“La classe politica che ci governa e che da anni interviene in maniera insufficiente per superare la crisi che colpisce il settore delle opere pubbliche probabilmente si è convinta che, dopo centinaia di chiusure e decine di migliaia di licenziamenti, siamo già tutti morti. Infatti continua incurante a definanziare infrastrutture vitali per l’economia della Sicilia e ad usare quei fondi per tappare falle di bilancio e per foraggiare spese assistenziali. Il risultato è solo quello di garantirsi la sopravvivenza e il consenso elettorale a scapito dello sviluppo produttivo e del benessere di milioni di siciliani”.
Lo afferma Santo Cutrone, presidente facente funzioni di Ance Sicilia, che osserva: “Ad esempio, per la terza volta in due anni sono state sottratte risorse al completamento della dorsale Nord-Sud sempre per lo stesso motivo e con la promessa, mai mantenuta, di rifinanziare quei lotti successivamente. Se oggi il collegamento S. Stefano di Camastra-Gela fosse stato completato almeno nella tratta fino all’A19, oggi l’intera Sicilia non subirebbe i pesanti disagi provocati dal crollo del viadotto Himera che ha tagliato in due l’Isola”.
“In compenso – incalza Cutrone – questa classe politica dorme sonni tranquilli, paga di avere soddisfatto la famelica richiesta di sussidio da parte di certe categorie sociali che, a loro volta, rispondono con il voto a chi garantisce questi privilegi”.
“La classe politica – ammonisce Cutrone – che uccide lo sviluppo della nostra Isola credo faccia male i propri conti. Sappia che noi, per fortuna, siamo ancora tutti vivi e che da soli, con i centomila edili licenziati, nel confronto istituzionale così come alle urne pesiamo più di tutte queste categorie messe insieme. Sebbene non gridiamo e non sfasciamo le piazze, il nostro silenzio non significa che siamo disposti a tollerare ancora questa vergogna”.