autostrada, dovuta al crollo di un ponte, avvenuto lo scorso 10 aprile. Avete capito bene: l’autostrada è chiusa dal 10 aprile, i lavori per la risistemazione non sono stati ancora appaltati dalla statale Anas, ma si circolerà grazie alla scorciatoia realizzata dai cittadini grillini. In pratica loro sono riusciti a fare, privatamente, in 50 giorni, ciò che l’apparato pubblico ci metterà anni a sbloccare.
E dunque, mettendo insieme i due esempi che ci vengono dalla cronaca siciliana di ieri, la bretella e la Tonnara, all’improvviso sgorga nelle nostre vene un refolo di ottimismo. Non è vero, infatti, che la Sicilia non si può salvare. Forse una strada c’è: basta cederla tutta, in blocco, a un privato. AAA vendesi regione, grande affare, astenersi Crocetta e perditempo. C’è qualcuno che si candida?
di Mario Giordano