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17/08/2015 06:10:00

La storia della prima Officina Elettrica di Alcamo

C’era una volta, nel centro di Alcamo, proprio dietro Sant’Agostino, una piccola isola felice. Anzi, c’era una piccola fetta di Lombardia, una enclave brianzola nel cuore della cittadina siciliana dalle case "inquacinate", come nella migliore tradizione araba.

Era l’Officina Elettrica, un grande cortile vasto e brulicante di uomini all’opera, di meccanici, fabbri, impiegati (pochi, in verità). Quel cortile era la piazza d’armi di un Robinson Crusoe "lumbard" che era venuto ad investire nella nascente e florida industria elettrica siciliana.

Quell’uomo burbero ma geniale, esigente e paternalista fino all’inverosimile, era Giuseppe Apostolo, che come tutti i lumbard del tempo venne conquistato dalla Sicilia, si sposò ad Alcamo e mise su famiglia in quest’angolo remoto dello Stivale.

E quel pezzo di Lombardia dietro "Sant’Austinu", prima all’inizio degli anni Venti, si chiamò Società Elettrotecnica Palermitana, fondata con capitali in prevalenza tedeschi, e poi, dal 1928, SGES - Società Generale Elettrica della Sicilia.

La SGES era un gigante dell’industria siciliana, tanto che esportava energia elettrica anche all’Italia continentale. Realizzò in zona numerosi laghi artificiali, ancora oggi esistenti, che erano e sono dei capolavori di ingegneria idraulica.

Alcamo era una piccola capitale della SGES di cui Apostolo era uno degli azionisti di rilievo. Lavorare alla SGES negli anni che vanno dal 1928 al 1963, prima che la SGES venisse acquisita dall’Enel in seguito alla nazionalizzazione dell’industria elettrica decisa dal primo governo di centrosinistra, ed in particolare da Nenni, leader del Partito Socialista, per i giovani operai alcamesi duramente sfruttati dai padroncini, era un sogno, un vero miraggio.

La SGES era una sorta di comunità familiare allargata. Si lavorava sodo sotto l’efficiente ma bonaria direzione del ragioniere Peppino Culmone Naselli, già tra i primi Ufficiali del Genio Trasmissioni del Regio Esercito. Era l’unica azienda che ad Alcamo, e in provincia di Trapani, aveva una Cassa Malattie e dove si prendevano le ferie, insomma un pezzo di Padania in terra sicula.

L’Officina Elettrica, poi scelleratamente demolita dall’Enel negli anni Settanta, era un capolavoro di edilizia industriale del Novecento. Al cortile si accedeva dalla via odierna via Officina Elettrica alla cui terminazione era posto un elegante chalet di stile alpino che alla base aveva un grande portone simile all’accesso di un castello.

Sull’atrio si affacciavano i vari uffici, gli enormi magazzini e le varie officine. Era un mondo dove ciascun operaio aveva un ruolo ben preciso e quasi tutti gli operai erano specializzati.

Fare entrare un figlio all’Officina Elettrica era il sogno di ogni madre alcamese del ceto popolare: nonostante i tempi non c’era sfruttamento, non c’era violenza, c’era rispetto e vigeva una sorta di credo religioso nel lavoro industriale dove l’utenza era al primo posto.

Giuseppe Apostolo fu addolcito dal clima siciliano e dall’apparentemente burbera, ma generosa, umanità del suo braccio destro, quel Culmone Naselli che spesso anticipava di soppiatto gli stipendi a chi era in difficoltà.

Alcuni di quei ragazzi fecero carriera in Enel e qualcuno arrivò molto in alto nelle gerarchi aziendali.

Oggi quei ragazzi di allora sono quasi tutti morti, ma tutti hanno scritto una bellissima pagina di storia industriale della Sicilia.

Il vecchio ragioniere Culmone quasi novantenne ricordava ancora con orgoglio che anche durante la Seconda Guerra Mondiale ad Alcamo la luce elettrica non mancò mai e che se in una notte d’inverno cadeva un palo in una zona impervia della valle del Belice, degli operai alcamesi della SGES in poche ore rimettavano tutto a posto. E si era negli anni Trenta-Quaranta.

Da queste pagine lanciamo un appello all’Enel ed a tutte le famiglie degli eroici e baldanzosi componenti di quella bella e antica famiglia che fu l’Officina Elettrica: salviamo la memoria dell’Alcamo di quel tempo. Tiriamo fuori dagli archivi e dai cassetti le vecchie foto ingiallite, come ha fatto il signor Baldassare Accardo che ringraziamo. Raduniamo tutto questo materiale ed evitiamo che l’oblio seppellisca questa bella pagina di storia industriale siciliana.

Il ricordo di quei fantastici ragazzi lo merita.

Luigi Culmone