Beni confiscati alla mafia e scandali. Ci sono anche le consulenze su due aziende di Trapani sequestrate ad imprenditori vicini alla mafia nelle carte dell'inchiesta della procura di Caltanissetta. Indagine che fa cadere nello scandalo l'antimafia, con l'ipotesi di corruzione nella gestione dei beni confiscati. L'indagine per corruzione, induzione e abuso d’ufficio è stata aperta dalla procura di Caltanissetta e coinvolge direttamente Silvana Saguto, presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, la donna che si occupa della gestione dei patrimoni sottratti ai boss mafiosi. Sono indagati anche l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, uno dei principali amministratori giudiziari della città, e l’ingegnere Lorenzo Caramma, marito della Saguto e collaboratore dello studio di Cappellano Seminara.
E proprio le consulenze di Caramma sono quelli che vengono attenzionati dalla guardia di Finanza. Consulenze per 300 mila euro in 4 anni che sarebbero state assegnate al professionista su incarico di Cappellano Seminara. Tra queste ci sono le consulenze sulla Cogeta e la Palmeri Rocco, entrambe sequestrate a Trapani. La prima prevedeva compensi per 3.000 euro a Caramma, la seconda per 12.480 euro.
La Cogeta, che all'epoca dei fatti contestati era sotto sequestro, apparteneva all'imprenditore Vito Tarantolo, ritenuto al servizio di Cosa nostra e nell'orbita di Matteo Messina Denaro. La Cogeta nelle scorse settimane è stata confiscata, assieme ad altre aziende e beni per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro.
L'indagine patrimoniale è stata condotta dalla divisione anticrimine della questura di Trapani e dalla Guardia di finanza, e ha riguardato l'attivita' dell'imprenditore che, nonostante il suo arrestao nel 1998 nell'ambito dell'operazione "Rino 2", sarebbe rimasto "in contatto con i diversi capisaldi dell'organizzazione mafiosa trapanese e palermitana, da Francesco Pace, capo mafia trapanese succeduto a Virga, a Matteo Messina Denaro sino ai Lo Piccolo".
A Gennaio di quest'anno il sostituto Andrea Tarondo aveva chiesto l'applicazione della sorveglianza speciale. Sono stati confiscati beni immobili, conti correnti, società che operavano nel campo dell'edilizia. Come la Cogeta, in cui Tarantolo ufficialmente non rivestiva alcun ruolo ma era comunque a lui riconducibile. La Cogeta era una delle società più attive dell'impero Tarantolo. Si era aggiudicata diversi appalti pubblici, dal rifacimento del porto di Castellammare del Golfo, alla riqualificazione urbana di Montemaggiore Belsito, aveva ottenuto anche un appalto per la tangenziale di Parma. Il provvedimento di confisca riguarda anche alcuni immobili, come una villa a Favignana. Secondo le indagini Tarantolo negli anni avrebbe ottenuto, soprattutto attraverso la Cogeta, appalti pubblici per un valore complessivo di 50 milioni di euro.
Intanto l'inchiesta sullo scandalo dei beni confiscati si allarga. Sono quattro i magistrati di Palermo indagati. Oltre a Silvana Saguto che ha lasciato il suo incarico sostituita da Mario Fontana,l’inchiesta coinvolge il presidente di Sezione ed ex consigliere togato del Csm, Tommaso Virga, indagato per induzione alla concussione, il sostituto procuratore Dario Scaletta (presunta rivelazione di segreto d’ufficio: avrebbe riferito a Saguto notizie riservate sulle indagini in corso a Caltanissetta) e Lorenzo Chiaromonte, giudice della Sezione diretta dalla Saguto (abuso d’ufficio).
Se ne va anche il giudice Chiaramonte. Lo comunica in una nota il presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale, che «preso atto della disponibilità di Lorenzo Chiaramonte, giudice della sezione Misure di prevenzione, a essere destinato ad altra sezione del Tribunale, ha designato al posto di Chiaramonte, Luigi Petrucci, finora gip, dando esecuzione immediata al provvedimento».
Chiaromonte è indagato per abuso d’ufficio, nell’ambito dell’indagine che ha coinvolto l’ex presidente delle Misure di Prevenzione, Silvana Saguto,indagata anche per corruzione. Chiaromonte non si sarebbe astenuto in occasione dell’incarico di amministratore di beni sequestrati a una persona a lui molto vicina.
«Questa determinazione – prosegue Di Vitale – intende tempestivamente garantire la continuità e la piena funzionalità di un organo giudicante, da anni centrale nella strategia di contrasto dello Stato alla criminalità mafiosa.Il provvedimento mira, altresì, ad agevolare i doverosi accertamenti in corso che potranno svolgersi in un clima di serenità idoneo a favorire i più dettagliati approfondimenti».
Il presidente del Tribunale, che aveva già sostituito Saguto con Mario Fontana, ha disposto l’acquisizione d’ufficio degli atti della sezione Misure di prevenzione, chiesti nei mesi passati, ma non arrivati nella loro completezza.
L’inchiesta della Procura di Caltanissetta, riguarda anche altri magistrati. Si tratta, in tutto, di una decina di persone individuate come gli attori di una rete che metteva insieme affari, relazioni di amicizia e legami familiari. Assieme a Silvana Saguto e Lorenzo Chiaramente, i pm nisseni hanno indagato altri due magistrati.
E, oltre all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, sono finiti sotto inchiesta altri due amministratori giudiziari. Si aggiungono al marito e a uno dei figli del giudice. Anche il Csm ha aperto un fascicolo al vaglio della prima sezione, competente per i casi di incompatibilità ambientale e funzionale dei giudici.
Tra i nomi al vaglio dell’organo di controllo della magistratura ci sono anche quelli di Tommaso Virga, che del Csm è stato fino all’anno scorso componente togato, e del pm Dario Scaletta, componente della Direzione distrettuale antimafia e impegnato in una serie di indagini sui tesori di mafia. Il sostituto procuratore è indagato per rivelazione di notizie riservate. Sarebbe stato lui a informare Silvana Saguto delle indagini nei suoi confronti.
Il nome di Tommaso Virga, affiora dalle intercettazioni della Guardia di finanza, come quello del figlio Walter, amministratore dell’impero economico dei Rappa. Un altro caso di scambio di favori, sostengono i pm di Caltanissetta. Tommaso Virga nega di essersi mai interessato a vicende disciplinari nell’interesse di Saguto e si dice pronto a chiarire ogni cosa.
CSM. E’ il laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin il relatore al Csm del fascicolo che è stato aperto sui magistrati di Palermo coinvolti nell’inchiesta della procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia e che vede al centro dell’attenzione Silvana Saguto, presidente dimissionaria della sezione Misure di prevenzione del tribunale. Il fascicolo è stato assegnato alla Prima Commissione di Palazzo dei marescialli, che già in settimana potrebbe decidere le prime iniziative. E’ prassi che il primo atto della Commissione sia in genere la richiesta di una relazione ai vertici degli uffici giudiziari, che hanno compiti di vigilanza sui magistrati del distretto: il presidente della Corte d’appello e il Procuratore generale. Solo dopo solitamente si valuta se disporre delle audizioni.
POSTIGLIONE. “Se ci saranno provvedimenti da prendere” nei confronti di amministratori di beni confiscati infedeli, “li prenderemo sicuramente”. Umberto Postiglione, a capo dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati e sequestrati alle mafie, assicura che l’Agenzia “è pronta a esaminare” quanto emergerà dall’inchiesta nissena sulla gestione dei beni confiscati da parte del tribunale di Palermo