Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
06/08/2015 06:30:00

La Tonnara di Scopello, il libero accesso al mare e il vero cancro della Sicilia

Un'amministrazione di un Comune siciliano, una volta tanto, cerca di svolgere al meglio il proprio ruolo, in base al diritto di accesso al demanio, e lo fa assumendosi i propri doveri sino in fondo per salvaguardare il sito e la sua incommensurabile bellezza:
1) ingresso a numero chiuso al mare (200 persone, come indicato dal prefetto di Trapani);
2) pulizia e sorveglianza del sito;
3) istituzione del servizio di salvataggio (prima non contemplato dalla presunta virtuosa gestione dei privati);
4) rispetto dell'ordinanza della Capitaneria di Porto riguardo all'uso della spiaggetta adiacente la tonnara, per motivi di sicurezza (spiaggetta in cui i virtuosi privati facevano allegramente accedere i clienti della Tonnare in barba a ogni ordinanza e all'incolumità stessa delle persone).

Dunque, un'amministrazione di un Comune (dal passato difficile e controverso), una volta tanto, lancia un segnale concreto di discontinuità politica e culturale in una terra come la Sicilia dove eventi del genere dovrebbero essere accolti con entusiasmo e incoraggiati, e per tutta risposta, non solo viene attaccato prima dal direttore regionale di Legambiente Sicilia e poi da intellettuali che (nonostante non abbiano mai messo piede in quei luoghi) si improvvisano campioni della difesa di interessi privati in nome di una sorta di pregiudiziale mafiosità o inadeguatezza della pubblica amministrazione siciliana nella gestione dei beni comuni (senza prima informarsi, ad esempio, su una sentenza che ha accusato e rimosso dalla loro funzione gli attuali amministratori privati per gravi irregolarità amministrative e contabili), ma adesso si vede persino ingiuriato con un cartello del genere... che la dice lunga sullo scempio che oggi in Sicilia si sta consumando sull'uso disinvolto e subdolo della retorica dell'antimafia.

Così io da siciliana che conosce e ama quei luoghi penso che, quando finalmente, una volta tanto, un'amministrazione 

s'impegna in un gesto del genere, questo gesto ha un valore simbolico, politico, culturale di tale portate che dovrebbe essere appunto incoraggiato, guardato con orgoglio, considerato una conquista. E invece... viene attaccato, denigrato, accolto con la sufficienza e il cinismo di chi parla di cose che non conosce, servendosi di parole violente e mistificatorie come lo sono sempre i pregiudizi... o di chi ha tutto l'interesse perché le cose in Sicilia rimangano immutate. E lo fa nel modo più subdolo, facendosi campione di un'antimafia che ormai sembra diventato l'ombrello buono per ogni stagione e ogni battaglia.

Così, risulta davvero inspiegabile una siffatta mobilitazione a favore di interessi privati (e speculativi) che con questo ingiurioso cartello rivolto non solo all'amministrazione, ma a tutti coloro che cercando di difendere i beni comuni, dimostrano un tasso di arroganza insopportabile... Un' arroganza e una concezione proprietaria dei beni comuni che fino a oggi, a ben guardare, sono stati il vero cancro della Sicilia.

Evelina Santangelo