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06/09/2015 09:51:00

Beni confiscati alla mafia, in un anno ne sono stati consegnati più di 3000

  Circa 3.350 beni confiscati alla mafia che sono stati consegnati in un anno contro i 600 all' anno degli anni precedenti. Per il direttore dell' Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, Umberto Postiglione, un risultato che può segnare una svolta nella gestione dei tanti immobili sottratti ai boss. «Abbiamo gestito l' Agenzia in maniera più aggressiva e significativa. Sono arrivato in un momento in cui tutto era fermo. Abbiamo avviato la riorganizzazione, oggi siamo 99 unità in cinque sedi, e moltiplicato, rispetto alla media degli ultimi trent' anni, il numero delle consegne», dice Postiglione durante il suo intervento di chiusura alla seconda edizione della «Summer School 2015 - per amministratori giudiziari di aziende sottratte alla criminalità organizzata» che si è svolta a Castelbuono.

«Stiamo cercando di costruire una serie di reti di rapporti per trovare le soluzioni giuste - ha aggiunto - e i percorsi necessari per andare avanti. La serietà, la concretezza, la praticabilità delle norme devono diventare la quotidianità», ha aggiunto.

I conflitti fra gli organi dello Stato Ma, sempre secondo Postiglione, qualcosa non va: «Credo che la nostra società soffra di una malattia autoimmune perchè, spesso e volentieri, avvengono situazioni che vedono parti dello Stato promuovere azioni contro altre parti dello Stato, senza prima avere tentato di comprendersi. Dovremmo evitare di attaccarci tra di noi, di condannarci e dovremmo invece avviare delle soluzioni condivise.

Nella gestione dei beni confiscati, durante la fase di sequestro - ha aggiunto - si possono verificare delle situazioni di conflitto tra istituzioni, enti gestori e parti sociali, una fase delicata perchè si determinano le condizioni per la sopravvivenza dell' azienda».

Collaborazione tra aziende sequestrate Ma durante il «Summer School 2015», organizzata dall' Ordine dei Dottori commercialisti di Palermo, dal Dems, dalla Fondazione Progetto Legalità onlus, e dal Club Dieci Mine, si è anche parlato di economie criminali, infiltrazioni mafiose nei mercati e della gestione delle imprese sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Tema caro a Umberto Postiglione: «Stiamo pensando di avviare una sorta di convergenza tra le diverse attività delle aziende, così da farle collaborare tra loro. Ciò, potrebbe creare nuovi spazi di mercato, di collaborazione tra imprese e nuovi serbatoi di occupazione».
D' altra parte la strada dei sequestri resta ancora l' arma vincente contro i boss, come sottolinea il condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi: «Giusto parlare di sequestri e confische per due ragioni. La prima, perché i mafiosi temono gli espropri più di quanto non temano il carcere, quindi è un' arma di contrasto efficace, anzi la più efficace. La seconda èche, mentre i mafiosi passano dalla libertà al carcere, le ricchezze mafiose restano e condizionano l' economia legale la quale, peraltro non solo in Sicilia, cede progressivamente all' illecito e al crimine. Non dimentichiamo che noi oggi abbiamo quattro regioni economicamente importanti (Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia) dove la criminalità si è insediata e tende ad espandersi».

Beni confiscati, quindi la pubblica amministrazione deve avviare un rapporto diverso con la stampa, perchè tutte le istituzioni devono cambiare il proprio linguaggio per dare maggiori informazioni. Il lavoro del prefetto - ha concluso - è di mediazione e sinergia con i magistrati, così da avviare l' incontro tra legalità, occupazione e salvaguardia dell' impresa».

«La restituzione alla società civile dei beni confiscati alla mafia è necessaria e deve avvenire in tempi molto più rapidi», ha sottolineato Francesco Greco, presidente dell' Ordine degli Avvocati di Palermo.

Al corso hanno partecipato oltre venti corsisti e alcune delle maggiori personalità del settore. La scuola di formazione, con sei tavole rotonde sul mondo dei beni confiscati, è stata organizzata da Fabrizio Esche ri, presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Palermo, da Carmelo Provenzano della London School e da Alessandro Scimeca, amministratore giudiziario dell'Abbazia Santa Anastasia.