Emergenza rifiuti in Sicilia, è sempre più un affare per la mafia. Lo certifica anche la Direzione Investigativa Antimafia nella sua relazione finale del 2014. Secondo la Dia l’emergenza rifiuti in Sicilia ha creato «l’habitat ideale» per le infiltrazioni mafiose, per la gestione di fondi pubblici, le discariche abusive, il traffico di rifiuti. Ironia della sorte, proprio ieri è stato arrestato il sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, Salvatore Bucolo, con l’accusa di aver fatto parte di un comitato d’affari che lucrava sulla discarica. In carcere anchel’ex senatore Lorenzo Piccioni, fra gli amministratori del sito.
Gli investigatori e i magistrati della Dia parlano di "contaminazione" da parte dei comitati d'affari che crescono nella zona grigia della mafia: «Quei comitati— denuncia la Dia— sono cresciuti oltre misura per l’insorgenza o il protrarsi di situazioni emergenziali, con eventuali deroghe alle procedure ordinarie perl’aggiudicazione delle gare». L’emergenza rifiuti per la Sicilia, «è stato l’habitat ideale— scrive la Direzione investigativa antimafia — per infiltrare il sistema economico produttivo». La Dia spiega che i boss sono sempre pronti ad «accaparrarsi le incentivazioni economiche connesse alla tutela dell’ecosistema».
Proprio ieri l’ex senatore di Forza Italia Lorenzo Piccioni è finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta sulla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina. Tra gli arrestati anche il sindaco del paese siciliano, Salvatore Bucolo L’inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto riguarda i reati ipotizzati sono corruzione e peculato. Altri due provvedimenti di custodia cautelare sono destinati a amministratori della Tirrenoambiente, società che gestisce l’impianto, Giuseppino Innocenti, Giuseppe Antonioli. Piccioni, originario di Soresina (in provincia di Cremona) ma residente a Vercelli, è stato parlamentare per 4 legislature (oltre che sindaco di San Giacomo Vercellese): è un imprenditore e nella sua lunga carriera si è occupato di movimento terra, ma anche di smaltimento di rifiuti e altri servizi ambientali.
A palazzo Madama fino al 14 marzo 2013, Piccioni è stato anche membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite. Il primo cittadino e Innocenti si trovano in carcere, mentre per Antonioli e Piccioni sono stati disposti gli arresti domiciliari. Il gip ha anche ordinato il sequestro preventivo per equivalente delle disponibilità finanziarie e dei beni mobili ed immobili, per un valore di 3 milioni e 483.572 euro, dei quattro arrestati e di un altro amministratore delegato pro tempore della Tirrenoambiente, Antonio Crisafulli, a sua volta indagato per peculato e corruzione.
Le indagini si sono concentrate sulle modalità di riscossione per le opere di mitigazione ambientale che viene pagata dai comuni e riscossa da Tirrenoambiente che dovrebbe poi versarla entro 30 giorni agli stessi enti pubblici. Gli ex amministratori Piccioni, Antonioli e Innocenti però avrebbero omesso di versare al comune di Mazzarra Sant’Andrea due milioni e ottocento mila euro di cui circa un milione e cinquecento mila euro oggetto di un indebito accordo transattivo con il comune. Secondo gli investigatori Tirrenoambiente ha rideterminato le tariffe di mitigazione ambientale riducendola del 50 percento e causando al Comune di Mazzarrà Sant’Andrea un danno patrimoniale di 12 milioni di euro. L’accusa per il sindaco Bucolo è di aver intascato una tangente di 33 mila euro raggirando il parroco della chiesa di Mazzarrà. In pratica faceva richiedere al prelato somme a Tirreno Ambiente per feste per la parrocchia ma poi era il primo cittadino, secondo i magistrati, ad intascare parte dei soldi.
Proprio un mese e mezzo fa aveva concluso il suo lavoro la commissione prefettizia che doveva accertare eventuali condizionamenti mafiosi nei confronti dell’amministrazione comunale. Secondo le indiscrezioni raccolte dai giornali locali la commissione è orientata a proporre lo scioglimento del Comune. Non è peraltro la prima inchiesta che si concentra su presunti illeciti in relazione alla discarica di Mazzarrà. Nella primavera scorsa finirono in carcere in 22. Tra loro c’era anche il fratello del sindaco, Angelo Bucolo, considerato dagli inquirenti il grimaldello decisivo per la mafia di Barcellona per incassare il pizzo dai titolari dell’impianto. Bucono, secondo gli investigatori, era uno dei “componenti storici del gruppo mafioso dei Mazzaroti”, famiglia legata alla cosca barcellonese.